martedì 21 ottobre 2008

Azione, reazione e non curanza...

Capita, a volte, che accadano cose strane nella vita, mia come in quella di chiunque altro. Può capitare, per esempio, di scoprire che qualcuno ha fatto qualcosa e non essere entusiasti della notizia, magari senza un vero motivo concreto se non un leggero fastidio personale.

Solitamente, il primo istinto tende ad essere quello di cominciare a preoccuparsi, a lamentarsi, ad agire per assestare le cose. Viene voglia di fare o disfare, di dire o urlare, di protestare o reagire...
Si prende su e si comincia, ma poi, con il tempo, può capitare di rendersi conto che si sta correndo dietro ad un disturbo senza arrivare da nessuna parte: ci si sta preoccupando per qualcosa su cui non si ha il controllo, ci si ritrova impegnati in azioni che, prima ancora che assestare le cose, mettono fuori posto noi.
A quel punto, ci si rende conto che, fatta una fredda e tranquilla analisi prima di partire, si sarebbe evitato di complicarsi la vita da soli. Certo, analizzare freddamente e lucidamente qualcosa che infastidisce o suscita altre emozioni è complicato, ma può essere molto utile: la lucidità forzata all'inizio evita di fare cose sbagliate poi.

In questi giorni mi sono ritrovato in una situazione di quel tipo... sono stato sul punto di fare qualcosa, di dire qualcosa, ma poi mi sono ricordato del fatto che, in fondo in fondo, per quanto io sia abbastanza impulsivo, so anche essere analitico e razionale.
Analizzato costi e ricavi, sono approdato alla conclusione definitiva: fregarsene, questa volta, è molto meglio che curarsene.
Citando il sommo poeta Dante (Inferno, Canto III) "non ragioniam di lor, ma guarda e passa", ma non mi spiace citare anche i Modena City Ramblers...

"The great song of indifference"

A m'in ceva ste vo ander. A m'in ceva ste't vo fermer.
A m'in ceva ste dis ed no, a m'in ceva gnanc un po'.

A m'in ceva ste ve a murir, eterntant ste ve a durmir.
A m'in ceva ste t'amaz, a m'in ceva un caz.

A m'in ceva d'un panein, gnanca d'un bicer ed vein.
Indo vaghia, indo a soun ste, a m'in ceva ed te.

A m'in ceva di padroun, dal lavor e 'dla disocupazioun,
e anca 'd me c'a soun a spas, a m'in ceva un caz.

A m'in ceva ste fe al masler, Marangoun, giurnaler,
ste impieghe o ste un garzoun, a m'in ceva sti maraun.

A m'in ceva di animel, tant nueter a sam uguel
se te't di c'a sam tot mat, a m'in ceva un caz.

A m'in ceva s'a vin la neva, e dal Pepa c'sa vot c'm'in ceva ,
e 'dla peppa e ragastas, a m'in ceva un caz.

A m'in ceva di guvernant, a m'in ceva dai cantant
e d'Agnelli e'd Berlusoun, a m'in ceva sti maraun.

A m'in ceva ste un mort ed fam,
ste un puvret, un signour o un can.
A m'in ceva d'un brot sciaf, a m'in ceva un caz.

Modena City Ramblers - Riportando tutto a casa (1994)

lunedì 20 ottobre 2008

Overkill

Overkill
From Wikipedia, the free encyclopedia

Overkill is the use of excessive force or action that goes further than is necessary to achieve its goal. For example, using a sledgehammer to crack a hazelnut, or shooting an ant with a rocket launcher would be considered overkill.

Estratto da "http://en.wikipedia.org/wiki/Overkill_(term)"


Overkill è un termine che trovo spesso estremamente efficace... e mi piace anche un sacco come suona!
Riesce mirabilmente a sintetizzare il concetto che vuole trasmettere e che, tristemente, è un difetto sempre più comune.
Perchè utilizzare AutoCAD per disegnare una griglia in un'immagine quando lo puoi fare altrettanto bene con Paint di Windows?
Perchè utilizzare un programma complicatissimo per creare una pagina web Flash quando quello che ti serve è un html statico che potresti scrivere con Notepad?
Perchè utilizzare un database Access per gestire la propria contabilità personale quando puoi fare tutto quello che ti serve con Excel... ed anche con Excel sei in pieno overkill?!?!

Io per primo soffro, informaticamente, di Overkill cronico, ma almeno, il più delle volte, lo faccio consapevolmente: la mia è sempre una scelta dovuta ad un conto.
"D'accordo, oggi potrà essere eccessivo, ma almeno è una cosa facile da fare con cui posso fare un po' di pratica per usare il programma... ed un giorno o l'altro potrebbe anche venirmi buono..."
Non è granchè consolatorio, lo ammetto, ma è pur sempre meglio che niente: almeno se qualcuno mi dovesse mai far notare che ho usato un bazooka per dare la caccia alle mosche potrò dire che è stata una mia scelta consapevole...

Overkill, oltre che una parola sempre più frequente nella mia esistenza, è anche una canzone che non mi dispiace affatto.
Beh, a dirla tutta è non solo "una" canzone: ce ne sono almeno un paio che si intitolano così, ma ce n'è una in particolare che mi piace... Si tratta di "Overkill" dei "Men at work", anche se la versione che mi piace è quella riarrangiata per la colonna sonora di Scrubs e cantata da Colin Hay, il cantante della band.

"Overkill"

I can't get to sleep
I think about the implications
Of diving in too deep
And possibly the complications

Especially at night
I worry over situations
I know I'll be alright
Perhaps it's just imagination

Day after day it reappears
Night after night my heartbeat shows the fear
Ghosts appear and fade away

Alone between the sheets
Only brings exasperation
It's time to walk the streets
Smell the desperation

At least there's pretty lights
And though there's little variation
It nullifies the night from overkill

Day after day it reappears
Night after night my heartbeat shows the fear
Ghosts appear and fade away
Come back another day

I can't get to sleep
I think about the implications
Of diving in too deep
And possibly the complications

Especially at night
I worry over situations
I know I'll be alright
It's just overkill

Day after day it reappears
Night after night my heartbeat shows the fear
Ghosts appear and fade away
Ghosts appear and fade away
Ghosts appear and fade away

Colin Hay - Scrubs OST (2002)

mercoledì 15 ottobre 2008

La voce della pietra

La pietra ha una voce tutta sua.
Parla piano, sussurra con la voce del vento che l'accarezza, e ciò nonostante si fa udire.

Di solito nessuno le risponde, destinata al suo quieto monologo, perpetuo commento al mondo, alla sua fragilità... Il suo continuo mormorare non è per gli organi dell'udito quotidiano, quelli troppo abituati alle voci degli uomini ed ai rumori della loro vita. Capita, però, che a volte la pietra sia nei pressi di alberi e fiori ed erba, ed allora un dialogo c'è ed è incessante: un ciarlare fitto fitto nella brezza che accarezza roccia e fronte o nella pioggia che picchietta pietre e petali e steli.
E' in queste situazioni, quando il dialogo è più intenso, quando il mormorare di vita immobile ed immobile esistenza si fa più intento, che anche gli uomini lo possono sentire.

Le creature fatte di carne e sangue passano accanto ad una statua o una roccia e le loro orecchie ne ignorano le parole, ma i loro occhi trovano quello che c'è da cercare ed il basso vibrare dell'aria percuote la loro anima, facendosi udire oltre l'udito, facendo vibrare, risonante, una corda che c'è dentro ogni vivente.
In alcuni, quella corda è più sensibile e basta un tocco leggero per metterla in moto; in altri, il tempo vissuto, o quello in cui vivono, l'ha inspessita rendendola tenace e restia a rispondere all'appello.
Poco importa quanto è necessario impegnarsi: la pietra ci prova, e se ha un interlocutore, a volte, in due colgono la sfida e cercano di far suonare il cuore dei mortali come fosse un accordato strumento.

Un orrendo apparire di fiera, di mostro o di diavolo feroce, può essere necessario per far avviare le corde più spesse, per far sì che altri, dal tocco più delicato, abbiano modo di insistere su un moto avviato e far partire il concerto silente nelle anime curiose, turbate o frettolose.
La pietra insiste.
La pietra persiste.
La pietra non ha fretta ed aspetta.
La pietra è sempre lì, a commentare il passaggio di un ascoltatore troppo distratto per prestarle l'attenzione che merita.
Se di un diavolo incarna l'aspetto, prova a pungolare il cuore delle genti con un ghigno malefico, beffardo e crudele, ridendo divertita dell'effetto che la sua forma, frutto della mente di uomini, ha sulla mente di altri mortali.
Altre volte, è più delicata la forma, più dolce la voce, adatta a cuori leggeri, cuori pronti a rispondere all'appello, corde argentate invece che cime di marina.

Alla fine, dopo giorni, settimane, mesi o anni, la resistenza della corda perde di importanza: sarà solo una nota o sarà un'intera sinfonia, ma quell'anima toccata dal continuo vociare risponderà alla chiamata. Gli occhi si volgeranno alla pietra, e la storia che lei narra nella sua muta lingua sarà rivelata, notata e appresa.

Ogni giorno, la quieta ostinazione della roccia ha la meglio.
Ogni giorno, cento concerti per cuori e rocce viene suonato in ogni angolo della terra sotto il cielo, nelle città degli uomini sempre di corsa come nei boschi, sulle montagne o lungo le sconfinate sponde del mare.
Ogni giorno, la pietra parla a mille cuori ed almeno uno si volge, incuriosito da una di quelle mille parole senza fiato.
Ogni giorno, la pietra, figlia del mondo, chiama qualcuno con il suo vero muto nome e questi si volge rispondendo all'appello.
Ogni giorno, la roccia, plasmata dall'arte degli uomini, racconta una storia silente che qualche anima mortale apprende.
Ogni giorno, qualcuno, pur non udendo voce diversa dalle mille e mille altre del mondo, scopre qualcosa che ha visto cento volte e mai notato, volgendosi a cercare con lo sguardo e il cuore l'origine di una voce che non fa rumore.

Ogni giorno, qualcuno decide, senza rendersi conto del vero motivo, di fermarsi ad ascoltare il monologo del mondo, il monologo recitato con la voce della pietra.

martedì 14 ottobre 2008

Una favola, due versioni

Ieri, tornando a casa dal lavoro e passando per i Giardini Estensi, ho cominciato a pensare ad una cosa che, stamattina, è stata scalzata di peso da una cosa che ho letto... Non è detto che non ritorni sull'idea accantonata, ma per ora questo nuovo pensiero ha preso il sopravvento.

Stavo controllando una delle varie caselle di posta e ci ho trovato una favoletta sull'Amore e la Follia... ovviamente ho cercato di scoprirne l'origine e credo di essere inciampato in una favola del '600 che potrebbe essere dietro alla storia.

Procediamo con ordine e partiamo dalla versione moderna...

La Follia decise di invitare i suoi amici a prendere un caffè da lei.
Dopo il caffè, la Follia propose:
'Si gioca a nascondino?'
'Nascondino? Che cos'è?' - domandò la Curiosità.
'Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete.
Quando avrò terminato di contare, cercherò e il primo che troverò sarà il prossimo a contare.'
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia.
'1,2,3...' - la Follia cominciò a contare.
La Fretta si nascose per prima, dove le capitò.
La Timidezza, impacciata come sempre, si nascose in un gruppo d'alberi.
La Gioia corse in mezzo al giardino.
La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo adatto per nascondersi.
L' Invidia si unì al Trionfo e si nascose accanto a lui dietro un grande masso.
La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano.
La Disperazione era disperata vedendo che la Follia era già a novantanove.
'CENTO!' - gridò la Follia - 'Comincerò a cercare.'
La prima ad essere trovata fu la Curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto.
Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da quale lato si sarebbe meglio nascosto.
E così di seguito scoprì la Gioia, la Tristezza, la Timidezza.
Quando tutti erano riuniti, la Curiosità domandò: 'Dov'è l'Amore?'.
Nessuno l'aveva visto.
La Follia cominciò a cercarlo.
Cercò in cima ad una montagna, nei fiumi sotto le rocce.
Ma non trovò l'Amore.
Cercando da tutte le parti, la Follia vide un rosaio, prese un pezzo di legno e cominciò a cercare tra i rami, allorché ad un tratto sentì un grido.
Era l'Amore, che gridava perché una spina gli aveva forato un occhio.
La Follia non sapeva che cosa fare.
Si scusò, implorò l'Amore per avere il suo perdono e arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre.
L'Amore accettò le scuse.

Ancora oggi, quando si cerca l'Amore non lo si trova, e solo i folli si ostinano a
cercarlo nonostante tutto ma soprattutto l'Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.


Ed ecco la (sospettata) versione originale... se ci sono versioni ancora antecedenti, non sono ancora riuscito a trovarle, ma chissà...

L'Amore e la Follia
Da Wikisource, la biblioteca libera.

Amor è un gran mistero:
mistero i dardi, la faretra, il foco,
e dell'infanzia sua mal noto è il vero.
Non io pretendo adesso
in pochi versi movergli il processo
e spiegar questa scienza, che, confesso,
vuol tempo per chi sa ben decifrarla.
Ma voglio colla solita mia ciarla
narrar soltanto come il cieco iddio
perdesse gli occhi e il mal che ne seguì,
un mal, che a parer mio
potrebbe essere un ben... Ma in questo affare
agli amanti rimetto il giudicare.

Amor giuocava un giorno in compagnia
della Follia.
Aveva il fanciullino in quell'età
aperti gli occhi ch'ora più non ha.
Nata una fiera disputa,
voleva Amor portarla innanzi ai Numi,
ma la Follia, perduta la pazienza,
gli die tal colpo che gli spense i lumi.

Venere, donna e madre, a quella vista
alza le strida e stordisce gli Dèi.
Giove dal cielo e Nemesi
e tutti insieme accorrono con lei
i giudici d'inferno.
La madre piange e narra della trista
l'orrenda azione,
e come il suo bambin non possa, ahi! moversi
senza bastone.

Non c'è pena sì grande,
che corrisponda ad opre sì nefande;
ma poi che riparata esser dovea
l'ingiuria, visto il caso, il danno, il male,
e visto l'interesse generale,
la corte mise fuori questa grida:
- Sempre Follia faccia all'Amor di guida! -

Jean de La Fontaine
Favole / Libro decimosecondo / XIV - L'Amore e la Follia (1669-1693)
Traduzione di Emilio De Marchi
Estratto da "http://it.wikisource.org/wiki/L'Amore_e_la_Follia"

mercoledì 8 ottobre 2008

Secondo anno... I lezione

Ieri ho ricominciato il corso di Improvvisazione teatrale ed ho ritrovato tutte le Giraffe.
Purtroppo, dal saggio ad oggi abbiamo perso un paio di elementi per strada e, quest'anno, non saremo più tredici, ma le Giraffe perse non lo sono davvero: Giraffa per un giorno, Giraffa per sempre!

La ruggine da togliere, prima di riprendere il cammino verso il secondo saggio, è parecchia ed il nostro insegnante per questi primi mesi (Aldo) non ha fatto fatica ad accorgersene, come conferma la quantità di domande che riesco a produrre per unità di tempo.
Sta di fatto che essere nuovamente un gruppo, un gruppo che si trova, che si ascolta, che produce idiozie e cose bellissime è stato elettrizzante: quando sono tornato a casa, a mezzanotte passata, l'adrenalina era a mille...

Di base io non dormo molto: per me è normale andare a letto tra le due e le tre di notte, ma il fatto è che non soffro d'insonnia. Non sono il tipo di persona che rimane in piedi perchè non riesce a dormire: sono il tipo di persona che, verso mezzanotte/l'una, quando arriva il colpo di sonno, si sforza e supera il momento perchè ha altro da fare. Quando sono libero da impegni, posso toccare il letto a qualunque ora del giorno e della notte e riesco a disattivarmi in pochissimi minuti (e dire che un tempo, prima di cominciare la mia vita nottambula, di giorno non riuscivo a dormire se non quando ero esausto: da piccolo non riuscivo a capire come faceva mio padre a dormire anche in pieno giorno ed anche in una stanza illuminata... lui faceva il turnista in fonderia, io adesso faccio le nottate a lavorare davanti ad un PC...).
Stanotte, non ce l'ho fatta: il colpo di sonno non è arrivato prima delle tre! Non so se è un bene o un male, ma sicuramente è una cosa fantastica.

Per inciso, ieri ho anche ricevuto la mia prima tessera della Impropongo (quella dell'anno scorso non è mai stata realizzata) ad opera dello stesso Aldo. Sono il numero 8... e fa uno strano effetto avere una cifra sola...

Una maratona molto particolare

Il cervello umano sa essere assurdo: basta una parola per far scattare una scintilla ed inchiodarti in testa un pensiero.

A me è capitato, ultimamente, con un riferimento al progetto di super-maratona della RAI: una maratona non stop per la lettura integrale della Bibbia.
E' cominciata domenica, e purtroppo (per quanto sia agnostico, il testo è comunque interessante) mi sono perso l'avvio, ma sentire parlare di questo progetto mi ha inchiodato in testa una canzone sul tema.
D'accordo, non molto politicamente corretta, ma pur sempre sul tema.

"La Genesi"

Una canzone molto più seria e più impegnata, oserei dire impegnatissima, una canzone che a me è stata inspirata - a me succede poche volte - però questa canzone mi è stata inspirata direttamente dall'alto. Ero lì nel mio candido lettino... e ho sentito una voce che diceva "Francesco", dico "soccia, ma chi è?"... dico "uh?", diceeeeee "svegliati sono il tuo Dio." e allora così, in questo modo sollecitato, ho pensato di fare un'opera musicale colossale e mettere in musica l'Antico Testamento. Per ora sono riuscito a fare soltanto la Genesi... che è la vera storia della creazione del mondo.

Per capire la nostra storia
Bisogna farsi ad un tempo remoto.
C'era un vecchio con la barba bianca:
Lui, la sua barba, ed il resto era vuoto.

Voi capirete che in tale frangente
Quel vecchio solo lassù si annoiava.
Si aggiunga a questo che inspiegabilmente
Nessuno aveva la tivù inventata.

Beh, poco male, pensò il vecchio un giorno:
A questo affare ci penserò io.
Sembra impossibil ma in roba del genere,
Modestia a parte, ci so far da Dio.

Dixit. Ma poi toccò un filo scoperto,
Prese la scossa, ci fu un gran boato.
Come tivù non valeva un bel niente
Ma l'Universo era stato creato.

Come son bravo che a tempo perso
Ti ho creato l'Universo!
Non mi sembra per niente male.
Sono davvero un tipo geniale!
Zitto, Lucifero, non disturbare,
Non stare sempre qui a criticare!
Beh, sì, lo ammetto, sarà un po' buio,
Ma non dir più che non si vede un tubo!

Che sono parolacce che non sopporto! - disse il vecchio a Lucifero - E poi se c'è una cosa e un'altra che non posso sopportare sono i criticoni: fattelo te l'Universo se sei capace! Che me at dig un quel... disse il ve'... era di antica origine modenese da parte di madre il vecchio. Io parlo chiaro: pane al pane, vino al vino, anzi vin santo al vin santo. Sono buono e bravo ma se mi prendono i cinque secoli me at sbat a l'inferen com'è vero Dio!

Ma poi volando sull'acqua stagnante
E sopra i mari di quell'Universo,
Mentre pensava se stesso pensante
In mezzo a quel buio si sentì un po' perso.

Sbattè le gambe su un mucchio di ghiaia
Dopo una tragica caduta in mare.
Quando andò a sbattere sull'Himalaya
Il colpo gli fece persino un po' male.

Fece crollare anche un gran continente
Soltanto urtandolo un poco col piede.
Si consolò che non c'era ancor gente
E che non gli era venuto poi bene.

Ma quando il buio gli fece impressione
Disse, facendosi in viso un po' truce:
Diavol d'un angelo, avevi ragione.
Si chiami l'Enel, sia fatta la luce!

Commutatori, trasformatori,
Dighe idroelettriche e isolatori,
Turbine, dinamo e transistori
Per mille impianti di riflettori;
Albe ed aurore fin boreali,
Giorni e tramonti fin tropicali.
Fate mò bene che non bado a spese,
Tanto ho lo sconto alla fine del mese.

Te Lucifero non ti devi preoccupare come faccio io ad avere lo sconto alla fine del mese. Ma cosa vuol dire corruzione, una mano lava l'altra come si dice; vuoi che uno nella mia posizione non conosca nessuno, però intanto ragazzi andateci piano perché la bolletta la portano a me. M'avete lasciato accesa la luce al polo per sei mesi, sei mesi, no, sei mesi! Grazie che c'era freddo, i surgelati li debbo pur tenere da qualche parte. Adesso la tenete spenta sei mesi come... e quei ragazzi lì, come si chiamano quei ragazzini che vanno in giro con quella cosa, aureola si chiama, no no, nom am pies menga, no no no ragazzi quelle cose li, io vi invento il peccato in superbia e vi frego tutti eh, adesso ve lo dico bisogna guadagnarsele... a parte il fatto che non mi adorate abbastanza, no no no Lucifero, è inutile che tu mi chiedi scusa: adorare significa non dovere mai dire mi dispiace!
Voi, ecco, io vi do ogni dieci atti di adorazione... vi do un buono, ogni dieci buoni voi mandate la cartolina che il 6 di gennaio ci ho poi tutta un'altra idea in testa... facciamo Aureolissima che è una festa bella. Piuttosto Lucifero, non sgamare... vieni qua ragazzo, com'è mi hanno detto che hai stampato un libro "Il Libretto Rosso dei Pensieri di..." oh bella roba il libretto rosso dei pensieri di Lucifero. Ragazzi mi piace... ma cosa vuol dire di sinistra, di sinistra... non sono socialdemocratico anch'io? avanti al centro contro gli opposti estremismi! ... eh ma, ... no no no, non ci siamo mica qua, se c'è uno che può pensare anzitutto sono io... e non tirare in mica ballo mio figlio - quel capellone - con tutti i sacrifici che ho fatto, per me lui lì finisce male ah me, me a tal deg... finisce male. Attento che te e lui, io ho delle soluzioni per voi che non vi piaceranno, per Dio, e non guardarmi male che qui dentro "per Dio" lo dico come e quando mi pare!

Ma fatta la luce ci vide più chiaro:
Là nello spazio girava una palla.
Restò pensoso, e gli parve un po' strano;
Ma scosse il capo: chi non fa non falla.

Rise Lucifero stringendo l'occhio
Quando lui e gli angeli furon da soli.
"Guarda che roba! Si vede che è vecchio:
L'ha fatto tutto schiacciato sui poli!"

Per riempire 'sto bell'ambiente
Voglio metterci tante piante.
Forza, Lucifero, datti da fare:
Ordina semi, concime e trattore.
Voglio un giardino senza uguali,
Voglio riempirlo con degli animali!
Ma cosa fa 'sto cane che ho appena creato?
Boia d'un Giuda! M'ha morsicato!

Piuttosto fallo vedere da un veterinario che non vorrei aver creato anche la rabbia, gia così... cos'è che non ho creato? Lo sapevo: l'uomo non ho creato! Grazie, mi fate sempre fare tutto a me, mi tocca sempre fare! Qua se non ci sono io che penso a tutto... va beh nessuno è perfetto, sì lo so che sono l'Essere Perfettissimo Creatore e Signore. Grazie! adesso ti trasformo in serpente così impari, striscia mò lì! viuscia via!
E portarono al vecchio quello che c'era rimasto... c'era un po' di formaggio e due scatolette di Simmenthal, cioè lui li mise assieme e...

Prese un poco di argilla rossa,
Fece la carne, fece le ossa,
Ci sputò sopra, ci fu un gran tuono,
Ed è in quel modo che è nato l'uomo.

Era un venerdì 13 dell'anno zero del Paradiso.

Francesco Guccini - Opera buffa (1973)

martedì 7 ottobre 2008

Un report... "rock"

Questa mattina, al lavoro, la giornata è partita strana: ieri, l'EDP della SGR, ha traslocato l'ultimo dei loro server, che era ancora ospitato nella nostra sala CED, nella loro.

Ovviamente, visto che i nostri nuovi server sono arrivati oggi (oltre due quintali di hardware!)e difficilmente saranno operativi prima di venerdì, noi dipendiamo ancora dalle loro macchine... che oggi sono morte perchè i contatori su continuano a saltare a causa, probabilmente, dell'eccessivo carico.
Risultato? Operatività del resto del backoffice tutto sommato normale (un po' un casino visto che non abbiamo la posta interna e che le stampanti di rete, ovviamente, essendo kaput il server di dominio non prendono una stampa neanche se gliela porti a mano...), ma il lavoro che dovevo fare io, che era tutto basato su dati presenti in uno dei nostri server della LAN, rischiava di saltare clamorosamente.

Per fortuna, sono riuscito ad arrangiarmi in un qualche modo e mi sono messo a lavorare ad un report un po' incasinato... e quindi, per concentrarmi, radice di liquirizia d'ordinanza e, visto che avevo anche bisogno di caricarmi un po', musica a palla nelle orecchie (ok, estremamente poco professionale come immagine, se fosse passato il Presidente o il Direttore, ma visto che sono in riunione da stamattina, ed il mio ufficio è un po' giù di mano, rischi ridotti al minimo).

Uno degli ostacoli del report l'ho superato ascoltando questa...

"Keep holding on"

You're not alone
Together we stand
I'll be by your side, you know I'll take your hand
When it gets cold
And it feels like the end
There's no place to go
You know I won't give in
No I won't give in

Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you
There's nothing you could say
Nothing you could do
There's no other way when it comes to the truth
So keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through

So far away
I wish you were here
Before it's too late, this could all disappear
Before the doors close
And it comes to an end
With you by my side I will fight and defend
I'll fight and defend
Yeah, yeah

Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you
There's nothing you could say
Nothing you could do
There's no other way when it comes to the truth
So keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through

Hear me when I say, when I say I believe
Nothing's gonna change, nothing's gonna change destiny
Whatever's meant to be will work out perfectly
Yeah, yeah, yeah, yeah

La da da da
La da da da
La da da da da da da da da

Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you
There's nothing you could say
Nothing you could do
There's no other way when it comes to the truth
So keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through

Keep holding on
Keep holding on

There's nothing you could say
Nothing you could do
There's no other way when it comes to the truth
So keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through

Avril Lavigne - Eragon OST (2006) / the best damn thing (2007)

lunedì 6 ottobre 2008

Gli spoiler ed i devblog

Spoiler (cinema)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il termine spoiler (dall'inglese To spoil, "rovinare") è spesso usato in ambito cinematografico per segnalare che un testo riporta delle informazioni che potrebbero svelare i punti salienti della trama del film. Il termine spoiler può però riferirsi anche ad altri contesti dove può essere svelata una trama, come libri, videogiochi, serie televisive, fumetti ecc.

Tecnicamente, un testo non è uno spoiler, ma contiene spoiler. Infatti, a meno che un testo abbia il compito di descrivere nel dettaglio la storia di un film, generalmente si tratta di un insieme di informazioni generiche, alcune delle quali rivelatrici di parti importanti, quindi contenenti spoiler.

Inoltre, il significato di spoiler è soggettivo: non è, infatti, una rivelazione per chi già conosce il film. Ne consegue che lo spoiler è destinato solo a chi non conosce la trama di un film e quindi assume, in modo più rilevante, il ruolo di "avvertimento" piuttosto che termine indicativo di un certo tipo di contenuto.

La parola spoiler è particolarmente diffusa nei newsgroup, forum che parlano di cinema, tanto da essere diventato parte integrante della netiquette: chi scrive articoli è invitato ad inserire nell'oggetto o nel messaggio la parola "spoiler", in modo da avvertire gli altri utenti.

In alcuni Newsgroup, se un film o episodio è stato trasmesso sulla TV Terrestre o sul Satellite (non importa quindi se in chiaro o no) non occorre indicare lo "Spoiler Warning" perché si presume che sia ormai stato visto da tutti.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Spoiler_(cinema)"


Mi piace seguire i progetti e gustarmi, un po' alla volta, le notizie in anteprima.
Lo so, qualcuno non condivide il mio approccio ed il mondo è pieno di persone che, se poste a meno di mille miglia da uno spoiler non segnalato con insegne al neon e squilli di tromba di una fanfara militare di almeno duecento elementi, hanno una crisi di nervi.

Per quanto mi riguarda, la notizia in sè non è una cosa che mi infastidisce o mi fa risentire: avere notizie in anteprima su un contenuto, a meno che non sia la rivelazione di ogni singolo dettaglio, mi lascia il gusto di cercare proprio le minuzie, scoprire i raccordi tra i brandelli di informazioni che ho.
In fin dei conti, io sono quello che è andato a vedere "Il sesto senso" sapendo già come andava a finire e godendoselo comunque tutto il film dal primo all'ultimo minuto (ed anzi, visto che l'ho visto in lingua originale quando l'inglese lo capivo un pochino meno, il fatto di sapere certe cose in anteprima ha quasi aiutato...).

Il punto è che arrivo ad essere un cultore delle anticipazioni, che si tratti di spoiler o, anche meglio, di "devblog".

I devblog sono i "blog di sviluppo" o i "blog degli sviluppatori": i blog che gli autori e membri dello staff di un progetto mettono in piedi per aggiornare sugli sviluppi, le idee che stanno coltivando, il lavoro che stanno facendo.
Di solito hanno frequenze di aggiornamento, mediamente, più basse di quelle dei blog personali, ma non è necessariamente detto.

Attualmente sto seguendo un devblog e sto accarezzando l'idea di metterne su uno o due...
Il devblog che seguo è quello del progetto "Star Trek Online" (un MMORPG nell'universo di Star Trek... e non potrei fare a meno di seguirlo...) e non mi dispiacerebbe mettere in piedi il devblog dell'ALEA:EST (per aggiornare i nostri, incredibilmente numerosi, giocatori sull'evoluzione dei futuri manuali) e del ALEA:IACTA (fondamentalmente per lo stesso motivo).

Non so se mi metterò a scrivere di quei progetti: già non ho il tempo così, figuriamoci se decidessi di dedicarmi anche a quello, ma non si può mai sapere; il fatto di essere un folle come me rende imprevedibili... anche per sè stessi!

venerdì 3 ottobre 2008

Le abitudini e le manie

Ognuno ha le sue manie. A volte non si tratta di vere e proprie manie ma di comportamenti "condizionati": di abitudini tanto radicate che ti spingono a comportamenti che possono apparire maniacali.

Io ne ho diverse, ma in fin dei conti è normale per un ossessivo compulsivo a tratti, tanto che a volte mi stupisco io per primo di un qualche comportamento.
Una di queste mie abitudini bizzarre l'ho reincontrata mercoledì sera.

Mercoledì sono stato al lavoro tutto il giorno, quindi, tornato verso casa, sono dovuto andare a fornire assistenza tecnica al computer di un parente; fatto questo, sono arrivato a casa, ho sentito Fhede e sono tornato ad uscire per andare a cena a Modena con un po' di compagni di corso.
Mentre ero a casa, subito prima di scappare di nuovo, mia madre arriva e mi fa:

- Hai notato che il letto in camera tua è ancora da fare, vero? -

Io, ovviamente, non avevo ancora messo il naso sulla porta di camera mia, e tecnicamente non avevo neppure il tempo di farlo, sta di fatto che, per tutta risposta, le ho detto che avrei provveduto una volta tornato a casa, prima di andare a letto.

Esco; ceno; andiamo a bere qualcosa... Alla fine torno a casa e metto piede in camera, per la prima volta da quando ero uscito la mattina alle sette e mezzo, all'una e mezza di notte.
E' a questo punto che scatta la mania: prima di andare a letto, quasi alle due di notte, mi sono messo a fare il letto!

In realtà non è che io sia una di quelle persone che se non hanno il letto fatto in perfetto ordine non riesce a dormire, è che semplicemente sono stato praticamente condizionato a fare il letto, se non viene prima fatto da altri... fare il letto sempre e comunque, anche a notte fonda un minuto e mezzo prima di andare a dormire.

Ognuno ha i suoi condizioniamenti e le sue manie... pensandoci a modo, poteva andarmi peggio...

giovedì 2 ottobre 2008

I social network

Alla fine l'ho fatto.
Nonostate non sia affatto convinto dell'utilità dei social network, ho deciso e mi sono registrato su Facebook.

Ultimamente, ho cercato di capire come funzionano ed a cosa dovrebbero servire, ma se dovessi dire di averne capito l'utilità concreta mentirei spudoratamente.
Certo, il buon Pesce ha un bel da dire che servono a cazzeggiare, e sinceramente non ho grandi dubbi in proposito, ma trovare il tempo di cazzeggiare e farsi i fatti degli altri non è propriamente banale per uno che, come me, si riduce a togliere ore al sonno pur di fare un po' delle cose che ha a mano.

Comunque sia, non so come andrà a finire, anche se è molto probabile che diventi un'altra di quelle cose cui non avrò il tempo di dedicarmi; quasi certamente diventerà un'altra di quelle cose "vedrò come andrà a finire"...
Ormai ho perso il conto di quante ne ho a mano per questa categoria, ma non si può mai sapere: c'è sempre l'eccezione in agguato e potrei anche ritrovarmi a diventare un assiduo utente del sito...
Beh...
Ecco...
Non esageriamo: a questa ci credo solo dopo che l'ho vista...

Per ora un primo passo, poi sarà quel che sarà.

martedì 30 settembre 2008

La faccia di bronzo e gli eventi

Una caratteristica che tutto sommato mi viene riconosciuta, e che io stesso mi riconosco, è la faccia di bronzo. Tutto sommato sono abbastanza spudorato, in certe situazioni: magari ci metto un po' a partire, ma una volta che mi sono fatto avanti, vado come se la faccia in gioco con fosse la mia.

Domenica, ho avuto l'ennesima conferma di questa mia caratteristica, ed a notarlo è stato Giacomo.
Era domenica pomeriggio ed eravamo a Modena alla Play per tenere dietro al banchetto ed ai tavoli dimostrativi del ALEA:EST. Arrivata una certa ora, prendo e vado a fare un giro per vedere un po' della fiera (che tra l'allestimento di venerdì pomeriggio e la mattinata, ancora non avevo avuto il tempo di girare). Passiamo davanti allo stand commerciale di uno shop ebay che vende anche i nostri manuali, e mi ci fermo per farci quattro chiacchiere. Tutto tranquillo, tutto sereno, ma mentre stiamo parlando viro il discorso sulla possibilità di fornirgli direttamente dei manuali e delle espansioni. Un vero e proprio discorso da commerciale che, mentre ci allontanava, ha portato Giacomo a fare un commento del tipo "Ma tu sei proprio un venditore! Io non credo che ce la farei a fare così...".
Effettivamente, l'aria del venditore mi è stata riscontrata già l'anno scorso durante il corso di improvvisazione teatrale... ed in generale capita che, ogni tanto, qualcuno constati come mi venga naturale. E dire che io non farei il commerciale neppure per tutto il riso della Cina...
Resta che la faccia di bronzo è pur sempre una faccia... ce l'ho, se mi impegno un pochino, e me la tengo come se fosse un pregio.

Altri, comunque, sono molto più dotati di me. Non dico che li invidio, ma trovo il loro modo di fare divertente.

Sabato sera, dopo essere stato a Genova, sono andato a cena con degli amici del club. Mi hanno riportato una notizia che mi ha dapprima sconvolto e poi fatto ridere un sacco: a quanto pare, gli Organizzatori della Reunion hanno chiesto alla Sezione Giochi se può preparare qualche gioco da fare sul palco.
Di base, la cosa non mi parrebbe tanto strana, specie sapendo che chi si occupava dei giochi sul palco gli anni passati non sarà in Reunion: che una richiesta di giochi vada alla Sezione Giochi sarebbe la cosa più naturale del mondo, se non fosse che implica una notevolissima faccia di bronzo. Dopo l'ultima convention, il rischio che la nostra sezione si ritrovasse azzerata è stato concreto: le decisioni prese nei confronti di altri collaboratori hanno dato una seria spallata al morale, ed alla voglia di collaborare, di chi lavorava con noi tanto che, ora, siamo abbastanza sotto-organico e non sappiamo dove andare a cercare persone nuove.
Sinceramente, spero che questa voce sia confermata: mi genera discreta ilarità l'idea che il mio capo chieda se uno di noi (tre) è disposto a fare qualche gioco sul palco: visto che ho una notevolissima faccia di bronzo anche io, probabilmente, mi offrirei volontario per vedere se il Comitato (dove ci sono persone che, da un'annetto, mi vedono come fumo negli occhi e che stanno operando per togliermi il gioco sul palco in STICCON) accetterebbe di vedermi là a fare il cretino davanti all'intera sala.

martedì 23 settembre 2008

Un lungo mese...

Dice che quando ci si diverte il tempo vola.
Sicuro, condivido, ma è anche vero che, quando si ha tanto da fare, il tempo vola ancora di più.
Tristemente, nell'ultimo mese e mezzo, ho quasi passato il tempo a rimbalzare come una pallina in un flipper in giro per il mondo. A parte una parentesi tranquilla, di una settimana, tra le valli e le rocche aostane...

Tutto è frenetico quando il capo non c'è (perchè, giustamente, è in ferie anche lei, almeno due settimane l'anno...) e tu devi fare anche lavori a cui non sei abituato, ma molto più frenetiche si fanno le cose quando hai delle scadenze verso cui corri a velocità surreale.

Il "progetto" ALEA (ed in partcolare l'ALEA:EST) prende tutto il tempo che riesco a dargli: la preparazione dello Schermo del GR, la preparazione del "Manuale dei veicoli", la ripresa dei lavori sul progetto ALEA:MUST (ALEA: Multi User Star Trek), e più in generale il ALEA:MUD (il progetto è quello di sviluppare un MUD basato sul sistema ALEA, a partire da un codebase SMAUG... era nato come progetto per un MUD di Star Trek, ma già che ho preso a mano un codice, perchè non farne anche uno fantasy?) sarebbero già abbastanza lavoro, ma sono pur sempre il referente della Base Stellare ALEA e mi sono anche messo a fare il webmaster al sito del ALEA:EST/Gruppo ALEA/BSA e quindi lavoricchio anche a quella cosa non appena posso...

Vorrei avere più tempo per seguire tutti gli altri progetti su cui sono impegnato, anche perchè c'è sempre anche l'ALEA:IACTA (il manuale fantasy basato sul sistema ALEA), c'è troppo lavoro da fare in ufficio, ci sono i gruppi con cui gioco di ruolo e c'è - prima di ogni altra cosa - una morosa che mi sopporta.

Certo, tra un paio un paio di settimane, a tutto questo, si tornerà a sommare anche l'Improvvisazione Teatrale, e, come se non bastasse, vorrei avere più tempo per poter vedere, ogni tanto, i vecchi amici.
A ben vedere, c'è un motivo per cui non riesco ad andare quasi mai a letto prima delle tre, nell'ultimo periodo, e non sono praticamente mai a casa...

Se mi vedessi dall'esterno, probabilmente, mi consiglieri di delegare un po' di cose e di prendermela un po' più calma, mentre - da "dentro" - sono tutto impegnato a cercare di pianificare meglio i miei impegni per riuscire a seguire tutto dando più tempo ad ogni cosa...

Alla fin fine, è stato un mese lungo, ed i prossimi potrebbero esserlo anche di più, ma non mi posso lamentare più di tanto: quello che faccio - quando riesco a farlo ed a dormire più o meno quattro ore per notte (attualmente viaggio più verso le tre, ma forse mi posso accontentare...) - mi piace, quindi va bene così.

lunedì 11 agosto 2008

L'estate e le sue immagini

Ogni stagione ha le sue immagini, i suoi colori, i suoi toni...
L'estate non fa eccezione, ovviamente, e se provo a pensare a quale sia la sua immagine, non riesco ad evitare di figurarmi due fotogrammi televisivi.

Non si tratta di fotogrammi dagli immancabili film "balneari" ("Sapore di sale" su tutti), nè dei grandi classici in bianco e nero che sembra quasi sotto i trenta gradi all'ombra non possono essere trasmessi ("L'audace colpo dei soliti ignoti", "Siamo uomini o caporali?", giusto per fare due titoli); no, si tratta di due pubblicità: i "Pennelli Cinghiale" e la "Cedrata Tassoni".

Mi viene da parafrasare una battuta da "Sliding doors": "Tutti sanno i testi di quegli spot: vengono trasmessi ai feti attraverso il liquido amniotico"...

- Ma cosa fa con quell'arnese? Ostacola il traffico!
- Devo dipingere una parte grande, ci vuole un pennello grande!
- Non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello: Cinghiale!
-- Cinghiale, la grande marca! --


Non so... Quella Milano (il caschetto del vigile sembrava più quello di un poliziotto di Londra, ma tant'è...), che poi è una non-città visto che di Milano non si vede praticamente nulla, non esiste più da quasi vent'anni, come testimoniato dalle auto sullo sfondo, eppure... eppure è lo spot che ti fa capire che è agosto, che è il mese dei piccoli ritocchi in casa, il mese in cui i padri di famiglia, che siano operai o impiegati spesso poco cambia, si fanno artefici di mirabili opere di bricolage, decidendo che gli infissi vanno scartavetrati e ri-laccati o che è il momento di reimbiancare il salotto.

- Quante cose al mondo puoi fare?
Costruire, inventare...
Ma trova un minuto per me!
-- Per voi e per gli amici... Tassoni! --


E che cosa ci si può aspettare per placare la sete dovuta al gran caldo?
Sì, le birre ci provano, ma quelle vanno bene per il muratore, l'idraulico, l'imbianchino (anche improvvisati), ma per chi ha veramente sete a causa del caldo ci vuole qualcosa di non alcolico, e cosa meglio di una bevanda gassata non dolcissima?

E' l'estate: i suoi riti e le sue manie e quel suo continuo tornare agli anni 80.

Non so se la nuova generazione di padri di famiglia andrà a compare i pennelli e la pittura per reimbiancare o se opterà per altre soluzioni (io per primo non so se, quando sarà il momento di avere una casa mia, sarò il tipo da farlo), nè so se qualcuno continuerà ad ordinare cedrate (beh, su quello io sono più il tipo da farlo... e poi, qualcuno che beva una "Bicicletta" si trova sempre...) ma il fatto che quelle pubblicità perdurino e non tramontino mai, che quelle aziende e quei marchi che ci sono sempre stati, per quanto ricordi, ci siano ancora, da una speranza: tutto cambia, ma c'è sempre qualcosa o qualcuno pronto a darti una mano, a rassicurarti con una piccola ancora da mollare nel mare degli anni che corrono via e che ti portano sempre qualcosa di nuovo.

Ho deciso!
Questa sera, mentre tornerò a casa, visto che devo fermarmi a fare un minimo di spesa, nel supermercato le vado a prendere sei bottigliette di cedrata, le compro e me le porto a casa... e le bevo alla salute del mondo che cambia... per fortuna, non del tutto.

venerdì 8 agosto 2008

Le slavine di notizie

Siamo in estate, questo è un dato di fatto.
La cosa strana è che, diversamente dal solito, a guardare i telegiornali, quest'anno si fa fatica a notarlo...
Ultimamente è venuta meno una delle certezze assolute che si poteva avere sull'estate: diversamente dall'inverno, le notizie serie, col caldo, non te le danno.

Intendiamoci, non sto dicendo che i giornalisti deliberatamente non facessero il loro lavoro, più che altro è che se c'era una notizia importante si faceva fatica a notarla, immersa com'era in mezzo alle notiziuole leggere di costume o gossip.
Sembrava che nelle redazioni qualcuno passasse in rassegna i fatti del giorno e decidesse se la gente poteva essere disturbata, sotto gli ombrelloni, con una notizia non tanto adatta.
Quest'anno, le cose sembra vadano diversamente, ma non perchè ora ci danno notizie serie... L'estate e l'inverno sono diventati un po' più simili, purtroppo, per il verso sbagliato.
Ci sono telegiornali, che dovrebbero essere di emittenti "ammiraglie", che ormai tutto l'anno danno più spazio al (pseudo)costume che non alla cronaca... Le notizie serie, quelle che contano, praticamente spariscono... Si salvano solo le notizie di nera... quella va sempre: la gente si appassiona alle cose truculente, quindi per quella c'è sempre spazio.

La cosa che più mi da da fare, però, è l'effetto "eco".
Ovviamente non si tratta di una dicitura "ufficiale"... anzi, non so neppure se abbia o meno un nome vero questo tipo di fenomeno, ma resta che è un effetto che non è affatto difficile identificare nei giornali.

Dicono che esista un modo di dire, nel mondo del giornalismo: "Se un cane morde un uomo, non è una notizia; se un uomo morde un cane, è una notizia".
Guardando i telegiornali (e, in maniera un po' minore, dando un'occhiata ai giornali) ci si rende conto che, non so bene quando, qualcuno deve aver riscritto il modo di dire e ne ha fatto uno nuovo: "Se un cane morde un uomo è una notizia, basta che la replichi tre volte".

Per me, l'effetto è evidente e si ripete quotidianamente.
Un gruppo di scalatori ha un incidente sull'Himalaya... è una disgrazia, è innegabile, e merita il suo spazio. Poi, chissà perchè, nelle due settimane successive, si parla solo di incidenti in montagna.
Oh, sarà che le disgrazie non vengono mai sole, ma a me questa cosa pare strana.
Anche perchè, poi, passate quelle due settimane, sembra che nessuno si faccia più niente sui ghiacciai...

Sarò paranoico, ma qualcuno mi dovrebbe spiegare come diamine è possibile che, eventi indipendenti e, a tutti gli effetti, causali, si concentrino in un certo periodo ben definito per poi svanire nel nulla fuori da quel periodo... Dire che è una cosa antistatistica è riduttivo.
Non sarà, invece, che qualcuno ci marcia?
Magari ci sarebbero altre notizie più utili (non dico importanti, dico "utili") da dare, ma perchè distrarre la gente? Se si è appassionata, per anche solo due minuti, all'immagine della tragedia da qualche parte, perchè non dargliene ancora?

"Cosa ci sarebbe da dire di politica economica? Che tutto costa troppo? Ma dai, non dargli una brutta notizia così: si stava appassionando tanto con le immagini di montagne innevate! Fidati, metti due immagini di repertorio, un turista straniero che si è ammazzato, e la gente è contenta... L'incidente era banale? Una cosa che poteva capitare a chiunque e come quella ne capitano in continuazione? Abbiamo già dato altre tre notizie uguali nell'ultima settimana? MEGLIO! Dagliene ancora, la gente la vorra! Dei problemi economici, ne parleremo poi più avanti... E se più avanti non troveremo il tempo, beh, poco male: almeno la gente si è appassionata ai morti in montagna!"

mercoledì 6 agosto 2008

Il creativo creatore II

Ovvero "Ma questi lavori, avanzano o no?"

Ebbene sì, avanzano!
Avanzano ed avanzano anche di buona lena, visto che il primo gruppo di giocatori che ha a che fare con il sistema in ambientazione fantasy ha già cominciato a giocare.

Più esamino il lavoro che ho fatto finora, più mi convinco che non sta venendo malaccio: a parte l'ambientazione (che è nuova... forse non originalissima, ma una mia creazione), il sistema mi sembra sempre più una cosa che tenga bene il passaggio da un'ambientazione all'altra.
Inoltre, nella nuova ambientazione ho dovuto introdurre le regole relative ad aspetti del gioco che nella prima non erano affatto previsti, ciò nonostante, a me non sembra che la cosa scricchioli troppo.

Ovviamente, c'è ancora un sacco di lavoro da fare (le statistiche per armi ed armature ed i dettagli degli incantesimi e le pozioni sono ancora parziali), ma io sono decisamente entusiasta del progetto... che, per altro, ora ha addirittura un nome di lavorazione: ALEA:IACTA!!!

Assegnare un nome ad una cosa del genere, anche se si tratta solo di un nome provvisorio (ma ci credo davvero che è solo provvisorio? ovviamente no...) fa scattare una sorta di effetto "mistico": i nomi danno concretezza alle cose, gli danno sostanza e potere, in molte credenze magiche, e se hanno concretezza e forma, perchè non dovrebbero avere anche un aspetto?
E' per questo che (forse incosciamente, forse perchè ci stavo già pensando da un po' di tempo) non ho saputo resistere alla tentazione ed ho messo mano alla creazione del logo del sistema/ambientazione (ho fatto parecchio il grafico in questi ultimi giorni... con risultati che sembrano essere tutto sommato dignitosi...).

Saremo ancora ad anni luce (beh, faciamo "leghe e leghe", vista l'ambientazione...) dal manuale, ma il fatto di avere un nome e qualcosa di grafico a mano fa sempre morale: rende "vero" quello per cui si sta lavorando.

lunedì 4 agosto 2008

Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola!

Sono a casa da solo, è un lunedì sera e già un'ora fa avevo pensato di andare a letto, ma alla fine mi sono messo davanti al computer... cose che capitano... che faccio incredibilmente spesso.
C'è da dire che, ogni tanto, questa cosa porta qualcosa di buono (oltre a qualche pagina di tabelle per un gioco di ruolo di fantascienza o fantasy o qualche paginata di email) e questa sera è una di quelle volte.

Ho fatto una cosa banale: ho acceso la tv, e Canale5 era l'unico canale su cui ci fosse un qualcosa che potesse avere un senso, ossia un film: Spanglish (un film del 2004 in prima visione... se ha senso che una prima visione abbia già quattro anni... mah!).
Ho pensato che dovesse essere iniziato già da un po'... a dirla tutta, credevo che fosse ormai alla fine: erano già le undici!
Peccato che, alla prima pausa pubblicitaria sia apparso un cartello con su scritto "FINE PRIMO TEMPO".

"Primo tempo"!?!?!? Scherziamo o diciamo sul serio???
Resta che mi sono fermato a guardarlo... Non era poi malaccio: mi ha trattenuto la presenza di Adam Sandler nel cast, ma anche se non era una delle sue solite commedie, si lasciava guardare. Un film sentimentale, ma non male.

Finito quello, faccio per annaffiare le piante di mia madre in balcone, quindi torno dentro e vedo che è cominciato un altro film: Sliding doors.

Se c'era un modo per evitare che io andassi a letto, l'ho proprio preso al volo: io non riesco a "rifiutare" Sliding doors.
Sì, non ho problemi ad ammetterlo: non riesco a dire di no a quel film ed in generale i film sentimentali mi piacciono... e le commedie sentimentali mi piacciono anche di più.

Non so come sia possibile che Sliding doors mi piaccia tanto, probabilmente perchè è un ben bilanciato mix di film sentimentale, di commedia e di film "fantastico": un intero film che gira attorno ad un "what-if?", tenuto in piedi in modo mirabile dagli "incroci" della protagonista con se stessa ed il rimpallare tra le due linee temporali.
Il fatto che mi piacciano molto anche i due protagonisti, poi, non fa altro che rincarare la dose...

Oh, intendiamoci, nonostante ogni volta che la veda non riesca ad evitarlo, non penso che sia un film ingiustamente privato del premio Oscar, ma a me piace, tutto qua... In fin dei conti non è quella la cosa più importante?

martedì 22 luglio 2008

Io non sono padano

Che simpatica canaglia quel mattacchione dell'Umbertino nazionale.
Lui è lì, con la sua camiciola verdognola ed è più forte di lui: come a scuola in gita, quando si fa la foto di gruppo, la sua mano si muove da sè non appena parte quella buffa musichetta.
E quando tutte le maestre lo sgridano, non trova niente di meglio da dire che a lui quella canzonaccia non piace: lui preferisce "La canzone del Piave".

"La canzone del Piave"

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"

Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
poiché il nemico irruppe a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l'onde.
Come un singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"

E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame
voleva sfogar tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
No, disse il Piave, no, dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l'onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro va', straniero!"

Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l'italico valore
le forche e le armi del'impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suol vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!

Ermete Giovanni Gaeta (1918)


Intendiamoci, bella è bella, patriottica è patriottica e sicuramente è molto meglio del "Va, pensiero", il Coro del Nabucco che gli allegri compagni della camicia verde hanno adottato come Inno Padano.
Non sarebbe neanche una brutta cosa l'idea che all'Umbertino piaccia perchè vorrebbe dire che, oltre alla moglie, c'è qualcos'altro che gli piace proveniente dal meridione d'Italia (Gaeta era di Napoli... Impensabile vero?), e gli eventi di cui parla sono un mirabile esempio di unità nazionale (ok, imposta dalle decisioni di uno governo centralista che decise la nostra entrata in guerra, ma pur sempre unità... al che mi domando perchè piace all'Umbertino...), ma, per quanto mi riguarda, qui finiscono i pro.

Sinceramente, quel gruppuscolo da due soldi con camiciole verdi mi ha già ingiustamente turlupinato della parola "Padano", e la cosa mi da noia (tra l'altro, sono già almeno sei anni che sono sprofondato in questo incubo linguistico... è più o meno tanto disgustosa, come situazione, come quella che si formò con la nascita di Forza Italia e l'inevitabile abolizione del più spontaneo incitamento per la nazionale...), e mi da ancora più noia il fatto che non rispettino i simboli della mia (e, che gli piaccia o no, loro) nazione.

Il tricolore è un simbolo e l'Inno di Mameli non è da meno!
Potrà essere una canzonetta da due soldi, potrà essere melodicamente poco strutturata e dal testo troppo retorico (certo, perchè la Canzone del Piave non è affatto retorica, come no...), ma è l'inno d'Italia.
E' un inno provvisorio istituito con le norme attuative e transitorie della Costituzione? D'accordo, è provvisorio da sessant'anni... Non dico che sia per forza uno di quei casi in cui la prassi può diventare norma, ma ci siamo parecchio vicini... E comunque, finchè una norma non stabilirà diveramente, è e resta il "Canto degli italiani" l'inno nazionale.

All'Umbertino può dare noia, non mi interessa, lui può anche considerarsi padano e non italiano, per quanto mi riguarda, ma se gli da tanta noia questa nostra disgraziata Italia con Roma capitale (e che diamine, ROMA, mica Abbiategrasso!!!) può anche prendere ed andarsene su una piattaforma petrolifera al largo ed autoproclamarlo stato.
E per cortesia, la prossima volta che i padani decidono di giocare a calcio, potrebbero almeno avere la decenza di non andare a giocare al mondiale delle nazioni non riconosciute?

La Padania non è una nazione, non è mai, ma proprio mai, stata un'entità politica unitaria nè confederata e non è mai stata autonoma ed autodeterminata.

Le loro casaccucce da calcio, quindi, possono anche usarle per lucidarci i vetri, per quanto mi riguarda.

Di padano, in italia, ci sono solo due cose: il Grana e la Valle.
Entrambe le cose si estendono in più di una regione e se ne fregano del federalismo: loro sono così, e basta.
La Lega non è padana (anche perchè, vedendo la cartina che hanno stabilito per i loro confini virtuali, dovrebbero andare a fare una chiacchieratina con i bolzanini: loro si ritengono austriaci, al più, non certo padani...), non lo è Umberto da Pontida e, soprattutto, non lo sono io (che sono nato al centro di quella loro assurda cartina...)!

Io sono modenese, emiliano, emiliano-romagnolo e italiano...

E se qualcuno vuole fare la Padania, faccia la cortesia di farla all'inferno!

lunedì 21 luglio 2008

Filosofia con le pallottole e la posta degli sconosciuti

Sabato sono andato al cinema a Genova, con Fhede ed un altro paio di amici, e sono andato a vedere un film che, nonostante diverse persone me ne avessero parlato maluccio, mi ha impressionato positivamente: Wanted.
Sia chiaro, non stiamo parlando di Bergman o di Fellini: stiamo parlando di un action movie americano, liberamente tratto da un fumetto, dal budget piuttosto alto e che di credibile e verosimile ha ben poco. Da quello che ho capito leggiucchiando qua e là, financo il tasso di fedeltà al fumetto è bassino (anche se ormai non mi aspetto più la fedeltà alla fonte originale, parlando di certi film), ma non è poi così male.

A dire la verità, probabilmente, il crescendo d'azione che porta al finale mi ha ben disposto verso quella che, ad occhio e croce, potrebbe essere la cosa che mi ha caricato di più: le battute finali.
Le riporto dalla lingua originale (riprendendole dalle "memorable quotes" per come appaiono sull'Internet Movie DataBase)

Wesley: [narrates] This *is* me taking control; from Sloan, from the Fraternity, from Janis, billing reports, ergonomic keyboards, from cheating girlfriends and sack of shit best friends. This is me taking back control of my life.
[Speaks to camera]
Wesley: What the fuck have you done lately?


Era quasi l'una di notte, quando è finito il film, e nonostante questo ero carico e ben sveglio, cosa sempre meno frequente in questo periodo, tanto che ero lì che, commentando il film, sono arrivato a definirlo, "filosofia con le pallottole che girano".
Godibile, leggero con un paio di domande da potersi fare ogni tanto, non troppo impegnato, alla prima occhiata, ma non vuoto, se uno vuole soffermarsi un attimo sulle implicazioni che certi punti della storia comportano.
Ci si può fermare a guardare in faccia il protagonista e chiedersi davvero che cosa si è fatto nelle ultime sei settimane (il periodo coperto dalla narrazione del film) o si può fermarsi un attimo a porsi quella domanda, sul concetto di bene e male, che sta dietro il discorso che il personaggio di Angelina Jolie chiude con la frase

Fox: Kill one, maybe save a thousand.

Non sarà un trattato di filosofia nè un filmone da Oscar, ma alla fine non è male, almeno per come la vedo io.

A farmi riflettere su quello che sto facendo ultimamente, ci si è messa anche una cosa di ordinaria amministrazione capitata oggi in ufficio.
Nei primissimi giorni dopo la mia assunzione, principalmente perchè avevo ancora un'operatività limitata, sono finito a fare un lavoro abbastanza particolare: gestire la posta rientrata.

Capita abbastanza di frequente che una lettera da noi inviata ad un cliente ci torni indietro perchè la posta sostiene che il destinatario è irreperibile, si è trasferito o l'indirizzo è sbagliato; quando questo genere di messaggio di riento arriva, c'è da cercare di scoprire un indirizzo valido per il cliente, un po' per riprovare a spedirgli il messaggio, ma soprattutto per evitare che l'inconveniente si ripeta in futuro.
E' un lavoro semplice, che quindi anche uno che ha appena cominciato può fare, ma da quella prima lettera rispedita, al termine di una ricerca di qualche minuto, l'incarico è diventato mio, per consuetudine, a tutti gli effetti.

La cosa più strana è l'effetto che fa, ogni tanto, notare che mentre altri colleghi (soprattutto quelli del legale, della contabilità o del controllo interno) ricevono buste contenenti messaggi indirizzati, più o meno, a loro (o, quantomeno, alla loro funzione...) io sono tra i pochi altri a ricevere posta, ma si tratta di posta non mia: io ricevo la posta smarrita.
Tecnicamente, è posta indirizzata alla mia funzione, ma è la posta che non ha trovato un padrone... una posta... "a metà": partita e mai arrivata, costretta a tornare, a volte, per l'assurdo comportamento di una persona che non avvisa quando cambia indirizzo o di un'altra che non si sbatte più del minimo indispensabile per far arrivare a buon fine i messaggi che ha in carico.

E' strano come una semplice busta, che avevi chiuso tu stesso qualche settimana prima, possa apparire tanto diversa se riporta su una semplice scrittina... una singola parola: "Sconosciuto".

venerdì 4 luglio 2008

Gare d'appalto sul fonte occidentale

Altre settimane sono passate ed il bollettino di guerra riporta ancora funeste notizie. E' inevitabile, temo, ma rimane sempre la speranza che un'improvviso ravvedimento del nemico porti ad un subitaneo, quanto improbabile, cessate il fuoco.
La Battaglia di Bologna e Saragozza è conclusa e, purtroppo, nuovi caduti vanno ad ingrossare le fila delle vittime della cieca furia nemica. Questa volta, a capitolare, sono stati gli alleati, ragionevoli quanto incredibilmente generosi, che stavano subendo l'ultimo assalto. Per questo oggi piango la definitiva resa che vede il buon senso alzare, tristemente, la sua bandiera bianca contro l'implacabile determinazione dei paladini.
Eppure, in questo scenario di devastazione, tra le rovine lasciate dal passaggio dei cavalieri in bianco mantello del nemico, un fiore sopravvive e cresce, ostinatamente e contro ogni previsione. Quel fiore non ha un nome, nè un colore preciso, è semplicemente il fiore dell'ironia.

La vita sa sempre essere ironica e prendersi le sue rivincite.
La vita, o il destino se si preferisce, ha sempre un boomerang da legare all'arma che stai per scagliare, un boomerang di quelli che viaggiano lenti e lontano e che ti tornano indietro quando meno te l'aspetti, portandosi ancora dietro l'arma che avevi lanciato in origine.
E' così che, dopo la Battaglia di Bologna e Saragozza, mi sono ritrovato in piedi su un campo di battaglia devastato, dopo una carica di cavalleria che, ne ero certo (ma non solo io), era destinata a travolgermi.

La tecnica d'assalto, che a quanto pare ha addirittura assunto l'altisonante titolo di Lodo, ha colpito uno dei miei alleati ed uno dei loro (che ormai, personalmente, sospetto non faccia più parte della schiera nemica, anche se non si può mai dire, con certe persone e certe situazioni...), ma ha risparmiato quello che doveva essere il suo bersaglio designato.
Rimanere in circolazione, sempre pronto a continuare ad operare nonostante il risentimento che questo genera nei miei avversari, lascia perplessi oltre che lasciare alimentata una flebile speranza (probabilmente, anche peggio che vana) sul domani, che potrebbe anche diventare un giorno di nuova pace e ragionevolezza... se anche solo per un momento sperassi ancora nel lieto fine, cosa che personalmente faccio ancora, anche se contro ogni logica razionale.
Sono sopravvissuto, quindi, allo scontro, ma le probabilità che riesca a mantenere il timone di quella nave affidatami ormai diversi anni orsono, con soddisfazione mia e di chi vi si è imbarcato nel tempo (la SS Kobayashi Maru...), sono sempre più ridotte, anche se, in pieno conflitto, i miei nemici hanno dimostrato di avere una niente affatto imprevista caratteristica: sono tendenzialmente paranoici e non si fidano nemmeno dei loro alleati.

E' grazie a questa caratteristica, infatti, che uno dei miei più fieri nemici si ritrova impossibilitato a prendere direttamente quel timone cui, in questo momento ed in maniera assolutamente inopinata, ambisce.
Oddio, a dire il vero, qualcuno mi aveva già accennato a questa eventualità, ed io lo avevo bollato come estremamente fantasioso. Devo invece prendere atto del fatto che, probabilmente, quel mio amico che ho cercato di convincere dell'infondatezza dei suoi sospetti aveva visto più lungo di me.
In realtà, c'è ancora la possibilità che le sue ipotesi sulle motivazioni di questo avversario si rivelino infondate, ma potrebbe anche rivelarsi completamente nel giusto.

Rimane che, tra una cosa e l'altra, qualcuno vuole togliermi quel timone e, quello stesso qualcuno, si trova costretto a presentare un piano di lavoro che verrà vagliato e che potrebbe anche, potenzialmente, essere bocciato o, peggio ancora (anche se sarebbe solamente l'ennesima conferma del fatto che la vita ha un grande senso dell'umorismo), potrebbe essere scartato a favore di un progetto terzo.
Già perchè, attaccando me nella maniera che hanno scelto di utilizzare, i miei avversari hanno creato un precedente che ha spinto i "supervisori" a decidere di tenere un vigile occhio fisso su tutti i sottoposti, i miei nemici compresi. Se a tutto questo si somma la scarsa fiducia, cui si accennava pocanzi, che spinge a questo atteggiamento preoccupato anche il leader nemico che sta tra i "supervisori" e che avrebbe dovuto essere, potenzialmente, il "santo in paradiso" attivo per liberarsi di me...

Vabbeh, vada come vada, ancora una volta la situazione si rivela, seppur molto triste (specialmente se si pensa che certi attacchi, come quelli più recenti contro le "vittime a sorpresa", sono veri e propri assalti suicidi), non priva di una certa ironia: pensare che, in pieno conflitto, una parte dei miei avversari abbia deciso di impelagarsi in un illogico ricorso alle "gare d'appalto" per soppiantarmi, quando un'altra parte di loro avrebbe voluto semplicemente disfarsi di me, è estremamente divertente.
C'è poi solo un'altra cosa che trovo più divertente: colui che punta ad ottenere l'appalto teme che io cerchi di boicottare la sua navigazione.

Sinceramente, potrei anche pensare a varare una seconda nave da lanciare in una gara testa-a-testa con la sua, ma non è necessariamente una mia priorità: il mio primo istinto sarebbe quello di imbarcarmi come passeggero nel suo viaggio, per vedere che panorami mostrerà ai suoi utenti al fine di imparare qualche cosa di nuovo o per criticare, eventualmente, a ragion veduta.
E' estremamente spassoso (o infinitamente triste, o anche incommensurabilmente istruttivo... dipende dai punti di vista) il fatto che mi temano (e non è la prima volta che lo fanno) quando io non ho alcun intento "aggressivo". A mio avviso non fa altro che dimostrare che, a ruoli invertiti, loro non si farebbero scrupoli ad agire in quel modo, quindi credono fermamente che io non sia da meno.
Chiaramente, non hanno compreso nulla del mio modo di agire e di pensare... ma questa non è una sorpresa: tutta questa storia non avrebbe alcun motivo di esistere se il discreto tarlo del dubbio, di quando in quando, suggerisse loro che forse non sono così malvagio come loro hanno deciso.

giovedì 3 luglio 2008

L'umorismo delle segreterie telefoniche

Oggi, per motivi di lavoro, ho dovuto chiamare l'helpdesk di una delle società prodotto che trattiamo.
Lavorando nel settore finanziario, in un ufficio in cui ti occupi di verificare che gli ordini dei clienti vadano a buon fine e che i report che servono contengano tutte le informazioni necessarie, può capitare di doversi imbattere in una segreteria o in un risponditore automatico.
Solitamente, le musichette di attesa sono quelle classiche che hanno un po' tutte le ditte: "The enterteiner" (il tema principale della colonna sonora del film "La stangata", adattamento di Marvin Hamlisch della partitura originale di Scott Joplin) o l'"Inno alla gioia" di Beethoven, ma può capitare che ci si imbatta in una ditta con molto senso dell'umorismo.
E' così che oggi mi sono dovuto sorbire (che poi poteva andarmi peggio se il brano fosse stato diverso), per qualcosa come più di un quarto d'ora in due rate, una canzone degli ABBA: "Money, money, money".
Decisamente ironica, come scelta, da parte di una ditta che opera nel settore finanziario producendo fondi di investimento.

Il problema è che ho scoperto una cosa che già sapevo: gli ABBA producevano canzoni "infestanti", per cui ho quell'allegro e dannato ritornello che mi si è inchiodato in testa e non se ne andrà finchè non sarò riuscito a scacciarlo in qualche modo...
La cosa che più mi terrorizza è che sarà maledettamente dura scacciarlo: oggi non sono riuscito a parlare con nessun operatore (nonostante le lunghissime attese musicali) e domani mi toccherà riprovare a chiamarli... ed anche lunedì, se non mi rispondono... ed anche martedì, se non mi rispondono... ed anche mercoledì, se non mi rispondono... and so on...

"Money, money, money"

I work all night, I work all day, to pay the bills I have to pay
Ain't it sad
And still there never seems to be a single penny left for me
That's too bad
In my dreams I have a plan
If I got me a wealthy man
I wouldn't have to work at all, I'd fool around and have a ball

Money, money, money
Must be funny
In the rich man's world
Money, money, money
Always sunny
In the rich man's world
Aha-ahaaa
All the things I could do
If I had a little money
It's a rich man's world

A man like that is hard to find but I can't get him off my mind
Ain't it sad
And if he happens to be free I bet he wouldn't fancy me
That's too bad
So I must leave, I'll have to go
To Las Vegas or Monaco
And win a fortune in a game, my life will never be the same

Money, money, money
Must be funny
In the rich man's world
Money, money, money
Always sunny
In the rich man's world
Aha-ahaaa
All the things I could do
If I had a little money
It's a rich man's world

Money, money, money
Must be funny
In the rich man's world
Money, money, money
Always sunny
In the rich man's world
Aha-ahaaa
All the things I could do
If I had a little money
It's a rich man's world

It's a rich man's world

ABBA - Arrival (1976)

mercoledì 2 luglio 2008

Una canzone inchiodata in testa

E' un paio di giorni che ho una certa canzione in testa eppure non riesco a ricordarmi per intero il testo.
Capita, in fin dei conti, penso più o meno a tutti: si comincia perchè se ne sente un frammento alla radio e poi ci si ritrova a canticchiarla, davvero o solo nella propria testa, ogni volta che non si sta pensando qualcosa... ed a volte anche mentre si sta pensando qualcosa.
La cosa peggiore è che c'è sempre quel verso o due, quella strofa intera, che proprio non ne vuole sapere di tornare fuori, di farsi viva e ripresentarsi a quella memoria che continuamente cerca di rievocarla.
Inevitabilmente, arriva il momento in cui, pur di liberarsi dall'assillante tormentone, si va su Google e si cerca il testo completo.

Io oggi, forse, mi sono liberato di quello di questo paio di giorni...

"Che coss'è l'amor"

Che cos'è l'amor
chiedilo al vento
che sferza il suo lamento sulla ghiaia
del viale del tramonto
all' amaca gelata
che ha perso il suo gazebo
guaire alla stagione andata all'ombra
del lampione san soucì.

Che cos'è l'amor
chiedilo alla porta
alla guardarobiera nera
e al suo romanzo rosa
che sfoglia senza posa
al saluto riverente
del peruviano dondolante
che china il capo al lustro
della settima Polàr.

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
volteggio tutto crocco
sotto i lumi
dell'arco di San Rocco
ma s'appoggi pure volentieri
fino all'alba livida di bruma
che ci asciuga e ci consuma.

Che cos'è l'amor
è un sasso nella scarpa
che punge il passo lento di bolero
con l'amazzone straniera
stringere per finta
un'estranea cavaliera
è il rito di ogni sera
perso al caldo del pois di san soucì.

Che cos'è l'amor
è la Ramona che entra in campo
e come una vaiassa a colpo grosso
te la muove e te la squassa
ha i tacchi alti e il culo basso
la panza nuda e si dimena
scuote la testa da invasata
col consesso
dell'amica sua fidata.

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
vampiro nella vigna
sottrattor nella cucina
son monarca e son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey.

Che cos'è l'amor
è un indirizzo sul comò
di un posto d'oltremare
che è lontano
solo prima d'arrivare
partita sei partita
e mi trovo ricacciato
mio malgrado
nel girone antico
qui dannato
tra gli inferi dei bar.

Che cos'è l'amor
è quello che rimane
da spartirsi e litigarsi nel setaccio
della penultima ora
qualche Estèr da Ravarino
mi permetto di salvare
al suo destino
dalla roulotte ghiacciata
degli immigrati accesi
della banda san soucì.

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
vampiro nella vigna
sottrattor nella cucina
son monarca son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey.
Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
volteggio tutto crocco
sotto i lumi dell'arco di San Rocco
son monarca son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey.

Vinicio Capossela - L'indispensabile (2003)

giovedì 19 giugno 2008

Il male minore

Capita di sentire, o usare, l'espressione "Scegliere il male minore" o qualcosa del genere. In generale, in questi casi si deve scegliere tra due o più opzioni quale sia la meno dannosa, o si deve esprimere una preferenza tra due situazioni entrambe negative.
In questi giorni, quest'espressione mi è tornata in mente quando mi sono ritrovato a chiedermi cosa sia meglio (o comunque, il meno peggio... il male minore, per l'appunto) tra l'essere stupidi e l'essere cattivi. In realtà, forse sarebbe meglio chiamare le cose con il loro nome: coglioni e stronzi.

Il problema si ricollega alla "guerra" in cui sono coinvolto ultimamente: dopo la Battaglia di Bellaria, un nuovo scontro è in corso... chiamiamola pure la Battaglia di Bologna e Saragozza.
Alleati, che non avevo cercato e che si erano schierati di loro sponte, ora si trovano in campo aperto e la battaglia infuria più che mai.
Dispiace un po', in un modo particolare e surreale, non essere più in prima linea, ma l'attacco che il "nemico" sta portando è tanto deciso e fitto che sembra assorbie quasi completamente le sue risorse, anche se, dall'idea che mi sono fatto di loro, sono praticamente certo che piccole azioni di soppiatto siano comunque in corso ai danni dei loro altri avversari, me compreso.
Spiace, due volte di più, che altri si trovino coinvolti nello scontro soprattuto perchè, al di là dei motivo che i nemici hanno contro di loro nello specifico, almeno in parte è anche colpa dello schieramento che hanno scelto.
Resta che c'è una cosa che mi rincuora: tra gli "assaliti" ci sono ufficiali determinati e pronti a dare battaglia fino all'ultimo uomo.

La cosa che più mi sconcerta, comunque, è che per l'ennesima volta, il bersaglio del nemico è qualcuno che avrebbe un suo valore intrinseco non trascurabile, da cui la domanda prima che poi genera tutte le altre considerazioni: si rendono conto che si stanno procurando (o almeno ci stanno provando con ostinazione sconcertante) del danno da soli?
Se non se ne rendono conto, agendo mossi dal sacro fuoco di convinzioni incrollabili ed assunti dogmatici, rientrano nella categoria dei coglioni.
Se se ne rendono conto, agendo nonostante questo e mossi da un preciso calcolo ed una decente pianificazione, rientrano nella categoria degli stronzi.
Cosa sia meno peggio è veramente dura deciderlo, però...

Secondo alcuni, gli idioti, agendo senza una reale comprensione delle conseguenze di quello che fanno, vanno perdonati: le loro azioni vanno al di là del bene e del male visto che gli idioti agiscono sulla base di altri fattori ed a causa di una loro intrinseca incapacità di pianificare scientemente quello che fanno. La loro natura li spinge ad un'azione dalle conseguenze a loro ignote, e di cui si curano poco o nulla, per cui è la loro natura, caso mai, l'unica che si può biasimare.
Personalmente, io non condivido questa visione delle cose: per me sono molto meno peggio i "malvagi" che non i cretini.
L'assunto primo, di chi dice che gli idioti sono meno peggio, è che l'idiozia sia un fattore connaturato alla persona e che sia la sua stessa natura a fargli commettere certi atti... questo però implica che all'idiozia non v'è rimedio, visto che la natura di una persona non può essere drasticamente cambiata: si può cambiarne il modo di pensare, ma non si può cambiare il modo di essere più profondo.
Per questo motivo, preferisco scegliere la cattiveria, il male, come movente per certe azioni: chi le compie mantiene integra la sua dignità.
La persona può commettere un atto di perfidia, di cattiveria, di "stronzagine", ma lo fa perchè persegue uno scopo, un piano, un progetto cui si dedica con determinazione e caparbietà. Chi persegue un piano può cambiarlo, e magari, da qualche parte, ha già previsto i danni che provoca ed ha valutato che il gioco vale la candela. Posso non condividere la sua visione delle cose, posso non apprezzare, comprendere o accettare gli aspetti strategici del suo piano d'azione, ma almeno tutto quanto è sostenuto da decisioni e progetti, da coscienti e consapevoli valutazioni.

Se c'è un piano se ne può discutere, ma se c'è la stupidità, non c'è rimedio.

Parafrasando un proverbio...
Dagli idioti mi guardi Iddio che dai malvagi mi guardo io.

mercoledì 18 giugno 2008

Plantae et circenses

Domenica sono andato a Genova in giornata, giusto per non perdere le buone vecchie abitudini, e facendo un giro alla Fiumara con Fhede siamo entrati da Sanguinetti (un posto che definire una cartoleria è decisamente riduttivo). Mentre giravamo per gli scaffali, ci siamo imbattuti in un espositore di vasetti con, ognuno, un fagiolo con su scritto qualcosa. "Coltiva un pensiero", il nome del prodotto, che una volta piantato ed adeguatamente annaffiato, produce una pianta di fagioli con la scritta che era sul fagiolo riportata su un paio di "foglie".
Non riuscivo a spiegarmi come una semplice incisione e colorazione del fagiolo potesse avere un'effetto del genere, e mi sono messo a fare delle ricerche (lo so, è assurdo farsi domande del genere, ma d'altronde...) scoprendo così che il fagiolo è una pianta che viola il primo principio che ti insegnano quando ti spiegano come crescono le piante alle elementari: il fagiolo (seme), quando genera le radici verso il basso, viene portato dalla crescita di queste al di fuori del terreno (invece che starsene sotto terra e sviluppare radici verso il basso e pianta verso la superficie) per poi "schiudersi" definitivamente e far sviluppare la pianta anche verso l'alto, dove cercherà appoggi da buon rampicante qual'è. Ecco quindi svelato l'arcano: il fagiolo cresciuto riporta la scritta sulle "foglie" perchè quelle foglie altro non sono che il fagiolo-seme che era stato scritto...

Fin qui, una bella scoperta che si potrebbe tranquillamente classificare tra le cose inutili di cui la mia testa straborda, se non fosse che, mentre cercavo informazioni sulla cosa, mi sono imbattuto in un'altra cosa altrettanto bizzarra e che sembra vada di moda (mah...): portachiavi-minipianta.
Si tratta, in pratica, di piccoli cilindretti trasparenti al cui interno si trova una minuscola pianticella con un'infima quantità di terriccio. A quanto pare, il cilindretto ha dei fori tramite i quali si può annaffiare la piantina (si poggia in un piattino d'acqua per qualche minuto al dì) fino a che non viene il momento di travarsa in un vaso più grande e lasciarla libera di crescere alla piena dignità di quella pianta grassa che è (infatti non è un bonsai: nasce con l'obiettivo di crescere tranquillamente).
Nulla di sconvolgente dal punto di vista "tecnico", in fin dei conti è tutto sommato quello che mia madre fa regolarmente quando si procura un rametto di una pianta e la fa diventare una pianta completa (da qualcuno devo non aver ereditato il pollice verde), è curiosa l'idea del portachiavi, ma che ci sia un decente tasso di sopravvivenza delle piantine non mi stupirebbe: si tratta di piante grasse, roba tosta che non si fa mica tanti problemi.

Il fantastico mondo delle piante e dei fiori, alla fine, ritorna anche nella cronaca, più o meno direttamente, sia a livello nazionale che a livello locale.

A livello locale perchè hanno cominciato a circolare le prime simulazioni su come l'architetto Botta propone di ripensare Piazza Roma, sostituendo il piazzale adibito a parcheggio con un'isola pedonale verde... In pratica un bel prato, di fronte all'Accademia, dove il monumento a Menotti si innalzi sulla distesa erbosa e dove (se i necessari accordi arriveranno a compimento) i cadetti si esibiscano, un paio di volte al giorno, in un cambio della guardia.
Ah, ed ovviamente, annesso sito archeologico per visionare le mura romane che hanno ritrovato un paio d'anni fa.
L'idea non mi dispiace, e sinceramente, questo architetto svizzero potrebbe anche candidarsi ad un avvicinamento, nelle mie (non numerose) simpatie relative agli archietti moderni/contemporanei, a Lloyd Wright.

Per quanto riguarda le piante che tornano a livello di cronaca nazionale... beh ci tornano perchè su tutte le prime pagine non si fa altro che parlare di Olanda da un paio di giorni. Non per questioni di politica internazionale, ovviamente, ma per semplici motivi calcistici.
Sia chiaro, io non sono uno che segue regolarmente il calcio (anzi seguo poco gli sport in generale, anche se non disdegno un gran premio di Formula1 o del Motomondiale), ma la nazionale la seguo. Ovviamente, anche se poi forse tanto ovvio non è, cerco di ricordarmi che non sono un esperto di calcio e che quelli che si improvvisano CT da bar sono piuttosto molesti, ma è inevitabile che, qualche commento, scappi anche a me.
Tutti non fanno altro che parlare della bella prestazione della nostra nazionale di ieri (che ha mandato a casuccia loro i cugini transalpini guidati da quel simpaticone di Domenech) e della lezione di correttezza data dalla non-biscottara Olanda.
Della nazionale dei paesi bassi, se devo essere sincero, ho apprezzato il gioco, la velocità e l'impressionante colpo d'occhio che i suoi tifosi sanno generare in uno stadio. Sarà che il colore delle maglie (che, tra l'altro, mi sembra cambi piuttosto di rado rimanendo sempre della stessa tonalità di arancio e con sempre pochi fronzoli) aiuta, ma sanno essere veramente una marea arancione, tutti uniformi e tutti compatti... I nostri supporter sono molto più variegati (con una maglia della nazionale nuova ogni anno o due, mi stupirei del contrario) e per questo molto meno "notevoli".
Al di là dell'impressione ottica, comunque, mi è piaciuta anche la nostra nazionale, ieri sera, che finalmente ha messo più testa, cuore e gambe in quello che faceva. Spiace per Toni, ancora a digiuno di goal nonostante abbia meritato, ma fa tanto piacere per Donadoni... Riuscirà a non essere più costantemente a rischio, ora che ha passato il primo turno?
Ovviamente no, ma in fin dei conti ci sta: noi italiani siamo così (purtroppo) ed i nostri giornalisti sportivi non potrebbero essere da meno.

Una cosa molto interessante da notare è che i notiziari, bene o male, sono chiusi per Europei: le notizie su quello che accade nel mondo ed in casa nostra (con il nostro innefabile premier, ed i suoi side-kick di governo, che ne combina una meglio dell'altra ogni giorno) filtrano a mala pena tra i commenti degli esperti della palla pezzata.
Per carità, ci sta tutto: qualche buona notizia dal rettangolo erboso è sicuramente meglio che qualche brutta notizia dall'emiciclo parlamentare... Sinceramente, chi si lamenta per come sono strutturati i TG ed i giornali, forse, dovrebbe ricordare dove sta... e chiedersi se altrove non è la stessa cosa.
Alla vigilia del "derby" Francia - Italia, il Cavaliere ed il Sarcò hanno lanciato, ognuno a casa sua, alcune belle trovate, probabilmente certi che l'attenzione di tutti fosse presa da altro (e anche certi di avere i numeri parlamentari per fare un po' quello che gli pare...), quindi viene da pensare, ancora una volta, che alla fine tutto il mondo è paese.
I politicanti, un po' ovunque, lo sanno come funziona e sanno bene che, in fin dei conti, siamo tutti un po' antichi romani: all'epoca dei cesari ci si distraeva, per dirla con Giovenale, con "Panem et circenses"... Ora che il pane costa troppo, ci accontentiamo dei "circenses"... E poco importa chi è l'imperatore sulle monete...

mercoledì 11 giugno 2008

Il creativo creatore

Io sono un giocatore e cerco di essere anche un creativo.

Chi mi conosce, sa che se c'è una cosa che faccio e che per me è vitale, più o meno come respirare, è giocare.
Certo, questo non mi fa apparire come una persona seria, specie man mano che l'età aumenta, ma io non ho mai preteso di essere una persona "per bene". Anzi, a dirla un po' tutta, le persone "per bene" a volte mi spaventano anche un po'... ed il più delle volte sono quelle che mi sembrano meno "normali" (ammesso che questo aggettivo, applicato alle persone, abbia mai avuto o sia destinato mai ad avere un senso).

Comunque sia, io sono un giocatore e cerco anche di essere un creativo, sia nel senso che i giochi mi piace anche crearli, sia nel senso che, soprattutto quando gioco di ruolo, mi piace trasformare le mie idee in vicende narrative.
C'è poi da dire, che creare vicende e ambientazioni, bene o male, è un po' il pane quotidiano di un master di gioco di ruolo... resta che da ieri sera, in una parte della mia testa, si è messo alla scrivania un omino che sta cominciando a lavorare a cartine, schemi e tabelle.

Con il gruppo di amici con cui gioco di ruolo il martedì, infatti, è venuta fuori l'idea, per quando avranno completato l'avventura del gioco di ruolo dei Manga che gli sto facendo giocare, di provare a passare ad un'ambientazione fantasy... e di provare ad adottare come sistema di gioco una versione fantasy del sistema ALEA (Apparato Ludico Extra Ambientazione) di cui sono uno degli autori.
La trasposizione fantasy del sistema è un'idea che è venuta fuori qualche mese fa, parlando tra di noi autori alla scorsa Reunion, ed ora come ora, nonostante sia al lavoro per la realizzazione del secondo manuale dell'ALEA:EST (che speriamo di far uscire per i primi di novembre a Lucca Comics & Games) e dello Schermo del GR (lo schermo del master che contiamo di far uscire per Play a Modena a fine settembre), una parte delle mie risorse creative si è già incanalata sulla strutturazione e regolamentazione di quegli aspetti del gioco che, praticamente indispensabili in un'ambientazione fantasy, non erano state integrate nella prima ambientazione (la Espansione Star Trek della prima serie di manuali già in circolazione).

Vedremo che cosa ne viene fuori, ma visto che sono fermamente convinto che il sistema che abbiamo creato sia ben strutturato e "robusto", sono ottimista sul fatto che le versioni concepite per ambientazioni differenti non possano essere affatto male.

domenica 8 giugno 2008

Il Grande Fratello ti osserva!

Londra, 4 aprile 1984
Erm, no, il luogo è giusto ma non la data...

La notizia l'ho sentita oggi al TG2 all'ora di pranzo: a Londra ed in tutta l'Inghilterra, le telecamere per la sorveglianza crescono come funghi, tanto che nella capitale si stima ci sia una telecamera ogni, circa, 14 abitanti.
In alcune parti del paese, sono state installate delle telecamere equipaggiate con altoparlanti e collegate con le centrali dove vengono monitorate, tanto che se qualcuno viene sorpreso a commettere qualche cosa di sbagliato (andare in bici in una pedonale, gettare a terra una cartaccia e cose del genere...) una voce dall'alto lo richiama all'ordine.
Certo, sempre più crimini vengono risolti grazie alle telecamere di sorveglianza, ma il nostro amico baffino (il buon Grande Fratello di orwelliana memoria) ogni giorno si fa più presente, più pronto a tappezzare il mondo con i suoi manifesti "Il Grande Fratello ti osserva".

Ovviamente, c'è una sorta di ironico senso poetico nel fatto che il paese più "osservato" sia proprio l'Inghilterra, quella "Pista Prima" che Orwell aveva messo al centro del suo romanzo praticamente 50 anni fa (il romanzo è da tutti riconosciuto come un'opera datata 1948, anche perchè la data in cui si svolge è strettamente legata a quella in cui è stato scritto, ma è stato pubblicato nel 1949, almeno secondo la buona vecchia Wikipedia).
E' altrettanto ironico che (come non ha mancato di far notare l'inviato da Londra del TG) nel circondario della casa dove Orwell visse ci siano 32 telecamere.

C'è solo una cosa che rende il quadro meno perfetto: i laburisti sono in crisi nella bianca Albione... Peccato: con il Partito strettamente al comando, ed il SocIng (Socialismo Inglese) dottrina politica dominante, sarebbe stato molto più divertente, ma va bene anche così.

Da quello che ho capito, comunque, gli inglesi (presente? gli inventori del concetto di privacy...) non sembrano avere particolari preoccupazioni per la piega che stanno prendendo le cose: i vantaggi che l'osservazione continua porta, in termini di ordine pubblico e sicurezza, sono per ora ancora tali da non far gridare allo scandalo e non far paventare la violazione del sacro diritto a farsi i fatti propri.

Che cosa curiosa: da noi, dove la cultura della privacy è ancora giovane (e le norme relative sono scarse, male organizzare e peggio ancora attuate), qualcuno già fa tintinnare le manette in faccia ai giudici che usano le intercettazioni nelle indagini... e lo fa parlando alla gente di Confindustria (con un mezzo fiasco di battuta: dopo aver premesso che, nelle piazze della recente campagna elettorale, sempre chiedeva che si alzassero le mani di chi temeva, ogni volta che telefonava, che qualcuno lo stesse spiando e nugoli di mani si levavano al cielo, ha ripetuto il test con gli industriali, convinto che l'intera platea avrebbe seguito l'esempio dei cittadini comuni... peccato che le mani alzatesi fossero pochissime...), quando, nel giro di poche ore, alleati ed avversari criticano l'idea.

Ma in fin dei conti, se l'Inghilterra è ancora (già?) al 1984, noi forse siamo un po' fuori linea con i tempi, tutto qui...

giovedì 5 giugno 2008

Arancio vs Blu: 7 - 7

E' ANDATAAAAAAAAA!!!

Il mio primo match, il saggio del primo anno di Impropongo di Modena, è andato!
Voglio bene a tutto e tutti... alle tavole di quel palco, alle luci, alle musichette, al caldo di ieri sera, al pubblico che rideva ed ad ogni singolo istante di quelle bellissimi e terribile ore prima, durante e dopo.

Voglio bene ad ognuno degli Arancio, la squadra di cui mi sono trovato ad essere capitano (ed ancora non ho capito come o perchè... ma certi misteri è meglio non indagarli troppo): Simone, Francesco, Micol, Barbara e la mia vice-capitana Eleonora, nonchè nostra coreografa degli stacchetti (troppo brava perchè l'orso scoordinato che c'è in me riuscisse a tenere il tempo con il resto della squadra).
E voglio bene a tutti i Blu, che sono fratelli e compagni d'avventure prima che avversari in gara: Antonio, Cesare, Gianpiero, Carlotta, Silvia, il vice-capitano Simone e la mia parigrado Patrizia.
E voglio bene ai nostri insegnanti per tutto l'anno di corso, nonchè coach (Federica ed il sommo Roberto) e arbitro (Marco).

Ogni momento della giornata di ieri vale come mille... un milione... un'infinità di giornate ordinarie. Ogni momento di quella giornata straordinaria trascende il fatto di potersi esprimere a parole e, nonostante solo ieri ci fossero momenti che apparivano terribili, come la tensione nel pomeriggio prima di arrivare sul posto, oggi quei momenti sono qualcosa cui non rinuncerei per nulla al mondo.
La tensione dell'intera giornata, che cresceva ad ogni minuto, l'arrivo a La Tenda, la vestizione, l'allestimento della sala, la predisposizione delle squadre e l'identificazione dei capitani, la distribuzione delle maglie, il primo riscaldamento, l'attesa con il momento "poetico" e quello "catartico" e poi la chiamata sul palco, il riscaldamento (con la "Cartolina" di Monopoli, la "Copertina" di "The dark side of the moon" e la "Locandina" di "Ritorno al Futuro" seguite dalle Montagne russe) e poi di nuovo lo spogliatoio e la presentazione delle squadre con il via alla gara.

Della sfida in sè e per sè riscordo relativamente i particolari... bene o male riesco a ricostruire quasi tutti i temi ed i generi delle improvvisazioni fatte, ma se devo dire in che ordine erano...
Sì, so che siamo partiti con una mista libera e che siamo arrivati alla mista con gli esercizi di stile e che grosso modo dovremmo aver fatto
- mista libera "La ronda delle casalinghe"
- mista libera "Gli angeli del valzer"
- mista libera "La vita segreta del lattaio"
- mista buzzer "La locanda degli imboscati"
- comparata libera "Pezzi mancanti"
- comparata libera con tema imposto dal coach avversario (e vigliacco se mi ricordo il nostro o il loro...)
- comparata (Telecronaca sportiva per gli Arancio e Documentario scientifico per i Blu) "L'imbarazzo della scelta"
- comparata tempo a scalare "Cenerentola" per gli Arancio e "Biancaneve" per i Blu
- comparata (Teatro per Bambini per gli Arancio e Strappalacrime per i Blu) "Rischio calcolato"
- mista con cambio di emozione "Un vernissage particolare"
- mista con tema dopo 2 minuti "Colpo di stato in Patagonia"
- mista con scambio di personaggio "Crisi mistica"
- mista con esercizi di stile ("Lezioni di inglese", "Invecchiata", "Bambini", "Cartoni animati giapponesi") dicuiperòpropriononriescoaricordareiltema...
L'ordine non importa, così come importa relativamente se ho dimenticato qualcosa... quello che importa è che ogni atomo del nostro essere, di tutti e tredici, era energia pura.
Nelle nostre vene scorreva adrenalina con minime tracce di sangue, nei nostri cervelli volavano idee assurde che i nostri corpi hanno messo in scena, le nostre voci erano strumenti dell'assurdo e noi siamo stati, per non saprei neanche di preciso quante ore, divinità che giocano con ogni elemento del mondo, sè stessi compresi.

Le risate, gli applausi, i commenti entusiastici di amici e degli amici degli altri, i fischi dell'arbitro ed il terribile ronzare del buzzer, i consigli dei coach (entrambi), i commenti del maestro di cerimonie (impareggiabile) i nostri gesti, i nostri abbracci, i nostri stessi applausi e le nostre grida per caricarci e per scaricare la tensione... tutto questo è il regalo di Natale che ti arriva a inizio giugno, il colpo di fulmine proprio quando non volevi più avere storie, il premio che vinci ad una gara in cui sei principiante... Tutto questo è il giorno più bello che potessi immaginare, dove tutto è andato bene, tutto (anche quello che abbiamo sbagliato) ha servito allo scopo di far ridere e farci ridere.

Dopo il divertimento dato e ricevuto, quando l'adrenalina cominciava a ritirarsi un po', già ieri sera cominciava a farsi strada un po' di logica e raziocinio: ho dato troppo le spalle al pubblico, ho perso troppo il personaggio negli scambi con Antonio, questo si poteva fare meglio, quello c'era venuto meglio quando lo facevamo a lezione, quell'altro non c'era mai riuscito così bene... ma poco importa: lasciamo la logica da parte ancora per un po'.
Ci sarà tempo per analizzare gli errori e correggersi, ci sarà tempo per dare la caccia alle riprese e, con un gesto di coraggio che difficilmente si potrà fare a cuor leggero, provare a guardare che cosa si è fatto per analizzare le cose sbagliate e che le cose da cambiare, ci sarà tempo e ci sarà anche tutto un secondo anno per migliorare, ed un nuovo saggio dove spaccare, e tanto altro davanti.

Per ora, c'è ieri: troppo bello ed emozionante per non riuscire a cancellare con un colpo netto ogni brutta mail letta, ogni ricordo delle lotte futili e puerili cui sono in mezzo, ogni brutto momento, commento velenoso e malignità ricevuta da altri, da persone che non mi conoscono e che non ammetterebbero che so fare qualcosa di buono neanche ne andasse della loro stessa vita.
Per ora c'è ieri e le risate nostre e del pubblico, e soprattutto l'energia che è lì, che cerca di tornare fuori, che cerca di farsi nuovamente strada, che vuole prendere nuovamente il controllo e trovare uno sfogo in un gesto, in un accento, in un momento di pura follia.
Per ora c'è ieri e le ore stupende, gli amici fantastici, il regalo di ogni risata, di ogni pacca, di ogni lacrima, di ogni salto, di ogni abbraccio, di ogni urlo, di ogni applauso, di ogni incitamento, di ogni consiglio, di ogni fallo, di ogni idea usata, di ogni idea non usata...
Per ora c'è ieri ed una gara pareggiata, sacrosanto così, ed una serie di momenti con amici che non avevi fino a qualche mese fa e che ora non potresti farne a meno perchè sai che sono matti come te e sei un pesce tra altri pesci... una Giraffa tra altre Giraffe...
Per ora c'è ieri e ci sono gli insegnanti cui vorresti poter dedicare un monumento equestre... e ti chiedi se saresti credibile come cavallo e chi potresti tenere in spalle per fare il cavaliere rampante improvvisandoglielo così al volo la prossima volta che li vedi...

Per ora c'è ieri... e ci sarà per sempre...