venerdì 9 novembre 2007

La dimensione di una città

Oggi sono stato a Genova.
Mi piace quella città, anche se probabilmente il fatto di essere un "luogo del cuore" è abbastanza determinante, ma è una città che mi da da pensare.
Io sono nato e cresciuto a Modena, al centro di quella piallatissima distesa di terra che va sotto il nome di "Pianura Padana". Per me le città sono distese bidimensionali di strade ed edifici ed il motivo è ovvio: quando il massimo dislivello che devi affrontare girando per strada è di una decina di metri fai fatica a pensare tridimensionalmente la città. Genova, per contro, è una città tridimensionale... molto tridimensionale.
Eppure ho la fortissima impressione che i genovesi non la vedono veramente così. Sì, sanno che è tridimensionale e tengono conto dei vari "scollinamenti" che ci sono in giro per la città, ma...

Ci ho pensato su un po' ed ho formulato una mia teoria: la percezione di una città, per i suoi "locali", è sempre bidimensionale, praticamente mai veramente tridimensionale.

Pensandoci bene, se una persona è nata e cresciuta in un posto dove i sali-scendi della strada sono all'ordine del giorno, li considererà una costante, una caratteristica naturale, no? Dovendo dare indicazioni a qualcuno, difficilmente farà riferimento al numero di salite ed a quanto sono ripide: parlerà di incroci e di svolte, questo sì, ma non di salite e discese. Per contro, se si è abituati ad una città che è oggettivamente piana, un cavalcavia di anche solo quattro metri è una specie di "Cima Coppi" da utilizzare come punto di riferimento ed ogni volta che si cambia ambiente per passare ad una città meno "regolare", si noterà ogni singolo dislivello...
A tutti gli effetti, l'impressione che ho io, è che ,per chi è abituato ad una certa geometria urbana, la città sarà bidimensionale, sempre e comunque, con buona pace dello "straniero" di turno.

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