giovedì 12 giugno 2014

L'ipocrisia del liberista

Da anni ormai mi interesso di politica e di economia.
Certo, è un interesse che va sì oltre il livello "Bar dello Sport", ma resta un interesse ben al di sotto del livello "Fondazione economico/politica internazionale". Però sono uno che ascolta, si informa, si fa una sua idea e non la sbandiera ai quattro venti finché non l'ha adeguatamente consolidata.

A causa di questo mio ascoltare tanto e parlare poco, informarsi e riflettere, mi capita di imbattermi in posizioni che, rispetto a quelle che ho maturato, trovo sbagliate.
Mi capita non di rado, anche perché una serie di persone che conosco hanno idee politiche ed economiche molto diverse dalle mie.
E' normale, anzi di più, è giusto avere a che fare con chi la pensa diversamente da te, anche perché se le tue convinzioni, messe alla prova delle altrui argomentazioni, restano in piedi supportate da adeguate argomentazioni, vuol dire che hai adeguatamente riflettuto sui temi. Senza contare che dal confronto con altre idee vengono necessariamente gli spunti per farsi un'idea propria.

Esistono quindi una serie di posizioni che non riesco a non considerare irricevibili.
Così come odio visceralmente i commercianti coccodrilli che piangono sfacciate lacrime mentre accusano l'Euro e la crisi della riduzione del potere d'acquisto delle famiglie (quando la colpa invece è principalmente la loro!), tra quelli che si meritano una profonda riprovazione da parte mia ci sono una serie di liberisti che, a tratti, prendono alcuni degli aspetti fondamentali delle proprie convinzioni economiche e li catapultano fuori dalla finestra per sostenere parte delle proprie posizioni.

Piccola premessa doverosa iper-semplificata e ultra veloce: che cos'è il liberismo?
Il liberismo è una teoria politico/filosofica/economica che sostiene che la libera iniziativa economica ed il libero mercato devono essere la forma economica dominante, con lo Stato non coinvolto nelle dinamiche economiche fondamentali o comunque coinvolto in minima parte e principalmente come garante del libero mercato.
Per intenderci, l'antitesi del liberista è lo statalista che sostiene che il mercato dovrebbe essere indirizzato/pilotato/arbitrato dallo Stato.
Tutto questo in estrema, ma direi sufficientemente efficace per il ragionamento che segue, sintesi.

Ora, prendete la situazione economica attuale in Italia (ma poi mica solo qui): aziende falliscono tutti i giorni perché non riescono a incassare crediti o a pagare tutte le tasse, soggetti si disperano perché non riescono a saldare i propri debiti con lo Stato e vengono "strozzati" dalle troppe gabelle e da sanzioni che li affossano definitivamente...
Non voglio parlare di quei poveri tapini che si ritrovano da una parte uno Stato aguzzino che pretende i soldi delle imposte e dall'altra parte uno Stato menefreghista che non paga i propri debiti per forniture di beni e servizi - soggetti che hanno tutto il diritto di questo mondo di lamentarsi e di battere i pugni - ma voglio concentrare la mia attenzione su quelle tante, tantissime aziende che con lo Stato hanno a che fare solo in quanto esattore.
Ci sono aziende che, quotidianamente, vengono raggiunte dalla longa manus di Equitalia che, per conto dello Stato centrale o di altri enti statali, batte cassa per crediti arretrati di IVA, INPS e quant'altro... ed i loro imprenditori osano, senza alcuna vergogna, lamentarsi dello Stato strozzino che li affoga di tasse da pagare!
E la cosa peggiore, è che tanti di loro si professano liberisti e troveranno sempre un liberista dichiarato pronto ad appoggiarli!

Signore onnipotente, se esisti e sei il responsabile del creato, mi spiegherai mai perché hai deciso che i ladri dovessero essere anche ipocriti, oltre che disonesti?

Come può un liberista giustificare chi arriva ad avere anni di arretrati IVA e INPS?
Voglio dire... mio caro liberista, come mi spieghi la permanenza sul mercato di aziende che barano ignobilmente accumulando debiti verso lo Stato? Questi soggetti violano ogni regola del libero mercato, a partire dalla prima e più sacra di tutte: tutti i soggetti che operano sul mercato, secondo la tua visione delle cose, devono avere accesso alle stesse risorse e devono operare alle stesse condizioni, soggetti tutti alle stesse regole, senza che alcuno di essi abbia accesso a risorse a condizioni vantaggiose - o a regole di favore - che contribuirebbero a costituire un indebito vantaggio sui propri concorrenti.
Per dinci, adesso diciamo che lo Stato è uno strozzino quando chiede quello che gli è dovuto e che, anche un solo concorrente di quelle imprese, ha pagato senza mai sgarrare?
Se esiste anche solo un operatore sul mercato che ha rispettato tutte le regole, allora chi non ha fatto lo stesso è un "baro" e non merita nessun trattamento di favore ora - chiedendolo con la scusa della crisi economica e della tutela dei posti di lavoro dei propri dipendenti, ecc, ecc, ecc.
Chi ha aggirato le regole, non deve essere sostenuto ed aiutato a mettersi in pari, ma dovrebbe essere severamente punito e, meglio ancora, avrebbe dovuto essere impedito a monte in questo falsare il gioco.
Non è che, con la scusa della crisi presente, uno può permettersi di cavarsela con un buffetto e farla franca.
Se oggi ti ritrovi coperto di debiti verso lo Stato, non è che lo Stato ti deve aiutare rateizzandoteli o chissà che altro per farti restare in gioco: tu, semplicemente, avresti dovuto uscire dal gioco molto tempo fa! Prendi atto della cosa, smettila di frignare, fallisci e togliti dalle balle!
Il liberismo sta alle aziende come la selezione naturale sta agli animali: sopravvivono e prosperano - avanzando - solo quelli che sono più adatti a muoversi nell'ambiente/mercato in cui si trovano... in soldoni, "survival of the fittest"! Mica "survival of the most dishonest"!

L'ipocrisia dei liberisti sta in questo: con la scusa che lo Stato non dovrebbe influenzare il mercato, sperano di giustificare la richiesta che lo Stato chieda meno tasse, lasci perdere i suoi crediti pregressi, ecc, ecc.
A mio avviso, il vero ragionamento di un liberista dovrebbe essere di tutt'altra natura: non è necessario che lo Stato faccia un passo indietro e ridimensioni le sue richieste, ma è imperativo che lo Stato faccia regole valide per tutti e le faccia rispettare a tutti allo stesso modo!
Vogliamo dire che lo Stato favorisce alcuni soggetti e ne "bastona" altri? Sono d'accordo.
Vogliamo dire che, per questo, bisogna farsi furbi e cercare un modo per rientrare nella schiera dei "favoriti" dalle condizioni dello Stato? Manco morto!

Intendiamoci, io non sono un liberista, ed anzi sono un fermo sostenitore della teoria secondo cui il liberismo è un'idiozia perché è demenziale credere che il libero mercato esista davvero e possa perpetrarsi.
Che diamine, financo nel mio libro di Economia delle superiori c'era scritto a chiare lettere che il libero mercato, nella realtà, degenera invariabilmente in un monopolio o in un oligopolio (e gli esempi sono davanti agli occhi di tutti ogni giorno), quindi non deve venirmelo a dire un Nobel per l'Economia che il regime della concorrenza perfetta è un'utopia.

Però, se io possono permettermi di essere disilluso sul libero mercato, un liberista non può!

Così come io sono coerente con me stesso e sostengo che lo Stato dovrebbe essere più presente sul mercato per pilotarlo ed influenzarlo di più (se necessario creando regole non uguali per tutti per correggere le storture che il - finto - libero mercato genera sviluppandosi), un liberista deve essere coerente con se stesso e credere nella possibilità che la concorrenza perfetta esista e sopravviva; soprattutto, però, un liberista deve pretendere che le regole valgano per tutti, non ammantarsi di ipocrisia e rassegnazione ed affermare che, visto che le regole non valgono per qualcuno, non devono valere per nessuno!

2 commenti:

Unknown ha detto...

Onestamente non la vedo molto come ipocrisia, ma come sincera manifestazione del pensiero fondamentale che stà alla base del liberismo puro, cioè: a fottersi gli altri, io penso al numero uno (cioè il sottoscritto).

Certo sono d'accordo che eccessivo micromanagement dall'alto è un male e che molto spesso lo stato non t'aiuta (sia nelle vesti di debitore che di creditore), anche perchè l'IVA su quello che vendi a lui la vuole subito anche se poi pagherà effettivamente la merce molto più tardi.

Però porre la fiducia in questo feticcio chiamato mercato libero mi sà razionale quanto una danza della pioggia, anche perchè non si tiene per niente conto dei costi e delle reazioni umane al non avere il sostentamento e di solito non sono tanto simpatiche, giusto una per fare un piccolo esempio, qualche decade fa la Germania elesse un'arruffapopolo austriaco naturalizzato tedesco a causa della grande depressione ( esacerbata dalle politiche di 'lassaiz-faire' del repubblicano Hoover)...ma in fondo che danni ha fatto?

Ma tra tutto questo è bene non dimenticare che liberismo non è solo una teoria economica (od almeno non più), oramai da un 30 anni è entrata nell'ambito politico in quanto preme per un disimpegno statale da molti dei suoi ruoli...se non tutti (almeno per i più estremisti degli anarco-sindacalisti e libertariani); perciò a ripensarci un pochetto di sana ipocrisia non poteva mancare.

zaa ha detto...

Il problema, Marco, è che la visione per cui il pensiero alla base del liberismo sia quella visione egoistica che esponi, se ne frega assolutamente l'origine - e del senso originale - del liberismo: il liberismo nasce come teoria economica che ritiene che il prezzo nasca solo da interazione tra domanda e offerta... con l'offerta che nasce da soggetti che operano a pari condizioni e la domanda che può sportarsi da un offerente all'altro liberamente.
Il liberismo, presuppone che tu possa scegliere a chi dare i tuoi soldi per beni e servizi solo in base alle tue considerazioni, tipicamente basate sul prezzo e sul rapporto che questo ha con la qualità che ottieni e l'utilità soggettiva che associ a quel bene.

Poi, che lo Stato non aiuti quando è da entrambe le parti della barricata (esattore e cliente), sono d'accordo con te tanto che ho espressamente escluso quel caso dalle mie considerazioni, così come sono d'accordo sul fatto che credere ciecamente al libero mercato sia demenziale (io, come dicevo, non sono affatto liberista).

Resta una considerazione, però: il liberismo come ispirazione dell'azione politica, negli anni, ha tradito, di nuovo, quelli che sarebbero gli ideali liberisti. Per un liberista, non è scandaloso che ci siano tasse e funzioni statali - lo Stato, anzi, deve occuparsi delle infrastrutture che servono al libero mercato per funzionare e deve vigilare che tutti abbiano accesso alle risorse allo stesso modo per evitare posizioni di improprio predominio - ma la spinta a far arretrare lo Stato da quelle che sarebbero le sue funzioni è il frutto di quella stessa visione egoistica che tu esprimevi in precedenza: se lo Stato offre servizi, vuol dire che quei servizi hanno un mercato, e quindi bisogna che siano i privati a gestirlo per trarvi profitto, e se questo consente di assumere posizioni di predominio su altri mercati, anche meglio! Con tanti cari saluti ai concetti di libero mercato e di concorrenza perfetta!