lunedì 21 luglio 2008

Filosofia con le pallottole e la posta degli sconosciuti

Sabato sono andato al cinema a Genova, con Fhede ed un altro paio di amici, e sono andato a vedere un film che, nonostante diverse persone me ne avessero parlato maluccio, mi ha impressionato positivamente: Wanted.
Sia chiaro, non stiamo parlando di Bergman o di Fellini: stiamo parlando di un action movie americano, liberamente tratto da un fumetto, dal budget piuttosto alto e che di credibile e verosimile ha ben poco. Da quello che ho capito leggiucchiando qua e là, financo il tasso di fedeltà al fumetto è bassino (anche se ormai non mi aspetto più la fedeltà alla fonte originale, parlando di certi film), ma non è poi così male.

A dire la verità, probabilmente, il crescendo d'azione che porta al finale mi ha ben disposto verso quella che, ad occhio e croce, potrebbe essere la cosa che mi ha caricato di più: le battute finali.
Le riporto dalla lingua originale (riprendendole dalle "memorable quotes" per come appaiono sull'Internet Movie DataBase)

Wesley: [narrates] This *is* me taking control; from Sloan, from the Fraternity, from Janis, billing reports, ergonomic keyboards, from cheating girlfriends and sack of shit best friends. This is me taking back control of my life.
[Speaks to camera]
Wesley: What the fuck have you done lately?


Era quasi l'una di notte, quando è finito il film, e nonostante questo ero carico e ben sveglio, cosa sempre meno frequente in questo periodo, tanto che ero lì che, commentando il film, sono arrivato a definirlo, "filosofia con le pallottole che girano".
Godibile, leggero con un paio di domande da potersi fare ogni tanto, non troppo impegnato, alla prima occhiata, ma non vuoto, se uno vuole soffermarsi un attimo sulle implicazioni che certi punti della storia comportano.
Ci si può fermare a guardare in faccia il protagonista e chiedersi davvero che cosa si è fatto nelle ultime sei settimane (il periodo coperto dalla narrazione del film) o si può fermarsi un attimo a porsi quella domanda, sul concetto di bene e male, che sta dietro il discorso che il personaggio di Angelina Jolie chiude con la frase

Fox: Kill one, maybe save a thousand.

Non sarà un trattato di filosofia nè un filmone da Oscar, ma alla fine non è male, almeno per come la vedo io.

A farmi riflettere su quello che sto facendo ultimamente, ci si è messa anche una cosa di ordinaria amministrazione capitata oggi in ufficio.
Nei primissimi giorni dopo la mia assunzione, principalmente perchè avevo ancora un'operatività limitata, sono finito a fare un lavoro abbastanza particolare: gestire la posta rientrata.

Capita abbastanza di frequente che una lettera da noi inviata ad un cliente ci torni indietro perchè la posta sostiene che il destinatario è irreperibile, si è trasferito o l'indirizzo è sbagliato; quando questo genere di messaggio di riento arriva, c'è da cercare di scoprire un indirizzo valido per il cliente, un po' per riprovare a spedirgli il messaggio, ma soprattutto per evitare che l'inconveniente si ripeta in futuro.
E' un lavoro semplice, che quindi anche uno che ha appena cominciato può fare, ma da quella prima lettera rispedita, al termine di una ricerca di qualche minuto, l'incarico è diventato mio, per consuetudine, a tutti gli effetti.

La cosa più strana è l'effetto che fa, ogni tanto, notare che mentre altri colleghi (soprattutto quelli del legale, della contabilità o del controllo interno) ricevono buste contenenti messaggi indirizzati, più o meno, a loro (o, quantomeno, alla loro funzione...) io sono tra i pochi altri a ricevere posta, ma si tratta di posta non mia: io ricevo la posta smarrita.
Tecnicamente, è posta indirizzata alla mia funzione, ma è la posta che non ha trovato un padrone... una posta... "a metà": partita e mai arrivata, costretta a tornare, a volte, per l'assurdo comportamento di una persona che non avvisa quando cambia indirizzo o di un'altra che non si sbatte più del minimo indispensabile per far arrivare a buon fine i messaggi che ha in carico.

E' strano come una semplice busta, che avevi chiuso tu stesso qualche settimana prima, possa apparire tanto diversa se riporta su una semplice scrittina... una singola parola: "Sconosciuto".

2 commenti:

la Volpe ha detto...

Non c'entra se non tangenzialmente, ma visto che sei l'esperto di serie americane... Un mio collega sta guardando "Jericho" e lo ha preso, mi ha spiegato un po' le premesse, tu me la consigli?

E della famigerata "Lost" che mi dici? Io sono sempre scettico di cose che ottengono una popolarita' immensa, ma sono stato ben contento di ricredermi su "Twin Peaks" (finora la migliore serie che abbia mai visto) e "X Files". Dovrei procurarmela?

zaa ha detto...

Jericho, in realtà, l'ho visto pochissimo, e c'è da dire che ha avuto una storia alquanto tormentata: sembrava che finita la prima stagione (con un cliff-hanger sulla seconda) avessero deciso di chiuderla a causa degli scarsi ascolti, ma i fan sono insorti e l'hanno ripresa (se non ricordo male).
Chi la segue, me ne parla molto bene, io non ho avuto modo di seguirla se non di sfuggita...

Di Lost ho seguito le prime due stagioni poi, a causa di impegni, ho perso il filo del discorso sulla terza.
Quelli che conosco che ne parlano male sono pochi e le prime due stagioni erano, per quanto a volte un po' strane, molto interessanti.

Se vuoi mettere al lavoro il muletto, probabilmente, potresti trovarti anche benino... ma se Lost parte subito a bomba, Jericho, da quello che ho capito, parte un po' seduta per lanciarsi meglio dopo...