mercoledì 19 agosto 2009

I giochi dello zio ed il calderone rosso

La mia camera è un cantiere.
In realtà non ha mai smesso di esserlo da tre mesi a questa parte, da quando, cioè, mio padre ha reimbiancato casa e la mia camera ne è uscita rivoluzionata.
Intendiamoci, le cose da fare, per completare il lavoro, non sarebbero neppure tantissime: dovrei riorganizzare della roba su alcune mensole della libreria e dovrei sistemare il contenuto di un paio di mobiletti, ma per farlo serve tempo (merce rara) e la volontà di farlo (merce due volte più rara: sono mesi che, quando torno a casa reduce da giornate massacranti al lavoro, la mia voglia di fare è azzerata e mi riduco ad una larva stanca che ricarica le batterie facendo cose poco significative).
Ciò nonostante, stasera mi sono dovuto attivare ed ho smobilitato l'ennesimo pezzetto del cantiere.
Il motivo è banale: le ultime due cassette che contenevano materiale della camera servono a mio padre, che domani andrà a compare i pomodori per fare la Salsa.
Il risultato è che, filtrando alcune di quelle cose, che in passato vivevano sulle mensole in camera mia, alcune le ho avviate alla casa di mio fratello, sperando che mio nipote le apprezzi e le sfrutti più di quanto le avrebbe sfruttate suo zio, che avrebbe tenuto quei giochi, come soprammobili, a prendere polvere.

Pensando al motivo per cui mio nipote sta per ereditare dei vecchi giochi miei e di mio fratello, mi viene in mente una cosa...

In casa mia ci sono alcuni riti che, da un anno con l'altro, scandiscono il passare del tempo; alcuni di questi riti, quando ero piccolo, erano attesi, generavano aspettative, sperenza... erano vissuti come un momento epico.
Le torte di compleanno, i piatti stagionali, il viaggio dai parenti in Campania e Puglia e... la Salsa.

La Salsa era uno dei riti che attendevo di più.
Prima del giorno principale, c'erano due o tre giornate di lavori preliminari, ed il momento che prediligevo era il lavaggio delle bottiglie in cui veniva poi imbottigliata la conserva di pomodoro. Arrivava, quindi, la domenica: una mattina a lavorare di fianco al calderone in cui, prima, sobbollivano i pomodori in acqua (che poi venivano prelevati e passati nel passa-verdure che li privava di semi e pelle), e poi la polpa che veniva messa a sobbollire lentamente fino ad essere prelevata, ancora ustionante, ed imbottigliata. Mio padre imbottigliava e stendeva le bottiglie su un "letto" appositamente predisposto, sul pavimento del garage, con coperte vecchie dove le bottiglie di conserva passavano qualche giorno ad una temperatura tropicale. L'effetto era analogo a quello del passaggio a bagnomaria che alcuni praticano, ma il tutto era molto più lento e molto più coreografico.

Da piccolo, adoravo questa ritualità e mi risentivo per la limitata parte che mi era concessa: ricordo ancora quando cercavo di convincere mio padre che sarei stato attento e non mi sarei fatto male, scottandomi con gli schizzi di concentrato bollente, se mi avesse messo al calderone a rimischiare con il grosso cucchiaio di legno che usava. E ricordo lo spirito di competizione che animava me e mio fratello che ci contendevamo quel ruolo tanto ambito.

Poi gli anni sono passati e quel ruolo è diventato nostro d'ufficio, e col passare del tempo, la mia parte in quella magica ritualità annuale, come in diverse altre, è andata scemando.

Quando lavoravo al bar, negli anni, la mia funzione è stata affidata definitivamente a mio fratello (o a mio zio - aiutante per poter poi essere aiutato quando fosse venuto il suo turno di fare la Salsa) visto che, spesso, la domenica mattina io ero al lavoro.
A ben pensarci, credo che mi spiaccia un po' aver perso quella ritualità, ed il fatto di perderla anche quest'anno - mio padre intende fare la Salsa domenica, quando io sarò a Genova e Laigueglia... -, anche se so bene che, se venissi cooptato per la cosa, poi me ne lamenterei perchè sarei costretto ad una levataccia in uno dei pochi giorni in cui posso dormire...

Il lavoro - prima al bar, ma poi anche l'attuale - mi ha allontanato anche da un altro rito: quello del viaggio dai parenti.
Sono anni, ormai, che la decina di giorni d'agosto passati "giù" mi vedono latitante, incatenato al lavoro senza possibilità di svincolarmi.

Mi chiedo quanto, di questi riti perduti della mia infanzia, mi manchi realmente e quanto, il fatto che non vi prenda parte, mi allontani da quello che ero...
Forse è normale: crescendo le cose cambiano... ma a volte mi chiedo se non era meglio quando le cose erano più divertenti attorno ad un calderone di pomodoro bollente con qualche foglia di basilico.

1 commento:

la Volpe ha detto...

tanti auguri... anche se mi sa che era ieri il compleanno ^^