martedì 16 novembre 2010

Due settimane, sei letti

Sono ormai due settimane che sono in giro per l'Italia più del solito, saltellando da una città all'altra... da una camera d'albergo all'altra... da una casa all'altra... da un letto all'altro.

Fa girare la testa pensarci, ma provo a fare il punto della situazione, ripercorrendo le ultime due settimane di notti passate in giro.
2 e 3 Novembre - San Martino in Passiria, Garni Gurnau (stanza 4)
4 Novembre - Bologna, dalla mia moretta
5 e 6 Novembre - Genova, dalla mia moretta
7 Novembre - Dai miei
8, 9, 10 Novembre - Milano, Hotel Carlyle Brera (stanza 203)
11 Novembre - A casa mia
12, 13, 14 Novembre - Dai miei
15 Novembre - Milano, Hotel Carlyle Brera (stanza 506)

Stamattina, quando mi sono svegliato, ci ho messo un attimo a capire in che direzione fosse il bagno... per fortuna, in quasi tutte le mie sistemazioni, dormo in modo da scendere dal letto dalla stessa parte, altrimenti anche la più semplice delle azioni richiederebbe concentrazione.
Ho fatto anche un rapido calcolo dei chilometri percorsi... Beh, diciamo che ci ho provato e mi sono arreso. Già solo al 5 Novembre sono finito nel pallone: all'alba a Bologna, a mezzogiorno a Milano, al tramonto di nuovo a Bologna, la notte a Genova... decisamente troppo per non perdersi nei conti.

La mia permanenza milanese, poi, mi ha convinto (più di quanto già non fossi convinto) che questa città ha qualcosa di sbagliato: sarò provinciale, ma trovo aberrante che la gente consideri normale rimanere in ufficio più di 10 ore consecutive. Trovo assolutamente incomprensibile come ci si possa lamentare del fatto di aver fatto tardi per l'ennesima volta, magari perdendo un treno che riportava a casa, e non fare attivamente qualcosa, il giorno dopo, per impedire che l'evento si ripeta.
A tratti, certi milanesi mi danno l'impressione di voler potersi lamentare della vita alienante che fanno, e che si autoimpongono. Probabilmente non è neppure colpa loro, semplicemente cascano nel meccanismo per cui se non fai una vita così, e lavori in certi settori, sei fuori posto in questa città.
Assurdamente, per quanto io detesti questo tipo di situazione, il fatto di essere solo in una trasferta di lavoro e sotto scadenze contrattuali mi spinge a fare la stessa vita alienante (con tanto di serata, la settimana scorsa, che mi ha visto lavorare in albergo fin quasi alle quattro del mattino). Spero che il mio sano provincialismo e quella vena fancazzista che alberga in me mi salvi dal diventare uno di questi ultracorpi stakanovisti.

Per adesso, la prospettiva di ancora un giorno a Milano, seguita da una giornata a San Martino ed una in telelavoro a casa mia mi basta per farmi sentire ancora una pallina persa in un flipper... Sperando di non essere colpito troppo forte da uno dei "bumper" della mia nuova vita girovaga...

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