giovedì 19 giugno 2008

Il male minore

Capita di sentire, o usare, l'espressione "Scegliere il male minore" o qualcosa del genere. In generale, in questi casi si deve scegliere tra due o più opzioni quale sia la meno dannosa, o si deve esprimere una preferenza tra due situazioni entrambe negative.
In questi giorni, quest'espressione mi è tornata in mente quando mi sono ritrovato a chiedermi cosa sia meglio (o comunque, il meno peggio... il male minore, per l'appunto) tra l'essere stupidi e l'essere cattivi. In realtà, forse sarebbe meglio chiamare le cose con il loro nome: coglioni e stronzi.

Il problema si ricollega alla "guerra" in cui sono coinvolto ultimamente: dopo la Battaglia di Bellaria, un nuovo scontro è in corso... chiamiamola pure la Battaglia di Bologna e Saragozza.
Alleati, che non avevo cercato e che si erano schierati di loro sponte, ora si trovano in campo aperto e la battaglia infuria più che mai.
Dispiace un po', in un modo particolare e surreale, non essere più in prima linea, ma l'attacco che il "nemico" sta portando è tanto deciso e fitto che sembra assorbie quasi completamente le sue risorse, anche se, dall'idea che mi sono fatto di loro, sono praticamente certo che piccole azioni di soppiatto siano comunque in corso ai danni dei loro altri avversari, me compreso.
Spiace, due volte di più, che altri si trovino coinvolti nello scontro soprattuto perchè, al di là dei motivo che i nemici hanno contro di loro nello specifico, almeno in parte è anche colpa dello schieramento che hanno scelto.
Resta che c'è una cosa che mi rincuora: tra gli "assaliti" ci sono ufficiali determinati e pronti a dare battaglia fino all'ultimo uomo.

La cosa che più mi sconcerta, comunque, è che per l'ennesima volta, il bersaglio del nemico è qualcuno che avrebbe un suo valore intrinseco non trascurabile, da cui la domanda prima che poi genera tutte le altre considerazioni: si rendono conto che si stanno procurando (o almeno ci stanno provando con ostinazione sconcertante) del danno da soli?
Se non se ne rendono conto, agendo mossi dal sacro fuoco di convinzioni incrollabili ed assunti dogmatici, rientrano nella categoria dei coglioni.
Se se ne rendono conto, agendo nonostante questo e mossi da un preciso calcolo ed una decente pianificazione, rientrano nella categoria degli stronzi.
Cosa sia meno peggio è veramente dura deciderlo, però...

Secondo alcuni, gli idioti, agendo senza una reale comprensione delle conseguenze di quello che fanno, vanno perdonati: le loro azioni vanno al di là del bene e del male visto che gli idioti agiscono sulla base di altri fattori ed a causa di una loro intrinseca incapacità di pianificare scientemente quello che fanno. La loro natura li spinge ad un'azione dalle conseguenze a loro ignote, e di cui si curano poco o nulla, per cui è la loro natura, caso mai, l'unica che si può biasimare.
Personalmente, io non condivido questa visione delle cose: per me sono molto meno peggio i "malvagi" che non i cretini.
L'assunto primo, di chi dice che gli idioti sono meno peggio, è che l'idiozia sia un fattore connaturato alla persona e che sia la sua stessa natura a fargli commettere certi atti... questo però implica che all'idiozia non v'è rimedio, visto che la natura di una persona non può essere drasticamente cambiata: si può cambiarne il modo di pensare, ma non si può cambiare il modo di essere più profondo.
Per questo motivo, preferisco scegliere la cattiveria, il male, come movente per certe azioni: chi le compie mantiene integra la sua dignità.
La persona può commettere un atto di perfidia, di cattiveria, di "stronzagine", ma lo fa perchè persegue uno scopo, un piano, un progetto cui si dedica con determinazione e caparbietà. Chi persegue un piano può cambiarlo, e magari, da qualche parte, ha già previsto i danni che provoca ed ha valutato che il gioco vale la candela. Posso non condividere la sua visione delle cose, posso non apprezzare, comprendere o accettare gli aspetti strategici del suo piano d'azione, ma almeno tutto quanto è sostenuto da decisioni e progetti, da coscienti e consapevoli valutazioni.

Se c'è un piano se ne può discutere, ma se c'è la stupidità, non c'è rimedio.

Parafrasando un proverbio...
Dagli idioti mi guardi Iddio che dai malvagi mi guardo io.

mercoledì 18 giugno 2008

Plantae et circenses

Domenica sono andato a Genova in giornata, giusto per non perdere le buone vecchie abitudini, e facendo un giro alla Fiumara con Fhede siamo entrati da Sanguinetti (un posto che definire una cartoleria è decisamente riduttivo). Mentre giravamo per gli scaffali, ci siamo imbattuti in un espositore di vasetti con, ognuno, un fagiolo con su scritto qualcosa. "Coltiva un pensiero", il nome del prodotto, che una volta piantato ed adeguatamente annaffiato, produce una pianta di fagioli con la scritta che era sul fagiolo riportata su un paio di "foglie".
Non riuscivo a spiegarmi come una semplice incisione e colorazione del fagiolo potesse avere un'effetto del genere, e mi sono messo a fare delle ricerche (lo so, è assurdo farsi domande del genere, ma d'altronde...) scoprendo così che il fagiolo è una pianta che viola il primo principio che ti insegnano quando ti spiegano come crescono le piante alle elementari: il fagiolo (seme), quando genera le radici verso il basso, viene portato dalla crescita di queste al di fuori del terreno (invece che starsene sotto terra e sviluppare radici verso il basso e pianta verso la superficie) per poi "schiudersi" definitivamente e far sviluppare la pianta anche verso l'alto, dove cercherà appoggi da buon rampicante qual'è. Ecco quindi svelato l'arcano: il fagiolo cresciuto riporta la scritta sulle "foglie" perchè quelle foglie altro non sono che il fagiolo-seme che era stato scritto...

Fin qui, una bella scoperta che si potrebbe tranquillamente classificare tra le cose inutili di cui la mia testa straborda, se non fosse che, mentre cercavo informazioni sulla cosa, mi sono imbattuto in un'altra cosa altrettanto bizzarra e che sembra vada di moda (mah...): portachiavi-minipianta.
Si tratta, in pratica, di piccoli cilindretti trasparenti al cui interno si trova una minuscola pianticella con un'infima quantità di terriccio. A quanto pare, il cilindretto ha dei fori tramite i quali si può annaffiare la piantina (si poggia in un piattino d'acqua per qualche minuto al dì) fino a che non viene il momento di travarsa in un vaso più grande e lasciarla libera di crescere alla piena dignità di quella pianta grassa che è (infatti non è un bonsai: nasce con l'obiettivo di crescere tranquillamente).
Nulla di sconvolgente dal punto di vista "tecnico", in fin dei conti è tutto sommato quello che mia madre fa regolarmente quando si procura un rametto di una pianta e la fa diventare una pianta completa (da qualcuno devo non aver ereditato il pollice verde), è curiosa l'idea del portachiavi, ma che ci sia un decente tasso di sopravvivenza delle piantine non mi stupirebbe: si tratta di piante grasse, roba tosta che non si fa mica tanti problemi.

Il fantastico mondo delle piante e dei fiori, alla fine, ritorna anche nella cronaca, più o meno direttamente, sia a livello nazionale che a livello locale.

A livello locale perchè hanno cominciato a circolare le prime simulazioni su come l'architetto Botta propone di ripensare Piazza Roma, sostituendo il piazzale adibito a parcheggio con un'isola pedonale verde... In pratica un bel prato, di fronte all'Accademia, dove il monumento a Menotti si innalzi sulla distesa erbosa e dove (se i necessari accordi arriveranno a compimento) i cadetti si esibiscano, un paio di volte al giorno, in un cambio della guardia.
Ah, ed ovviamente, annesso sito archeologico per visionare le mura romane che hanno ritrovato un paio d'anni fa.
L'idea non mi dispiace, e sinceramente, questo architetto svizzero potrebbe anche candidarsi ad un avvicinamento, nelle mie (non numerose) simpatie relative agli archietti moderni/contemporanei, a Lloyd Wright.

Per quanto riguarda le piante che tornano a livello di cronaca nazionale... beh ci tornano perchè su tutte le prime pagine non si fa altro che parlare di Olanda da un paio di giorni. Non per questioni di politica internazionale, ovviamente, ma per semplici motivi calcistici.
Sia chiaro, io non sono uno che segue regolarmente il calcio (anzi seguo poco gli sport in generale, anche se non disdegno un gran premio di Formula1 o del Motomondiale), ma la nazionale la seguo. Ovviamente, anche se poi forse tanto ovvio non è, cerco di ricordarmi che non sono un esperto di calcio e che quelli che si improvvisano CT da bar sono piuttosto molesti, ma è inevitabile che, qualche commento, scappi anche a me.
Tutti non fanno altro che parlare della bella prestazione della nostra nazionale di ieri (che ha mandato a casuccia loro i cugini transalpini guidati da quel simpaticone di Domenech) e della lezione di correttezza data dalla non-biscottara Olanda.
Della nazionale dei paesi bassi, se devo essere sincero, ho apprezzato il gioco, la velocità e l'impressionante colpo d'occhio che i suoi tifosi sanno generare in uno stadio. Sarà che il colore delle maglie (che, tra l'altro, mi sembra cambi piuttosto di rado rimanendo sempre della stessa tonalità di arancio e con sempre pochi fronzoli) aiuta, ma sanno essere veramente una marea arancione, tutti uniformi e tutti compatti... I nostri supporter sono molto più variegati (con una maglia della nazionale nuova ogni anno o due, mi stupirei del contrario) e per questo molto meno "notevoli".
Al di là dell'impressione ottica, comunque, mi è piaciuta anche la nostra nazionale, ieri sera, che finalmente ha messo più testa, cuore e gambe in quello che faceva. Spiace per Toni, ancora a digiuno di goal nonostante abbia meritato, ma fa tanto piacere per Donadoni... Riuscirà a non essere più costantemente a rischio, ora che ha passato il primo turno?
Ovviamente no, ma in fin dei conti ci sta: noi italiani siamo così (purtroppo) ed i nostri giornalisti sportivi non potrebbero essere da meno.

Una cosa molto interessante da notare è che i notiziari, bene o male, sono chiusi per Europei: le notizie su quello che accade nel mondo ed in casa nostra (con il nostro innefabile premier, ed i suoi side-kick di governo, che ne combina una meglio dell'altra ogni giorno) filtrano a mala pena tra i commenti degli esperti della palla pezzata.
Per carità, ci sta tutto: qualche buona notizia dal rettangolo erboso è sicuramente meglio che qualche brutta notizia dall'emiciclo parlamentare... Sinceramente, chi si lamenta per come sono strutturati i TG ed i giornali, forse, dovrebbe ricordare dove sta... e chiedersi se altrove non è la stessa cosa.
Alla vigilia del "derby" Francia - Italia, il Cavaliere ed il Sarcò hanno lanciato, ognuno a casa sua, alcune belle trovate, probabilmente certi che l'attenzione di tutti fosse presa da altro (e anche certi di avere i numeri parlamentari per fare un po' quello che gli pare...), quindi viene da pensare, ancora una volta, che alla fine tutto il mondo è paese.
I politicanti, un po' ovunque, lo sanno come funziona e sanno bene che, in fin dei conti, siamo tutti un po' antichi romani: all'epoca dei cesari ci si distraeva, per dirla con Giovenale, con "Panem et circenses"... Ora che il pane costa troppo, ci accontentiamo dei "circenses"... E poco importa chi è l'imperatore sulle monete...

mercoledì 11 giugno 2008

Il creativo creatore

Io sono un giocatore e cerco di essere anche un creativo.

Chi mi conosce, sa che se c'è una cosa che faccio e che per me è vitale, più o meno come respirare, è giocare.
Certo, questo non mi fa apparire come una persona seria, specie man mano che l'età aumenta, ma io non ho mai preteso di essere una persona "per bene". Anzi, a dirla un po' tutta, le persone "per bene" a volte mi spaventano anche un po'... ed il più delle volte sono quelle che mi sembrano meno "normali" (ammesso che questo aggettivo, applicato alle persone, abbia mai avuto o sia destinato mai ad avere un senso).

Comunque sia, io sono un giocatore e cerco anche di essere un creativo, sia nel senso che i giochi mi piace anche crearli, sia nel senso che, soprattutto quando gioco di ruolo, mi piace trasformare le mie idee in vicende narrative.
C'è poi da dire, che creare vicende e ambientazioni, bene o male, è un po' il pane quotidiano di un master di gioco di ruolo... resta che da ieri sera, in una parte della mia testa, si è messo alla scrivania un omino che sta cominciando a lavorare a cartine, schemi e tabelle.

Con il gruppo di amici con cui gioco di ruolo il martedì, infatti, è venuta fuori l'idea, per quando avranno completato l'avventura del gioco di ruolo dei Manga che gli sto facendo giocare, di provare a passare ad un'ambientazione fantasy... e di provare ad adottare come sistema di gioco una versione fantasy del sistema ALEA (Apparato Ludico Extra Ambientazione) di cui sono uno degli autori.
La trasposizione fantasy del sistema è un'idea che è venuta fuori qualche mese fa, parlando tra di noi autori alla scorsa Reunion, ed ora come ora, nonostante sia al lavoro per la realizzazione del secondo manuale dell'ALEA:EST (che speriamo di far uscire per i primi di novembre a Lucca Comics & Games) e dello Schermo del GR (lo schermo del master che contiamo di far uscire per Play a Modena a fine settembre), una parte delle mie risorse creative si è già incanalata sulla strutturazione e regolamentazione di quegli aspetti del gioco che, praticamente indispensabili in un'ambientazione fantasy, non erano state integrate nella prima ambientazione (la Espansione Star Trek della prima serie di manuali già in circolazione).

Vedremo che cosa ne viene fuori, ma visto che sono fermamente convinto che il sistema che abbiamo creato sia ben strutturato e "robusto", sono ottimista sul fatto che le versioni concepite per ambientazioni differenti non possano essere affatto male.

domenica 8 giugno 2008

Il Grande Fratello ti osserva!

Londra, 4 aprile 1984
Erm, no, il luogo è giusto ma non la data...

La notizia l'ho sentita oggi al TG2 all'ora di pranzo: a Londra ed in tutta l'Inghilterra, le telecamere per la sorveglianza crescono come funghi, tanto che nella capitale si stima ci sia una telecamera ogni, circa, 14 abitanti.
In alcune parti del paese, sono state installate delle telecamere equipaggiate con altoparlanti e collegate con le centrali dove vengono monitorate, tanto che se qualcuno viene sorpreso a commettere qualche cosa di sbagliato (andare in bici in una pedonale, gettare a terra una cartaccia e cose del genere...) una voce dall'alto lo richiama all'ordine.
Certo, sempre più crimini vengono risolti grazie alle telecamere di sorveglianza, ma il nostro amico baffino (il buon Grande Fratello di orwelliana memoria) ogni giorno si fa più presente, più pronto a tappezzare il mondo con i suoi manifesti "Il Grande Fratello ti osserva".

Ovviamente, c'è una sorta di ironico senso poetico nel fatto che il paese più "osservato" sia proprio l'Inghilterra, quella "Pista Prima" che Orwell aveva messo al centro del suo romanzo praticamente 50 anni fa (il romanzo è da tutti riconosciuto come un'opera datata 1948, anche perchè la data in cui si svolge è strettamente legata a quella in cui è stato scritto, ma è stato pubblicato nel 1949, almeno secondo la buona vecchia Wikipedia).
E' altrettanto ironico che (come non ha mancato di far notare l'inviato da Londra del TG) nel circondario della casa dove Orwell visse ci siano 32 telecamere.

C'è solo una cosa che rende il quadro meno perfetto: i laburisti sono in crisi nella bianca Albione... Peccato: con il Partito strettamente al comando, ed il SocIng (Socialismo Inglese) dottrina politica dominante, sarebbe stato molto più divertente, ma va bene anche così.

Da quello che ho capito, comunque, gli inglesi (presente? gli inventori del concetto di privacy...) non sembrano avere particolari preoccupazioni per la piega che stanno prendendo le cose: i vantaggi che l'osservazione continua porta, in termini di ordine pubblico e sicurezza, sono per ora ancora tali da non far gridare allo scandalo e non far paventare la violazione del sacro diritto a farsi i fatti propri.

Che cosa curiosa: da noi, dove la cultura della privacy è ancora giovane (e le norme relative sono scarse, male organizzare e peggio ancora attuate), qualcuno già fa tintinnare le manette in faccia ai giudici che usano le intercettazioni nelle indagini... e lo fa parlando alla gente di Confindustria (con un mezzo fiasco di battuta: dopo aver premesso che, nelle piazze della recente campagna elettorale, sempre chiedeva che si alzassero le mani di chi temeva, ogni volta che telefonava, che qualcuno lo stesse spiando e nugoli di mani si levavano al cielo, ha ripetuto il test con gli industriali, convinto che l'intera platea avrebbe seguito l'esempio dei cittadini comuni... peccato che le mani alzatesi fossero pochissime...), quando, nel giro di poche ore, alleati ed avversari criticano l'idea.

Ma in fin dei conti, se l'Inghilterra è ancora (già?) al 1984, noi forse siamo un po' fuori linea con i tempi, tutto qui...

giovedì 5 giugno 2008

Arancio vs Blu: 7 - 7

E' ANDATAAAAAAAAA!!!

Il mio primo match, il saggio del primo anno di Impropongo di Modena, è andato!
Voglio bene a tutto e tutti... alle tavole di quel palco, alle luci, alle musichette, al caldo di ieri sera, al pubblico che rideva ed ad ogni singolo istante di quelle bellissimi e terribile ore prima, durante e dopo.

Voglio bene ad ognuno degli Arancio, la squadra di cui mi sono trovato ad essere capitano (ed ancora non ho capito come o perchè... ma certi misteri è meglio non indagarli troppo): Simone, Francesco, Micol, Barbara e la mia vice-capitana Eleonora, nonchè nostra coreografa degli stacchetti (troppo brava perchè l'orso scoordinato che c'è in me riuscisse a tenere il tempo con il resto della squadra).
E voglio bene a tutti i Blu, che sono fratelli e compagni d'avventure prima che avversari in gara: Antonio, Cesare, Gianpiero, Carlotta, Silvia, il vice-capitano Simone e la mia parigrado Patrizia.
E voglio bene ai nostri insegnanti per tutto l'anno di corso, nonchè coach (Federica ed il sommo Roberto) e arbitro (Marco).

Ogni momento della giornata di ieri vale come mille... un milione... un'infinità di giornate ordinarie. Ogni momento di quella giornata straordinaria trascende il fatto di potersi esprimere a parole e, nonostante solo ieri ci fossero momenti che apparivano terribili, come la tensione nel pomeriggio prima di arrivare sul posto, oggi quei momenti sono qualcosa cui non rinuncerei per nulla al mondo.
La tensione dell'intera giornata, che cresceva ad ogni minuto, l'arrivo a La Tenda, la vestizione, l'allestimento della sala, la predisposizione delle squadre e l'identificazione dei capitani, la distribuzione delle maglie, il primo riscaldamento, l'attesa con il momento "poetico" e quello "catartico" e poi la chiamata sul palco, il riscaldamento (con la "Cartolina" di Monopoli, la "Copertina" di "The dark side of the moon" e la "Locandina" di "Ritorno al Futuro" seguite dalle Montagne russe) e poi di nuovo lo spogliatoio e la presentazione delle squadre con il via alla gara.

Della sfida in sè e per sè riscordo relativamente i particolari... bene o male riesco a ricostruire quasi tutti i temi ed i generi delle improvvisazioni fatte, ma se devo dire in che ordine erano...
Sì, so che siamo partiti con una mista libera e che siamo arrivati alla mista con gli esercizi di stile e che grosso modo dovremmo aver fatto
- mista libera "La ronda delle casalinghe"
- mista libera "Gli angeli del valzer"
- mista libera "La vita segreta del lattaio"
- mista buzzer "La locanda degli imboscati"
- comparata libera "Pezzi mancanti"
- comparata libera con tema imposto dal coach avversario (e vigliacco se mi ricordo il nostro o il loro...)
- comparata (Telecronaca sportiva per gli Arancio e Documentario scientifico per i Blu) "L'imbarazzo della scelta"
- comparata tempo a scalare "Cenerentola" per gli Arancio e "Biancaneve" per i Blu
- comparata (Teatro per Bambini per gli Arancio e Strappalacrime per i Blu) "Rischio calcolato"
- mista con cambio di emozione "Un vernissage particolare"
- mista con tema dopo 2 minuti "Colpo di stato in Patagonia"
- mista con scambio di personaggio "Crisi mistica"
- mista con esercizi di stile ("Lezioni di inglese", "Invecchiata", "Bambini", "Cartoni animati giapponesi") dicuiperòpropriononriescoaricordareiltema...
L'ordine non importa, così come importa relativamente se ho dimenticato qualcosa... quello che importa è che ogni atomo del nostro essere, di tutti e tredici, era energia pura.
Nelle nostre vene scorreva adrenalina con minime tracce di sangue, nei nostri cervelli volavano idee assurde che i nostri corpi hanno messo in scena, le nostre voci erano strumenti dell'assurdo e noi siamo stati, per non saprei neanche di preciso quante ore, divinità che giocano con ogni elemento del mondo, sè stessi compresi.

Le risate, gli applausi, i commenti entusiastici di amici e degli amici degli altri, i fischi dell'arbitro ed il terribile ronzare del buzzer, i consigli dei coach (entrambi), i commenti del maestro di cerimonie (impareggiabile) i nostri gesti, i nostri abbracci, i nostri stessi applausi e le nostre grida per caricarci e per scaricare la tensione... tutto questo è il regalo di Natale che ti arriva a inizio giugno, il colpo di fulmine proprio quando non volevi più avere storie, il premio che vinci ad una gara in cui sei principiante... Tutto questo è il giorno più bello che potessi immaginare, dove tutto è andato bene, tutto (anche quello che abbiamo sbagliato) ha servito allo scopo di far ridere e farci ridere.

Dopo il divertimento dato e ricevuto, quando l'adrenalina cominciava a ritirarsi un po', già ieri sera cominciava a farsi strada un po' di logica e raziocinio: ho dato troppo le spalle al pubblico, ho perso troppo il personaggio negli scambi con Antonio, questo si poteva fare meglio, quello c'era venuto meglio quando lo facevamo a lezione, quell'altro non c'era mai riuscito così bene... ma poco importa: lasciamo la logica da parte ancora per un po'.
Ci sarà tempo per analizzare gli errori e correggersi, ci sarà tempo per dare la caccia alle riprese e, con un gesto di coraggio che difficilmente si potrà fare a cuor leggero, provare a guardare che cosa si è fatto per analizzare le cose sbagliate e che le cose da cambiare, ci sarà tempo e ci sarà anche tutto un secondo anno per migliorare, ed un nuovo saggio dove spaccare, e tanto altro davanti.

Per ora, c'è ieri: troppo bello ed emozionante per non riuscire a cancellare con un colpo netto ogni brutta mail letta, ogni ricordo delle lotte futili e puerili cui sono in mezzo, ogni brutto momento, commento velenoso e malignità ricevuta da altri, da persone che non mi conoscono e che non ammetterebbero che so fare qualcosa di buono neanche ne andasse della loro stessa vita.
Per ora c'è ieri e le risate nostre e del pubblico, e soprattutto l'energia che è lì, che cerca di tornare fuori, che cerca di farsi nuovamente strada, che vuole prendere nuovamente il controllo e trovare uno sfogo in un gesto, in un accento, in un momento di pura follia.
Per ora c'è ieri e le ore stupende, gli amici fantastici, il regalo di ogni risata, di ogni pacca, di ogni lacrima, di ogni salto, di ogni abbraccio, di ogni urlo, di ogni applauso, di ogni incitamento, di ogni consiglio, di ogni fallo, di ogni idea usata, di ogni idea non usata...
Per ora c'è ieri ed una gara pareggiata, sacrosanto così, ed una serie di momenti con amici che non avevi fino a qualche mese fa e che ora non potresti farne a meno perchè sai che sono matti come te e sei un pesce tra altri pesci... una Giraffa tra altre Giraffe...
Per ora c'è ieri e ci sono gli insegnanti cui vorresti poter dedicare un monumento equestre... e ti chiedi se saresti credibile come cavallo e chi potresti tenere in spalle per fare il cavaliere rampante improvvisandoglielo così al volo la prossima volta che li vedi...

Per ora c'è ieri... e ci sarà per sempre...