martedì 23 marzo 2010

Lo Ione Eu+

In questi giorni, dopo un paio di settimane di devastazione lavorativa, sono passato a fungere da strumento di ripetizione per la mia moretta: sta preparando l'esame di "Storia dello spettacolo nel mondo antico" ed io le ho dato una mano a ripetere la traduzione dal greco di circa cinquecento versi dello Ione di Euripide.

A volte mi manca una formazione classica: mi manca il fatto di non aver mai studiato latino (e sempre coltivo il proposito di colmare questa lacuna) o greco (beh, fino a recuperare questo non penso che mi spingerò), aver letto le tragedie dei classici e, perchè no, qualche commedia.

Ogni tanto, come in questi giorni, però un piccolo pezzetto della mia ignoranza umanistica viene chiuso da un mattoncino: ho scoperto che le tragedie greche, checchè se ne dica nei codici della categoria in Impro, non sempre finiscono male, anzi, spesso hanno il lieto fine e tragica è solo la vicenda; il coro è un "macro-personaggio" a tutti gli effetti, che parla o all'unisono o per mezzo di un "corifeo" ("corifero"?) che interviene come un protavoce del gruppo ed è un personaggio vero, con cui gli altri possono interagire; di azione non ce n'è praticamente mai traccia (sfida? quale sfida?) e tutto si risolve solo a suon di gran dialoghi con belle tirate e fitti botta e risposta.

E poi, si scopre che gente come Euripide la sapeva molto più lunga di noi già venticinque secoli fa; che forse la vita allora non era poi, fatte le debite proporzioni, così diversa dalla nostra; che certe critiche al potere sembrano scritte con sotto mano i nostri quotidiani...
Ci sono un paio di passaggi dello Ione, in particolare, che mi piacciono molto: parlano della giustizia, della ricchezza e del vivere bene. La traduzione su cui ho aiutato la mia moretta è molto diversa da quella che ho trovato on line (secondo gli attuali filologi, quella che sta studiando lei è probabilmente una delle migliori in assoluto... non è detto che poi non mi trascriva anche quella...), ma comunque anche in questa si capiscono abbastanza bene alcuni concetti.

Due righe per inquadrare i fatti: Creusa - figlia del re di Atene - violentata in gioventù da Apollo mette alla luce un figlio in gran segreto, lo abbandona in una grotta, ma quando torna a recuperarlo non lo trova più e lo crede morto. Anni dopo, lei va in posa a Xuto, nobile alleato di Atene, ma dalla loro unione non nascono figli. I due si recano a Delfi per avere un oracolo dal tempio di Apollo e lì, mentre Xuto si trattiene nella grotta di Trofonio per un altro oracolo prima di andare al tempio di Febo, Creusa incontra Ione. Il giovane, all'insaputa di entrambi, è suo figlio portato via da Hermes dalla grotta (per volere di Apollo) e cresciuto al tempio del dio di Delfi. Lì vive, chiedendosi chi sia sua madre, e servendo nel tempio.
Creusa, parlando con lui, gli racconta la sua storia (riferendo che si tratta della triste vicenda di una sua amica... certe cose non cambiano mai...) e gli dice di volere, oltre un responso relativo ai figli che non riesce ad avere con suo marito, notizie della sorte capitata a quel bambino abbandonato, per sapere se è morto davvero o no. Dopo il racconto e l'uscita di scena di Creusa, così commenta Ione.

IONE
Cosa nasconde questa straniera dietro i suoi discorsi oscuri, sempre offensivi verso Apollo? L'oracolo, lo vuole per amore dell'amica? Oppure tace qualcosa che dev'essere celato? Ma della figlia di Eretteo, cosa mi importa? Non siamo mica parenti! Ma ora con i vasi d'oro vado a riempire gli aspersori dell'acqua lustrale. Febo, però, debbo disapprovarlo. Ma cosa si permette? Violenta delle vergini, e le pianta in asso? E i figli, prima li mette al mondo di nascosto, poi li lascia morire? No, non devi farlo; proprio perché sei potente, hai l'obbligo di essere virtuoso. Un mortale se ha natura perversa, gli dei lo puniscono. Ma allora voi prescrivete ai mortali le leggi, e poi le trasgredite per primi: vi pare giusto?
Se un giorno, non succederà, faccio tanto per dire, se un giorno foste obbligati a render conto agli uomini delle donne che vi siete presi, tu Posidone, e tu, Zeus, signore del cielo, dovreste vuotare i templi dei tesori per risarcire i torti! Voi vi curate del vostro piacere, ma alle conseguenze non pensate: no, non è giusto. Chi merita condanna? Gli uomini che copiano le belle imprese degli dei? O gli dei che danno l'esempio?


Dopo questa bella tirata sulla responsabilità del potere, Xuto - che era nel frattempo entrato nel tempio di Apollo - ne esce con il vaticinio che la prima persona che incontrerà sarà suo figlio (gli viene spacciato come il figlio avuto, a sua insaputa, da una donna con cui si era unito prima di sposare Creusa). Manco a dirlo, incontra Ione!
Felicissimo, lo riconosce come suo figlio e lo vuole portare con sè ad Atene, dove sarà principe e la gioia della casa di Xuto e Creusa. Ione dapprima è perplesso, poi si preoccupa di quello che potrebbe succedere, ed ecco con che parole.

IONE
Le cose non sembrano le stesse a vederle da lontano oppure da vicino. Ringrazio il cielo che mi ha dato, in te, un genitore: ma tu ascoltale, padre, le cose che mi vengono alla mente. I famosi Ateniesi, si dice, sono originari del luogo, sono un popolo che si è conservato puro. Ai loro occhi avrò due torti, io: figlio di uno straniero e bastardo. Con questa taccia, vivendo da poveruomo, conterò come uno zero, e sarà finita lì; cercando di emergere, invece, e di salire in alto, mi procurerò l'odio dei falliti. I potenti danno fastidio. La gente brava e capace, che si chiude nel silenzio per saggezza, e se ne sta in disparte, mi troverebbe ridicolo e folle, se non me ne stessi quieto in una città terrificante. Se poi mirassi a cariche, retori e politicanti si sbarazzerebbero di me con l'arma del voto. Così va il mondo, padre. Chi tiene il governo e il potere non ha pietà per i rivali. Ancora. Io, un estraneo, entro in casa d'altri, la casa di una donna senza figli; e lei che prima era unita a te nel dolore, ora si troverà sola, a sopportarlo, e soffrirà di più. Come potrebbe non odiarmi, vedendomi al tuo fianco? Lei è sterile, non guarderà certo di buon occhio un figlio tuo. E tu dovrai sacrificare me per amore di tua moglie, o la tua casa per riguardo a me. Tu sai quanti delitti, col pugnale, con veleni mortali, furono escogitati da mogli! Ma lo stesso, padre, provo pietà per la tua sposa, che invecchia senza figli e non se lo meritava, lei, che nasce da illustri antenati. Il potere, poi, il potere affascina, se lo guardi da fuori, ma se lo guardi da dentro? E che gioia, che gusto c'è a passar la vita tra timori e sospetti? Vivere felice, da popolano, è meglio che essere un despota, che si compiace di amici abietti, odia gli onesti, e trema per paura di attentati. Tu mi dirai che l'oro fa passare sopra a questo e altro, e che averne è bello: ma a me non piace starmene con l'orecchio teso stringendo al petto il mio tesoro, e penare: meglio campare modestamente, lontano dagli affanni. Pensa invece ai vantaggi che avevo qui: tempo libero, molto, che è bellissima cosa, e poca gente intorno, nessun furfante che mi spintonasse. No, non c'è di peggio che dover cedere alla gentaglia. Pregare gli dei, conversare con gli uomini, i miei servizi accolti con soddisfazione, mai con lamentele: e partenze, arrivi, sempre gente nuova, per la quale anch'io costituivo una simpatica novità. Infine, la mia indole e gli usi del luogo mi rendevano giusto verso il dio, e questa è la cosa più auspicabile per l'uomo, anche se non ne ha merito. Tirando le somme, padre, è meglio per me restar qui che venire ad Atene. Lascia che io viva a Delfi: e non è lo stesso rallegrarsi del molto e accettare il poco con gioia?


Ma Xuto insiste, pur comprendendo la bella tirata sulle cose buone della vita semplice di Ione, e quando Creusa apprende dalla cosa dalle sue ancelle (il Coro) ed un vecchio precettore, decide di attentare alla vita di Ione.
Alla fine, la sacerdotessa di Apollo interverrà impedendo a Ione di uccidere Creusa e rivelando che ha conservato gli oggetti che Ione aveva con sè quando è stato trovato. Creusa, riconoscendoli, si riunirà al figlio perduto, Ione ritroverà la madre (ed avrà trovato un padre ben contento di averlo come suo figlio - anche se a tutti gli effetti, Xuto è quello che viene fregato un po' da Apollo e dai due) ed Atena, mandata da Apollo - che non si fa vivo: c'è troppo il rischio che Creusa e Ione gli facciano una capa tanto a suon di rimproveri... - benedice il tutto profetizzando la discendenza di Ione.

Lieto fine! Applausi! Sipario!

1 commento:

la Volpe ha detto...

Bello bello, non conoscevo questa tragedia, per quanto abbia fatto il liceo classico... Grazie per aver condiviso con noi!