lunedì 3 dicembre 2007

Il primo giorno

Oggi è stato il mio primo giorno di lavoro... e non mi sembra sia andato affatto male.

Ho conosciuto gli altri tecnici con cui lavorerò, non tutti, ma quasi. Hanno l'aria di essere un gruppo sufficientemente surreale.
Ho fatto i miei primi interventi tecnici, ma di concreto ho concluso poco: tra medici che non si riesce a pescarli nel loro ufficio per configurargli la posta elettronica e computer dove l'account dell'amministratore "standard" non viene riconosciuto, è stata un po' dura riuscire a chiudere gli interventi, ma l'importante è che tutti gli insuccessi non siano dipendenti dalla mia volontà... o incapacità.
Per il resto... il problema principale è trovare i luoghi dove è necessario andare: il Policlinico è un labirinto a molti livelli, una specie di portaerei dove si può passare da un qualunque punto ad un altro senza mai andare in superficie ma, a tratti, per andare dal punto A al punto B sullo stesso piano, il percorso più semplice prevede un paio di passaggi da un livello all'altro... Certo, anche in questo caso mi hanno detto tutti chiaramente che ci vogliono settimane, o mesi, per riuscire ad orientarsi senza difficoltà in quel dedalo di corridoi, stanze e passaggi, e la cosa mi rincuora non poco.
Altra nota positiva il fatto di poter continuare a passare in Dipartimento a prendere il caffè (loro) con i soliti soggetti... Fa sempre piacere non perdere le buone abitudini.

Domani mi attende la seconda giornata.
Spero che al, più che discreto, primo giorno faccia seguito una lunga sequenza di giornate positive... E' ancora presto per dirlo, ma sperare è pur sempre un diritto.

domenica 2 dicembre 2007

Il risveglio delle tenebre

Giovedì sera, quando ero a Genova, sono andato al cinema con la mia Fhede.
Siamo andati a vedere "Il risveglio delle tenebre" e mi è piaciuto.
Il film è un fantasy un po' particolare che mischia un po' di idee, ma non è sviluppato male.
Carino... Non lo definirei il nuovo "Signore degli Anelli", ma comunque caruccio.

Tra le perle più notevoli del film, quasi sicuramente, metterei l'interpretazione di Christopher Eccleston che interpreta "Il Cavaliere".
Eccleston è un genio scoppiato: è stato il nono "Doctor Who" e, con la sua capacità di assumere a comando un'espressione completamente aliena ed alienata, è assolutamente incredibile.
Non sono riuscito a trattanermi quando, con la faccia tipica de "Il Dottore" compare nel film interpretando "Il Dottore", il medico del paese in cui si svolge la vicenda che, per caso o per scelta, non ha un nome di battesimo.

A parte Eccleston, comunque, pregevoli alcune idee presenti nel film anche se, volendo, un venti minuti in più per dettagliare meglio alcuni aspetti della vicenda ci potevano stare, ma anche così è un gradevole passatempo: non una mattonata intellettualoide, ma un gradevole filmetto "fantasy" con uno scontro tra il bene ed il male senza troppe pretese. Un film caruccio che passa bene e che si lascia guardare senza la pretesa di essere un capolavoro, ma che alla fine ha comunque il suo bel perchè.

sabato 1 dicembre 2007

L'invidia e la furia

Stamattina stavo navigando passando da Google quando sono incappato in una sequenza improbabile di link, come spesso accade quando si naviga in internet.
Tutto è partito quando sono inciampato in un sito di quelli che pubblicano foto di star e starlette... mi aveva colpito il nome del sito: "Beati loro - Il portale degli invidiati d'Italia".
Sono rimasto interdetto nel notare la dicitura "invidiati", che tra l'altro mi aveva fatto pensare a dirigenti, imprenditori, politici e manager... D'accordo, si tratta di celebrità, o presunte tali, ma "invidiati d'Italia"? Mi ha subito dato l'idea di essere una dicitura un po' eccessiva...
Ciò nonostante, il mio pellegrinare ozioso tra pagine web mi ha portato ad una pagina di Tiscali che parlava di spettacolo. Si trattava di una pagina di news del settore piuttosto vecchia che parlava di Paris Hilton.
La notizia in sè non era nulla di che: si parlava dell'uscita del secondo video tratto dal primo CD cantato dall'ereditiera. Quello che ha attirato la mia attenzione era la sezione della pagina che costituiva lo spazio per lasciare commenti sulla notizia: un commento entusiastico di una persona ed un'intera salva di insulti all'indirizzo della Hilton proveniente dal resto degli autori.
Sia chiaro, era la Hilton ma avrebbe potuto essere la Lohan o qualunque altro soggetto assimilabile: i discorsi sarebbero stati certamente gli stessi...
Le considerazioni sulla sua moralità, le sue abitudini sessuali e la sua intelligenza erano tutto fuorchè edificanti, ma la cosa che più mi ha stupito è stata la vera furia che traspariva da alcuni di quei commenti.
A prescindere dal fatto che sono fermamente convinto che la Hilton "ci faccia", visto che riesce a gestire la sua immagine ed a marciare sul fatto che parlano male di lei tanto bene da guadagnare in un anno più del PIL di alcuni stati africani, non riesco a capire che senso abbia incattivirsi a quel modo.
Una sola cosa capisco ancora meno: che senso ha sperare il tempo necessario per scrivere un commento in cui si afferma che il fatto stesso che un soggetto del genere sia ricco e famoso è un'offesa all'intelligenza delle persone ed una cosa vergognosa, un segnale di quanto sia malata la nostra società...
Personalmente, ben più grave del successo e della notorietà della Hilton, e delle altre sue simili, trovo il fatto che la gente si incattivisca così ferocemente contro di lei... A che pro?
E poi, se la società è malata, per come la vedo io, lo si capisce dalla furia di certi commenti, non dal successo o meno di certi soggetti... ma magari mi sbaglierò...

venerdì 30 novembre 2007

Scioperi

Generalmente posso comprendere le motivazioni che spingono uno o più sindataci ad indire uno sciopero. Posso essere anche solidale con le categorie che portano avanti delle rivendicazioni. Posso comprendere che l'idea di base di uno sciopero è quella di arrecare un danno all'azienda.
Ci sono però un paio di cose che fatico a comprendere degli scioperi.

Oggi scioperavano i lavoratori del trasporto pubblico.
La protesta, era contro dei tagli presenti in finanziaria ai finanziamenti statali al trasporto pubblico... Non questionerò sulla cosa perchè ho un'opinione in proposito che mi sono formato un po' al volo e perchè non sono informato dei particolari, ma non posso fare a meno di notare come, nel giorno dello sciopero, si faccia sempre un gran parlare di numeri delle adesioni, ma del perchè se ne parli sempre troppo poco.
Se la portesta è contro un provvedimento tanto generale, comunque, posso accettare un po' di più il modo di fare sciopero: arrecare un danno agli utenti significa colpire l'autore del provvedimento, lo stato, in maniera indiretta... un po' troppo indiretta...

Quello che mi chiedo è perchè, quando lo sciopero è per un rinnovo contrattuale e quindi la controparte è l'impresa, per arrecare un danno all'azienda, i lavorati del trasporto pubblico debbano arrecare un danno molto più grande agli utenti.
Solitamente classifico la cosa come un modo per colpire l'azienda attraverso le proteste degli utenti che vengono messi in difficoltà, ma come sistema è un po' fallimentare: la gente o protesta, a mio avviso insensatamente, con il primo operatore che gli capita davanti, o si rassegna ed aspetta pazientemente. Altre volte penso che si faccia questo tipo di azione per cercare di attirare la solidarietà degli utenti, ma anche qui si fa fatica un bel po': se io arrivo a casa un'ora dopo del previsto perchè il mio treno, che doveva partire da Genova un'ora dopo la fine dello sciopero, è stato soppresso ed io mi sono dovuto riciclare con un altro mezzo pagando sette euro di differenza, non vi stupirà se di solidale ho ben poco.

Allora mi chiedo, non sarebbe più efficiente uno sciopero, per colpire la controparte contrattuale, più simile al modo di scioperare dei casellanti?
I lavoratori del trasporto pubblico non arrecherebbero un maggiore danno all'azienda, sollevando per altro maggiore solidarietà sociale, lavorando regolarmente ma senza far pagare nulla alla gente?
L'azienda sosterrebbe i costi di mezzi in movimento, personale al lavoro e tutto il resto, ma senza l'introito corrispondente... non sarebbe più efficiente come modo per colpire "il padrone"?
Capisco che se uno sciopera, per il nostro modo di pensare, una gran voglia di andare a lavorare lo stesso non ce l'ha, ma se poi la gente non è solitadale con il vostro problema non vi stupite...

giovedì 29 novembre 2007

Lavoro, lavoro, lavoro...

Ho trovato un lavoro!!!

Da lunedì comincerò a lavorare al Policlinico come tecnico hardware e software.
La cosa è stata un po' rocambolesca: la ditta mi aveva prospettato, poco più di un mese fa, una possibilità in un altro posto che coprono con l'assistenza; mi avevano detto che mi avrebbero fatto sapere entro il quindici di novembre, ma a ieri non si era ancora fatto vivo nessuno.

Stamattina, mi telefona il tizio con cui avevo fatto il colloquio e mi chiede se sono ancora interessato. Quando gli dico di sì, mi informa che non riesce a sentire il presidente per farsi dare il via libera per l'assunzione, ma che probabilmente verrà dato, e quindi mi chiede se potrei andare a concordare i dettagli da loro lunedì per cominciare poi da martedì. Gli dico che non c'è problema e ci mettiamo d'accordo per un orario.
Passano dieci minuti e mi richiama dicendomi che è riuscito a sentire il presidente: gli ha dato il via libera all'assunzione immediata e se potessi passare da lui in giornata o l'indomani si potrebbero fare tutte le scartoffie per cominciare fin da lunedì. Io mi stavo preparando per andare a Genova, quindi gli dico che ho qualche difficoltà. Per tutta risposta mi dice che i dettagli li possiamo anche concordare telefonicamente, l'importante è cominciare lunedì.
Arrivo in stazione e ci sentiamo, fissiamo i dettagli e mi chiede dei dati da fargli avere via mail.

Detto fatto: lunedì attacco alle 08:00/08:15...

E dire che un paio di giorni fa cominciavo ad essere un po' a disagio per il fatto che praticamente nessuno rispondeva ai miei curriculum...

mercoledì 28 novembre 2007

Inventari improbabili

Oggi ho attaccato degli adesivi nel laboratorio dove "campeggio" in attesa di trovare un lavoro. Si trattava delle etichette adesive relative all'iscrizione in inventario di alcuni acquisti di strumenti fatti lo scorso giugno.

A prescindere dal fatto che cinque mesi per iscrivere in inventario tre elementi hardware mi sembrano un tempo non trascurabile, io ho dovuto attaccare cinque etichette.

Normalmente verrebbe da pensare che ci dovrebbero essere tante etichette quanti sono gli elementi da inventariare... questo è quello che suggerisce il buon senso, ma io mi sono ritrovato a veder iscritto in inventario anche le spese di spedizione del materiale e le spese di installazione!
Quasi non ci volevo credere: mettere in inventario, e quindi stampare le relative etichette identificative, di ogni singolo elemento che compariva sulla fattura del fornitore... ma può essere sensato?
E come se non bastasse, di uno "starter kit" costituito da una componente hardware e software è stato inventariato solo l'hardware... che si è trovato in allegato spese di spedizione e di installazione.

Non so se una cosa del genere è la conseguenza di un notevole attimo di distrazione di un impiegato troppo annoiato per fare caso dettagliatamente a quello che combinava o di un surreale regolamento burocratico che ha imposto questo tipo di comportamento, ma in entrambi i casi viene da iscrivere il tutto nel grande elenco delle assurdità del mondo burocratico.

martedì 27 novembre 2007

L'unità nazionale

... Noi siamo da secoli
calpestati, derisi,
perchè non siam popolo,
perchè siam divisi ...
Goffredo Mameli
Il canto degli italiani (Fratelli d'Italia)

Buon Mameli... lui sì che la sapeva lunga; lui sì che è stato profeta in patria.
Lui parlava di divisioni politiche dovute alla presenza di mille staterelli in Italia, sperava che l'unità si facesse, confidava che gli italiani diventassero un unico popolo e l'Italia una nazione unita.
L'unità s'è fatta.
S'è fatta sulle cartine, col tempo s'è fatta nella lingua, s'è fatta nel modo di consumare, ma non s'è fatta nel modo di sentire. Da certi punti di vista, gli italiani erano più uniti quando erano divisi: erano più uniti quando ad unirli c'era una serie di nemici che ora che sono una nazione sola.
Ed alla fine, se uno ci pensa, è proprio così: finchè si ha un nemico contro cui coalizzarsi, ha senso unirsi, ma quando il nemico comune non c'è, il nemico diventa il vicino di casa, ognuno il suo.
Eppure...

Eppure tra la settimana scorsa e questa si è generato ancora una volta quel moto di unità: è sorto un comune nemico e tutti ci siamo uniti sotto una sola bandiera, pronti a dare battaglia, pronti a stringerci "a coorte".
L'assurdo è che il nemico comune è proprio uno di quei Savoia che l'unità l'hanno fatta...

Non sono il primo a dirlo, al contrario, tutti i comici di questi tempi lo hanno notato: è accaduto il miracolo della rinnovata unità nazionale per la cosmica cazzata della richiesta di risarcimento danni da parte dei nostri coronati Savoia.
Ma dico io... Volete 260.000.000 (duecentosessantamilioni!!!) di euro di danni morali per l'esilio?
Facciamo che voi ci pagate i danni dovuti all'incapacità di nonno vostro e si può fare.
Facciamo che i Savoia si accollano le spese sostenute dall'Italia per i danni subiti a causa del fatto che il buon Vittorietto III era un incapace? Facciamo che vi sostenete di tasca vostra i risarcimenti di guerra che abbiamo dovuto pagare, visto che la firma in calce alle dichiarazioni era quella del parente vostro?
Se ci state, per me poi vi risarciamo anche di quei 260.000.000 (duecentosessantamilioni!!!). E sono buono che non vi chiedo di pagare anche i danni morali dovuti all'incapacità del reuccio: su quelli sorvoliamo.
Ma ti pare che con tante cose serie che ci stanno a 'sto mondo, devono saltare fuori 'sti due cretini di babbo e figlio con un'idiozia di queste dimensioni cosmiche?

Che poi, a volerci ben guardare, io non sarei neanche anti-monarchico: teste coronate e titoli nobiliari, se li privi di valenza politica e di reale potere che nel nostro ordinamento non avrebbero un senso, fanno anche la loro bella figura. Abbiamo secoli di tradizioni di ducati, marchesati, baronie... Tanti bei titoli da poter utilizzare e che darebbero quel tono di austerità in più.
Poi, magari un commendatore, che sia anche duca, se lo prende anche a cuore quel titolo e ce lo mette un po' di quello spirito di nobiltà che è anche positivo.
Ma bisognerebbe avere le persone giuste ai vertici della struttura.
Con quelli che abbiamo a mano...
Ma per favore! Piuttosto che Vittorio Emanuale meglio Sbirulino!!!

lunedì 26 novembre 2007

Lo zio

Da ieri alle 21.09 sono uno zio.
E' nato Elia, mio nipote, e sono felice per mio fratello e mia cognata.
E' un ragazzottino con le orecchie, i capelli e le ciglia tipiche della famiglia.

C'è da dire che non condivido la frenesia dei miei genitori, ma a parte quello...
D'accordo, anche io ieri ero in apprensione e chiedevo informazioni sullo stato di avanzamento dei "lavori", ma quando i miei sono partiti alla volta dell'ospedale ieri sera alle otto io non sono andato: che utilità poteva avere la mia presenza?
Certo, capisco i miei genitori: la loro posizione di neo-nonni implica automaticamente questo tipo di reazione, ma rimango un po' perplesso...

Un'altra cosa che mi lascia un po' così è il fatto che i miei, ed i consuoceri, hanno appeso il classico fiocco azzurro... ma non dovrebbero appenderlo i neo-genitori?

domenica 25 novembre 2007

La convention ed i suoi postumi

Ogni convention è una storia a sè.
Ogni convention è un insieme di eventi e di momenti diversi, unici.
Ogni convention è una serie ininterrotta di eventi e momenti come quelli di tante altre convention eppure sempre un po' diversi.
La settimana scorsa ero alla Reunion 2007... sono stato via tre giorni, ho dato una mano come potevo, ho fatto quanto era possibile fare nel mio settore di collaborazione... e sono molto soddisfatto.
Abbiamo giocato, abbiamo fatto giocare, abbiamo continuato a fare il nostro lavoro.
Abbiamo assistito agli incontri, abbiamo fatto le sessioni autografi e le sessioni fotografiche... insomma, abbiamo fatto tutto quello che facciamo ogni convention, quello che fanno anche tutti gli utenti.
Eppure, noi collaboratori, abbiamo fatto anche qualcosa di più: abbiamo dato una mano portando le nostre abilità, o quantomeno la nostra voglia di fare, per far riuscire una convention. Un gruppo di non professionisti ha fatto quello che poteva, e la Reunion è riucita.
Anche quest'anno, come ad ogni convention da qualche anno a questa parte, abbiamo onorato lo spirito delle convention passate con il girotondo finale dei collaboratori. Come sempre, non c'erano tutti i collaboratori, ma una rappresentanza delle diverse sezioni c'era... e quest anno c'erano anche i rappresentanti dei due club, oltre lo STIC, con cui la convention è stata organizzata: Moonbase1999 e FarScape Italian Club. Come ogni anno, da quando questa cosa è diventata una mia tradizione da onorare, sono stato entusiasta dell'euforia dei partecipanti al girotondo e sono stato contento per lo spirito che quel girotondo rappresenta.

La convention, però, non è solo bei momenti e cose positive: la convention è anche una serie di giorni di lavoro ed una serie di giorni in cui io "perdo il ritmo".
Dopo ogni convention torno a casa e mi ritrovo con degli arretrati di cose da fare che hanno la brillante idea di spuntare dal nulla in quei giorni ammassandosi ad un ritmo surreale.
Dopo ogni convention, al mio ritorno, passano alcuni giorni prima che le cose riprendano il loro ritmo normale: passano alcuni giorni prima che io riesca a riprendere l'andatura. Il numero di giorni necessario è sempre abbastanza casuale, e tipicamente non ci sono due convention uguali da quel punto di vista.

E' passata una settimana dalla convention.
So per certo di non aver ancora ripreso il ritmo completamente.
Ancora non so quanto tempo mi servirà ancora e, se devo essere sincero, tremo un po' all'idea di scoprirlo, ciò nonostante, voglio cercare di riprendere l'andatura a partire dalle piccole cose.
Magari un approccio più sistematico aiuterebbe di più, ma visto che io sistematico, in queste cose, non sono, perchè provare a diventarlo senza speranza?
Vedrò come va, ma per ora, mi limito a fare quel che si può...

mercoledì 14 novembre 2007

Anonimato

L'anonimato non mi riesce.
Qualche volta ho provato ad omettere la mia identità in rete, in particolare su LoD cercando di interpretare dei personaggi senza dichiarare apertamente se avessi altri personaggi e chi fossero, ma la gente mi riconosce lo stesso. Non so se è perchè ho un modo particolare di scrivere, se uso gli smile in maniera peculiare, se non cerco l'anonimato mai con vera convinzione o se c'è qualche altro motivo, ma resta che bene o male vengo riconosciuto.
C'è però chi vuole, prova e riesce a non farsi identificare.
Non che sia impossibile su internet, anzi, se c'è un ambiente in cui è facile è proprio la rete, però, quello che mi chiedo veramente è chi, e perchè, vuole restare anonimo?
Non lo so... voglio dire... i nomi sono importanti. I nomi danno sostanza alle cose, danno potere sulle cose e le persone.
Ci sono millenni di leggende, di superstizioni e di tradizioni magiche riguardo il potere dei nomi: Adamo ricevette potere sul creato ricevendo facoltà di dare nome alle cose ed alle creature; folletti malevoli e demoni minori potevano essere legati alla volontà di qualcuno scoprendone il nome; streghe e fattucchiere potevano ammaliare, incantare o maledire sapendo il vero nome (il nome di battesimo) di qualcuno. Un nome falso, uno pseudonimo, un "nome di battaglia" era la protezione in questi casi. Non ci si spogliava di ogni identità, semplicemente ci si camuffava. Non si perdeva la propria sostanza, la propria essenza, semplicemente la si rendeva più difficile da riconoscere e raggiungere.
Il vero nome di qualcuno o qualcosa gli conferisce sostanza, identità, realtà.
Eppure c'è gente che rinuncia ad un nome, ad un'identità.
Personalmente non riesco a farlo: non so perchè, ma preferisco adottare una falsa identità piuttosto che privarmi di ogni nome. Preferisco adottare uno pseudonimo, inventare un nome, camuffare la mia identità pur conservandone una. Preferisco essere Nessuno, piuttosto che un nessuno.
Chi sceglie di essere una non identità, di non avere un nome, di spogliarsi di ogni sostanza, perchè lo fa?
Chi rinuncia ad ogni nome, rinuncia anche ad essere realmente? E se sì, perchè qualcuno preferisce non essere, piuttosto che essere qualcuno che non è?

martedì 13 novembre 2007

La piaga del secolo

E' una dicitura alquanto comune quella di "piaga del secolo": si associa senza grossi problemi a praticamente qualunque sciagura e disgrazia.
Malattie? Abbiamo AIDS, cancro, ecc...
Settore sociale? Povertà, emigrazione, ecc...
Eppure, per come la vedo io, c'è un altro paio di vere e proprie piaghe del secolo cui solo raramente si pensa. Oh, sia chiaro, si tratta di cose di importanza e drammaticità molto minore rispetto a quelle di cui sopra, ma nonostante questo ci sono, e mi disturbano non poco.
Giusto così, tanto per dire, mi viene in mente la maleducazione, in preoccupante e costante espansione, l'arroganza, che parimenti continua a crescere ogni giorni di più e che quasi mai si appoggia su reali meriti, e ultima, ma non meno importante anche perchè spesso è la motivazione delle altre due, l'idiozia.

Ovviamente, potrei essere io il maleducato, l'arrogante e l'idiota, ma mi concedo il lusso di ipotizzare di essere almeno una persona normale. Arrogante, forse, ma non tanto maleducata ed un po' logica e ragionevole, quindi non un completo idiota.

Ciò detto, qualcuno una volta ha detto che "la madre degli idioti è sempre incinta".
Se vogliamo accettare questa affermazione non abbiamo molto da stare allegri e dovremmo rassegnarci al fatto che non ci si possa fare niente.
A me da fastidio l'idea di rassegnarmi su questo punto: d'accordo, gli idioti sono tanti ed in costante aumento, ma è possibile che gli si debba consentire di proliferare indisturbati, il più delle volte facendogli raggiungere posizioni di responsabilità da cui poter far crescere, in importanza sociale, altri loro simili?
Certo, non è sempre facile tamponare la dilagante azione degli idioti, la loro diffusione epidemica, eppure qualche tentativo bisogna farlo, o almeno, io vorrei provare, nel mio piccolo, a farlo.
Difficile dire se la mia impresa potrà mai essere coronata da trionfo, però voglio sperare di avere qualche chance.

lunedì 12 novembre 2007

Aria di convention

E' lunedì, il lunedì prima della convention... Il lunedì prima della Reunion.
Se ci penso fa un effetto un po' strano perchè, diversamente dalla STICCON, sento meno (per ora) la frenesia, l'agitazione pre-convention. Ma in fin dei conti ci sta: la Reunion non è la STICCON, non sono quattro giorni con un programma da fare fitto di eventi, con dei turni di servizio da programmare... Ci sta che l'agitazione, l'ansia, l'atmosfera irreale che si respira nel centro congressi arrivi più tardi, più all'ultimo minuto e non settimane prima come per la STICCON. Si va là, si chiacchiera, si lavora un po', senza orari e senza programmi, ed un week-end (lungo) ti passa abbastanza bene.
Anche perchè mi occupo di giochi e, se non hai eventi di gioco particolari in programma, la Reunion è facile da affrontare: ti siedi nel pezzo di sala dedicato, aspetti che la gente venga a cercare qualcosa da fare, gli spieghi un regolamento, se te lo chiedono, e ti passi il tempo facendo chiacchiere e giocando tu per primo. Non banale, specie se non sei uno a dentro nei giochi e non sei dotato di quella naturale faccia di bronzo che serve per coinvolgere la gente, ma se sei nel settore e se sei uno che sa darsi da fare per coinvolgere la gente...
In realtà, ho abbastanza voglia di convention: ho voglia di due o tre giorni fuori dal mondo, fuori dai vincoli e dalle routine della vita di tutti i giorni.
E se devo essere sincero, mentre scrivo mi vengono in mente un paio di cose che dovrei fare, cose che potrei preparare, cose che vorrei progettare... ma sono prevalentemente progetti per la STICCON perchè, a dire le cose come si deve, in Reunion non c'è molto da fare per noi dei giochi: sì, ci sono diversi che vengono a giocare, ma non si aspettano grandi novità... certo, se avessi ultimato il gioco o due nuovi che ho in cantiere... Poi ci sono i preparativi per le Manovre di Flotta, con la loro prima Missione in convention... ma tanto anche per quello conto di cavarmela alla svelta: poca roba, facile facile, in modo che i giocatori non debbano fare troppa fatica.
Insomma, cose da fare ne ho, ma la Reunion la sento ancora un po' lontana. Centrerà il fatto che il mio senso del tempo, ultimamente, fa abbastanza cilecca; centrerà il fatto che la convention comincia venerdì nel pomeriggio mentre gli altri anni cominciava sabato ed ormai l'avevo associata all'idea di due giorni, sarà che ho altre cose per la testa, altri impegni programmati per questi giorni, sarà che cominciano un po' a montare i pensieri sul lavoro che non c'e', però questo venerdì sembra così remoto.
Ma vedremo... in fin dei conti, nonostante i tanti pensieri, a guardarci a modo l'aria di convention si sente, ed ogni ora aumenta un po'...

domenica 11 novembre 2007

Che tempo che fa!

Mi piace il programma di Fazio, mi piace veramente parecchio, ma uno dei momenti che più prediligo di quel programma è l'intervento settimanale di Luciana Littizzetto.
Ho visto la puntata di oggi ed ho realizzato, per l'ennesima volta, che quei minuti di pura ilarità sono un vero e proprio momento di esaltazione: molto di quello che lei dice è quello che a me capita di pensare settimanalmente. Certo, non tutto, però...
Ogni volta che, nel suo pezzo, la Littizzetto tira una sciabolata a qualcuno è uno dei bersagli cui punterei anche io se fossi nella sua stessa posizione.
E' incredibile... veramente incredibile quanto azzeccati siano i suoi commenti.
Oggi, per esempio, ha tirato una sciabolata fenomenale a quelle persone che seguono, quasi morbosamente, i processi del "Caso giudiziario" di turno.
Approvo, approvo, fortissimamente approvo!
A che cosa serve quel tipo di comportamento? A che pro seguire cosi' le vicissitudini giudiziare di qualcuno? Possibile che certe persone non abbiano una "vita vera" che richieda loro tempo ed attenzioni tanto da superare, in importanza, quel discutibile hobby?
Non ho una risposta, e tra l'altro oggi sono troppo stanco per provare a cercarne una, so solo che la Littizzetto ha centrato ancora una volta un bersaglio... adoro la sua mira!

sabato 10 novembre 2007

Il finanziamento condiviso per la ricerca medica

Ma guarda un po'... anche quest'anno è arrivato il periodo delle raccolte fondi per la ricerca medica.
Oddio, in realtà, un tempo c'era quel periodo dell'anno, adesso invece si va a ciclo continuo. Ogni settimana viene fuori uno spot di una qualche associazione per la ricerca di una cura per malattie sempre più rare, malattie che un tempo risultavano letali nel primo mese di vita, malattie genetiche che prima non erano neppure note perchè nessuno viveva abbastanza a lungo da consentire l'identificazione della malattia, malattie con incidenza di un caso ogni milione di abitanti, malattie degenerative, malattie croniche... insomma ogni possibile disgrazia sanitaria che può capitare in sorte ad un povero umano...
Se devo essere sincero, capisco le buone intenzioni di chi si da da fare e di chi contribuisce, ma quello che mi infastidisce un po' è che la gente tiri fuori i soldi praticamente sempre per la ricerca medica e praticamente mai per la ricerca di altro tipo.
D'accordo, ho capito che normalmente la ricerca medica è considerata più utile e dalle ricadute più tangibili, ed ho anche capito che le associazioni che raccolgono fondi per la ricerca su una qualche malattia, a volte (ma sottolineo, a volte), finanziano centri di ricerca di altre discipline per avanzare in settori funzionali alla ricerca di una cura, mam suvvia, è un po' un marciare sulla sensibilità della gente, no? Già, perchè nessuno pensa mai al fatto che la ricerca "pura" ha portato a tanti risultati notevoli dalle fondamentali ricadute nella ricerca applicata, nella ricerca medica e nella vita di tutti i giorni.
Tutti hanno la mano pronta sul portafogli se si tratta di dare soldi ad un medico per cercare una cura, ma poi lo strumento di diagnostico non lo sviluppa mica il medico: ci pensa un tecnico, un chimico, un biologo, un fisico... però, questo tipo di considerazione non fa presa sulla gente quando cerchi di convincerla che è una buona idea finanziare anche la ricerca pura, quindi, si cavalca l'onda emotiva e si chiedono soldi per la ricerca medica.
Quel tipo di discorso non funziona sui politicanti, che dovrebbero essere lungimiranti e spassionati, figurati se può funzionare sulla gente comune che è sempre tanto emotiva e sensibile.
Sia chiaro, la ricerca medica è tanto utile, ma la gente dovrebbe capire che non è tutto. Non è solo cercando una cura o uno strumento di diagnosi che si vincono certe "guerre": è anche finanziando una ricerca a lungo termine, una ricerca che apparentemente potrebbe non portare a nulla ma magari, con un po' di fortuna...
Poi, per carità, se qualcuno finanzia della ricerca lo faccia, anzi, la finanzi sempre di più, ma ogni tanto si chieda se non sarebbe utile dare due lire anche a qualcosa che non ha ricadute immediate, se non sarebbe utile anche dare qualche soldo a chi cerca di fare passi avanti nella nostra comprensione generale del mondo e dell'universo. Chi lo sa che non venga fuori, per caso e da un laboratorio che non fa ricerca medica, una cura, per esempio, per il raffreddore...

venerdì 9 novembre 2007

La dimensione di una città

Oggi sono stato a Genova.
Mi piace quella città, anche se probabilmente il fatto di essere un "luogo del cuore" è abbastanza determinante, ma è una città che mi da da pensare.
Io sono nato e cresciuto a Modena, al centro di quella piallatissima distesa di terra che va sotto il nome di "Pianura Padana". Per me le città sono distese bidimensionali di strade ed edifici ed il motivo è ovvio: quando il massimo dislivello che devi affrontare girando per strada è di una decina di metri fai fatica a pensare tridimensionalmente la città. Genova, per contro, è una città tridimensionale... molto tridimensionale.
Eppure ho la fortissima impressione che i genovesi non la vedono veramente così. Sì, sanno che è tridimensionale e tengono conto dei vari "scollinamenti" che ci sono in giro per la città, ma...

Ci ho pensato su un po' ed ho formulato una mia teoria: la percezione di una città, per i suoi "locali", è sempre bidimensionale, praticamente mai veramente tridimensionale.

Pensandoci bene, se una persona è nata e cresciuta in un posto dove i sali-scendi della strada sono all'ordine del giorno, li considererà una costante, una caratteristica naturale, no? Dovendo dare indicazioni a qualcuno, difficilmente farà riferimento al numero di salite ed a quanto sono ripide: parlerà di incroci e di svolte, questo sì, ma non di salite e discese. Per contro, se si è abituati ad una città che è oggettivamente piana, un cavalcavia di anche solo quattro metri è una specie di "Cima Coppi" da utilizzare come punto di riferimento ed ogni volta che si cambia ambiente per passare ad una città meno "regolare", si noterà ogni singolo dislivello...
A tutti gli effetti, l'impressione che ho io, è che ,per chi è abituato ad una certa geometria urbana, la città sarà bidimensionale, sempre e comunque, con buona pace dello "straniero" di turno.

giovedì 8 novembre 2007

Eroi e orari

Mi piace la serie televisivia Heroes.
Mi piace veramente tanto: la storia è ben costruita, i personaggi hanno spessore, la narrazione è ben articolata, le vicende non sono banali e lo spettatore è sempre lì in attesa del prossimo colpo di scena, del prossimo salto narrativo, del prossimo frammento di vicenda
Non sono neppure il solo a cui piace: un sacco di gente ormai si è appassionata alle vicende di questi supereroi che di supereroico hanno solamente i poteri ed i problemi, nel più classico stile Marvel "supereroi con super problemi". Un sacco di gente che si è appassionata alla serie prima ancora che venisse doppiata in italiano, prima ancora che passasse sulle emittenti del nostro paese.
Eppure...
Eppure qualche addetto commerciale di Italia1 ha fatto due conti ed ha spostato la serie da un'orario infelice ad uno improbabile

La serie era arrivata in Italia su Italia1 (l'emmittente giovane, l'emittente dei telefilm di successo) ed era approdata alla prima serata di domenica.
Fatico a concepire una fascia oraria più infelice, specie considerando l'immagine media dello spettatore di Italia1. Così, su due piedi, mi viene in mente giusto qualcosina che uno spettatore tipo di Italia1 potrebbe guardare la domenica sera. Qualcosina tipo calcio e posticipi. Come se non bastasse, la prima serata domenicale, su quella rete, comincia circa venti minuti prima di quella delle reti concorrenti.
Lo scenario era praticamente quello di una disfatta televisiva annunciata...
E nonostante questo, la serie era partita bene: 15% e rotti di share, grande soddisfazione, commerciali e palinsestisti felici. Tutti contenti, tranne i fan, che già non erano pochi, che cominciavano a mugugnare
Passa il tempo, le altre emittenti cominciano la programmazione autunnale (con Rai Uno che comincia con la stagione degli sceneggiati), la prima serata della domenica si fa un po' più combattuta e Heroes comincia a perdere colpi. Lentamente, ma inesorabilmente scende in ascolti fino al 5% di share
Conseguenza? Commerciali sul piede di guerra e palinsestisti che corrono ai ripari. Come? Sospendendo la serie
E tutto mentre una seconda serie, di successo fino alla scorsa stagione, come Gilmore Girls andava incontro al medesimo destino (partendo da una programmazione in prima serata il martedì... e non dirò altro...).
Un paio di settimane di silenzio: Italia1 non da notizie di un eventuale riposizionamento. Gente che si è appassionata alla serie si organizza e si scarica le quattro puntate mancanti pur di vedere come va a finire la stagione, fan che avviano petizioni on line, proteste, lamentele e mugugni...
Poi, all'improvviso, la riapertura: seconda serata del mercoledì (anche se faccio una fatica a chimarla "seconda": d'accordo, è il primo slot subito dopo la prima serata, ma le undici e mezzo passate sono terza serata, non prendeteci per i fondelli!).

Ieri sera (e chiamiamola sera) ho guardato le puntate. Sono rimasto soddisfatto come sempre. E dire che la trama della prima stagione la so già tutta. E dire che avrei potuto vedere quegli episodi mancanti quando volevo... eppure ho atteso pazientemente e sono rimasto soddisfatto
Oggi ho controllato i dati Auditel: 13,53% di share
Faccio due conti ed azzardo un pronostico: se anche la settimana prossima gli ascolti saranno gli stessi, vuoi vedere che mi piazzano anche Gilmore Girls in quella stessa fascia?

mercoledì 7 novembre 2007

Fast Forward

Chi ha premuto il tasto "avanti veloce" nella percezione del tempo di questo mondo?
Perchè mi guardo attorno e vedo pubblicità di addobbi natalizi comparse a metà ottobre? Perchè vedo già i panettoni ed i pandori sugli scaffali dei supermercati?
Oggi un omino dall'aria improbabile ha placcato me ed Angelini mentre andavamo a procurarci il pranzo con un volantino pubblicitario di offerte di viaggi all'estero per capodanno... Capodanno???

D'accordo, il Natale quando arriva arriva, ma è ancora ben di là da venire!
Possibile che qualcuno, da qualche parte, abbia deciso che il tempo avanzava troppo lentamente e che avevamo tutti bisogno di una percezione accelerata del tempo che passa?
Sinceramente, questa fretta mi disturba abbastanza.
Perchè devo percepire il Natale come incombente quando sono ancora ai primi di novembre? Perchè dovrei preoccuparmi di cosa fare per capodanno quando ancora due mesi mi separano da quell'evento?
Certamente chi pensa di fare un capodanno all'estero si organizza per tempo: in fin dei conti si tratta di un viaggio, a tutti gli effetti una vera e propria vacanza...
Ma non è il tipo di cose che sento mio: non sono il tipo di persona che pianifica certe cose con ampissimo margine, e sicuramente, ora come ora, non ho nulla in programma che possa richiedere la necessità di una simile pianificazione.
Quindi, a questo punto, rimane la domanda: chi ha deciso che il tempo deve viaggiare più veloce di quanto non sia fissato dal trascorrere naturale dei secondi, minuti, ore, giorni, eccetera?

martedì 6 novembre 2007

Noi che...

Noi che ci divertivamo anche facendo "Strega comanda color"
Noi che facevamo "Palla avvelenata"
Noi che giocavamo regolare a "Ruba bandiera"
Noi che non mancava neanche "Dire fare baciare lettera testamento"
Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo "Parco della Vittoria" e "Viale dei Giardini"
Noi che i pattini avevano quattro ruote e si allungavano quando il piede cresceva
Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette sui raggi della bicicletta
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo
Noi che "se ti faccio fare un giro con la bici nuova non devi cambiare le marce"
Noi che passavamo ore a cercare i buchi sulle camere d'aria mettendole in una bacinella
Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi col "Tip-top"
Noi che il "Ciao" si accendeva pedalando
Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa
Noi che facevamo a gara a chi masticava più "Big babol" contemporaneamente
Noi che avevamo adottato gatti e cani randagi che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca
Noi che quando starnutivi, nessuno chiamava l'ambulanza
Noi che i termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella...
Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo
Noi che giocavamo a "Indovina chi?" anche se conoscevi tutti i personaggi a memoria
Noi che giocavamo a Forza 4
Noi che giocavamo a "Fiori frutta e città" (e la città con la D era sempre Domodossola)
Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini
Noi che ci spaccavamo le dita per giocare a Subbuteo
Noi che avevamo il "nascondiglio segreto" con il "passaggio segreto"
Noi che giocavamo per ore a "Merda" con le carte
Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, ci toccava riavvolgere il nastro con la Bic
Noi che in TV guardavamo solo i cartoni animati
Noi che avevamo i cartoni animati BELLI DAVVERO!!!
Noi che litigavamo su chi fosse più forte tra Goldrake e Mazinga (Goldrake, ovvio..)
Noi che guardavamo "La casa nella prateria" anche se metteva tristezza
Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma formaggino
Noi che alla messa ridevamo di continuo
Noi che si andava a messa se no erano legnate
Noi che si bigiava a messa
Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia
Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare in privato sul terrazzo
Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno
Noi che si andava in cabina a telefonare
Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto
Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l'albero
Noi che le palline di natale erano di vetro e si rompevano
Noi che al nostro compleanno invitavamo tutti, ma proprio tutti, i nostri compagni di classe
Noi che facevamo il gioco della bottiglia tutti seduti per terra
Noi che alle feste stavamo sempre col manico di scopa in mano
Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo
Noi che guardavamo film dell'orrore anche se avevi paura
Noi che giocavamo a calcio con le pigne
Noi che le pigne ce le tiravamo pure
Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo
Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti
Noi che il bagno si poteva fare solo dopo le quattro
Noi che a scuola andavamo con cartelle da due quintali
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta
Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli
Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava due
Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il Terrore
Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google
Noi che internet non esisteva
Noi che "Disastro di Cernobyl" vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina
Noi che compravamo le uova sfuse, e la pizza alta un dito, con la carta del pane che si impregnava d'olio
Noi che non sapevamo cos'era la morale, solo che era sempre quella... fai merenda con Girella
Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio
Noi che se andavi in strada non era così pericoloso
Noi che però sapevamo che erano le quattro perchè stava per iniziare Bim Bum Bam
Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perchè c'era Happy Days
Noi che il primo novembre era "Tutti i santi", mica Halloween!!!
Noi che... che bello esserci stati!!!

Ultimamente l'ho vista girare parecchio questa, eppure mi piace veramente molto.
Mi verrebbe da aggiugerne altri di quei "Noi che...", e non è detto che non lo faccia, ma per ora va bene anche così, per rendere l'idea.

lunedì 5 novembre 2007

Sarà anche solo una moda però...

C'è chi dice che i blog sono solo una moda... una manifestazione delle manie di protagonismo del nostro tempo.
Non so se hanno ragione o se chi dice questo genere di cose è in preda, a sua volta, a deliri di onnipotenza psicoanalitica delle masse, ma resta che voglio vedere che cosa viene fuori da questo mio diario di viaggio virtuale.
In fin dei conti, per come lo vedo io, il blog è la moleskine del ventunesimo secolo: il blocchetto di fogli bianchi in cui trascrivere i propri pensieri mentre si passa da una giornata all'altra.

A dire il vero ho sempre voluto tenere un diario, e ci ho provato anche un paio di volte, ma i risultati sono sempre stati fallimentari.
L'inconstanza è il mio problema principale, ma cosa ci si può aspettare da un ossessivo compulsivo "a tratti"? Oggi sono preso da una cosa? Diventa la mia mania, la mia ossessione... ma come è arrivata, così questa mania prende e se ne va, affievolendosi e finendo in un angoletto remoto del mio improbabile essere da cui, di quando in quando, ritorna a tirare fuori la testa per farmi risprofondare in una mania.

Oggi la mia mania è quella di tenere un sito personale aggiornato abbastanza periodicamente.
Ovviamente, visto il discorso sui diari, non c'è da stupirsi se non è la prima volta che ci provo tanto che il mio sito esiste (praticamente mai aggiornato) da ormai un anno e mezzo... ma questa volta ho deciso di essere più determinato.
L'idea del sito era di farne un ricettacolo dei miei improbabili schemi mentali (da cui il nome), in cui riversare le mie riflessioni... Oggi l'idea è diventata di farne un qualcosa di più ampio, in cui riportare quello che mi passa per la testa (con questo blog... un po' più veloce ed immediato delle pagine web che avevo pensato di usare in origine), ma anche quello che mi gira attorno (con foto e cose del genere).

Che cosa ne verrà fuori mi incuriosisce... magari non ne verrà niente o magari ne verrà veramente il mio diario di viaggio, ma resta che ormai ho deciso di provarci... e la prima pagina del diario l'ho scritta.