giovedì 4 aprile 2013

La filosofia e Babylon 5

L'Universo parla molte lingue diverse racchiuse in una sola voce. Non parla con la voce dei Narn nè degli Umani nè dei Centauri nè dei Gaim nè dei Mimbari. L'Universo parla con voce di speranza. Parla con voce di fiducia. Parla con voce di forza e con voce di compassione. Parla con la voce del cuore e con la voce dell'anima. Esprime tutto questo con una sola voce. E' la voce dei nostri antenati che parlano attraverso di noi. E la voce dei nostri eredi che aspettano di nascere. E ci par di sentirla questa voce mentre dice "Noi siamo uno". Qualunque siano le nostre origini, a prescindere dalle nostre diversità, a prescidere dalla fede che professiamo: noi siamo uno. Siamo tutti soggetti al dolore, siamo tutti soggetti alla paura, siamo tutti soggetti a un futuro pieno di incognite: noi siamo uno. Figli dello stesso Universo. Figli della stessa causa. Raccogliamo dunque questo messaggio di pace e di rispetto tra i popoli, rendiamoci disponibili l'uno verso l'altro, impariamo ad amarci e a confrontarci. Poichè ogni voce acquisita ci arricchisce e ci nobilita, e ogni voce persa ci immiserisce. Noi siamo la voce dell'Universo, l'essenza della creazione, la fiaccola che illuminerà il percorso verso un futuro migliore. Noi siamo uno. Noi siamo uno.
Dichiarazione dei Principi dell'Alleanza Interstellare
(Babylon 5 - 5x03 - L'inganno dei Drazi / The Paragon of Animals
by J. Michael Straczynski - 1998)

Da qualche tempo sto guardando Babylon 5.
Sono arrivato a metà della quinta stagione e in questa stagione, per quanto a tratti non apprezzi tutte le idee sviluppate dall'autore, sono già incappato in un paio di perle che mi sono piaciute un sacco.
Si tratta di discorsi del personaggio G'Kar, l'ambasciatore dei Narn sulla stazione, un personaggio notevole anche per la sua capacità di diventare un leader carismatico ed illuminato laddove a tratti, specie all'inizio della serie, risultasse spesso un soggetto troppo incline al desiderio di vendetta ed alle macchinazioni.

G'Kar: ... e di conseguenza, sprechiamo troppo tempo nel tentativo di essere seri, come se dovessimo provare che siamo più illuminati e saggi di chiunque altro (ride) ma non saremo liberi finchè non sapremo ridere di noi stessi. Quando ci specchiamo e ci accorgiamo di quanto sia ridicolo il nostro aspetto, una risata è inevitabile, ed è da una risata che deriva la saggezza. La prossima domanda.
Allievo: Cos'è la verità, e cosa è Dio?
G'Kar: Ah... non vorrai davvero che risponda a queste domande?
Allievo: Invece sì, per favore.
G'Kar: (sospira) Se accendo una lampada e la dirigo verso un muro, sul muro apparirà una macchia di luce. La lampada è la ricerca della verità, della comprensione, e troppo spesso crediamo che la luce sul muro sia Dio. Ma la luce non è l'obiettivo della ricerca, è il risultato della ricerca. Più intensa è la ricerca, e più forte è la luce sul muro. E più forte è la luce sul muro, e più grande è il senso di rivelazione che proviamo guardandola. Al contrario, colui che non ricerca la verità, colui che non porta mai con sè una lampada, non vede niente. Mmm... Ciò che percepiamo come Dio, non è altro che il prodotto della nostra ricerca di Dio. Se ci limitassimo a conteplare la luce sul muro, incontaminata come la vediamo, non comprenderemmo che deriva da noi stessi. A volte ci fermiamo di fronte alla luce e presumiamo di essere al centro dell'universo, e che Dio assista inattivo a ciò che facciamo. Oppure ci volgiamo verso la nostra ombra, e crediamo che tutto sia buio. Se cadiamo in questi errori di valutazione, fallisce il nostro scopo, cioè quello di usare la luce per illuminare il muro con tutti i suoi pregi e tutte le sue imperfezioni e di capire meglio il significato del mondo che ci circonda.
Allievo: Erm... Certo, ma... Cos'è la verità, e cos'è Dio?
G'Kar: (ride e sospira) La verità... E' un fiume!
Allievo: Ah! Oh, sì! E che cos'è Dio?
G'Kar: Dio è... la sorgente del fiume.
lezione del "cittadino" G'Kar ad un gruppo di Narn
(Babylon 5 - 5x14 - Addestramento nello spazio / Meditations on the Abyss
by J. Michael Straczynski - 1998)

Questa è forse la mia citazione preferita finora.
G'Kar inizialmente finisce un discorso che mi trova perfettamente d'accordo: saper ridere di sè stessi è, a mio avviso, un grande esempio di saggezza.
Il discorso successivo, sulla ricerca della verità e di Dio, è altrettanto notevole, anche se con passaggi discutibili e con un assunto che mi piacerebbe riuscire a condividere di più.
Il finale, poi, con uno stremato G'Kar che si arrende alle insistenze e da una risposta che sembra quasi scollegata dal complesso discorso fatto in precedenza, è puro genio comico.

Personalmente mi definisco un agnostico, quindi non ho certezze sull'esistenza di Dio - nell'accezione della tradizione giudaico / cristiana - o di un più generico "Ente divino", sulla sua natura e sul ruolo che noi esseri umani abbiano in relazione con esso.
Non ho certezze e non posso fare a meno di invidiare, a tratti, chi ne ha, sia in un senso che nell'altro: credere con assoluta convinzione significa avere una fede - sia essa nell'esistenza di Dio o nella sua assenza poco importa - ed a tratti il mio essere agnostico un po' mi pesa proprio per l'assenza di certezze. Avere una fede deve essere consolante, laddove il regno del dubbio è un regno instabile e privo di grandi punti di riferimento cui ancorarsi affidandocisi completamente.

L'idea che la luce che percepiamo come la presenza o l'essenza di Dio non sia altro che il risultato della nostra ricerca di una qualche forma di divino e che provenga da noi, può implicare il concetto di essenza divina diffuna nell'umanità intera, se non nell'intera creazione, senza per forza dover implicare l'esistenza di una qualche forma definita di divinità "antropomorfa". Concetto interessante e forse ancora più consolante: non esiste un solo Dio, ma esiste la scintilla di divino che splende in tutti noi.
Il problema è che lo stesso discorso potrebbe essere girato diversamente: la percezione di un ente divino è il risultato della nostra illusione che debba esserci, il risultato della nostra ossessiva ricerca di un entità, che ci fornisca risposte che non siamo in grando di darci, che ci porta, in assenza di risultati, a concepirlo per noi stessi... In soldoni, come a dire che Dio altro non è che la più grande creazione dell'uomo.

Non sono concetti nuovi, ma se dovessi dire che ho capito quale sento più mio, probabilmente mentirei, quindi me ne resto senza risposta, continuando ad aggirarmi nel mio limbo privo di certezze e fedi assolute, con la mia irrequieta anima agnostica che si agita ogni volta che percepisce la possibilità di essere definita meglio, per poi ritirarsi sconsolata nel proprio angolo quando capisce che non si può arrivare a nulla di certo.

2 commenti:

Luigi Rosa ha detto...

E considera che quei dialoghi sono stati scritti da un ateo.

Benvenuto tra chi apprezza la serie: sooner or later, everyone comes to Babylon 5 :)

zaa ha detto...

Tranne Sheldon Cooper (^__^)